mercoledì 9 maggio 2018

Il Sole 9.5.18
Russia vero arbitro di pace o di guerra
di Antonella Scott


Il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano trova sorprendentemente Mosca, come scrive Vladimir Frolov sul Moscow Times, «dalla parte giusta della storia». A sostegno delle intese del 2015, insieme a Cina e Ue: in questi tempi di tensioni tra l’Occidente e il Cremlino, vedere la Russia vicina alle posizioni europee è cosa rara.
Ieri, a poche ore dall’annuncio di Donald Trump, il viceministro degli Esteri Serghej Rjabkov aveva aperto una possibilità alla soluzione proposta da Emmanuel Macron: negoziare un accordo aggiuntivo, più rigido verso l’Iran, che accolga le preoccupazioni americane. «Non possiamo dire che respingiamo l’idea a priori», ha detto Rjabkov.
Il nodo iraniano rende decisivo il ruolo diplomatico a tutto campo di Mosca, cosa che non può non far piacere a Vladimir Putin. Che oggi incontra il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ma è anche l’alleato più vicino agli iraniani, e combatte sullo stesso fronte in Siria. Ora Putin ha la possibilità di convincere gli iraniani, che non sembrano voler abbandonare a loro volta l’accordo, a mantenere canali aperti con russi, europei e cinesi. Rafforzando anzi i legami: considerando in particolare l’energia (e l’export di petrolio iraniano), se ci sarà un vuoto le compagnie russe sono pronte a riempirlo.
«Per noi il fronte economico potrebbe diventare più favorevole - ha detto Vladimir Yermakov, capo del dipartimento non proliferazione e controllo degli armamenti al ministero degli Esteri russo - non avremmo limiti alla cooperazione economica con l’Iran. Potremmo sviluppare relazioni bilaterali in ogni settore». Dovranno essere gli Stati Uniti a pagare le conseguenze, secondo Yermakov: «Né l’Iran, né la Cina, né la Russia né gli Stati europei dovranno perderci».