Il Sole 17.5.12
La Ue teme uno «scenario greco»
Anche se è stata ritirata, la proposta di Lega e M5S ha creato sconcerto in Commissione
di Beda Romano
Sofia.
È con incredulità e preoccupazione che l’establishment comunitario
assiste al tesissimo dibatitto politico italiano. La fuga di notizie che
ha rivelato martedì sera una controversa bozza di programma di
coalizione tra la Lega Nord e il Movimento Cinque Stelle ha scosso non
poco Bruxelles. Il timore è che l’Italia possa seguire l’esempio della
Grecia, mettendo però questa volta seriamente a rischio il futuro stesso
dell’unione monetaria.
Dietro ai commenti ufficiali, Bruxelles
era atterrita ieri dalle proposte contenute in un programma, si dice
ormai superato, ma comunque assai più radicale delle attese. Vi era un
tempo quando le preoccupazioni comunitarie si limitavano eventualmente a
misure senza copertura finanziaria. Nel programma fatto trapelare
questa settimana si propone la cancellazione del debito italiano in mano
alla Banca centrale europea e possibilmente l’uscita dalla moneta
unica, oltre che politiche di bilancio molto generose.
Nella
speranza che i propositi più estremisti vengano rivisti, ieri sera c’era
un certo attendismo nei confronti della formazione di un governo
M5S-Lega Nord. «La gente è rimasta scioccata, incredula», ammette un
esponente comunitario vicino al vertice della Commissione europea. «C’è
da chiedersi come sia possibile che idee così radicali possano essere
state seriamente prese in considerazione». Sorprende la conoscenza
approssimativa dei delicati equilibri che sottintendono a una unione
monetaria.
«L’Unione europea non sarebbe completa, senza la
nazione e il popolo italiano», ha detto ieri il presidente
dell’esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker, a Bruxelles, rispondendo
ad una domanda sull’Italia. «Li conosco molto bene perché nel mio
villaggio sono cresciuto con degli italiani: giocavamo a calcio e potete
immaginare il risultato, come quelli ufficiali (quelli delle rispettive
Nazionali, ndr). Amo questo Paese, amo il genio del popolo e della
nazione italiana».
In attesa dell’esito finale delle discussioni
politiche a Roma, l’ex premier lussemburghese è rimasto prudente: «Non
commenterò in anticipo quale potrebbe essere il risultato dei negoziati
in corso tra i supposti partner di coalizione in Italia. Vedremo quali
saranno i risultati e allora commenteremo». La preoccupazione di molti
qui a Bruxelles è che l’Italia possa affrontare in un modo o nell’altro
una parabola non dissimile da quella che subì la Grecia nel 2015.
In
un primo tempo, l’attuale premier Alexis Tsipras si mostrò combattivo,
pronto a rivedere le regole della moneta unica. Dinanzi alla reazione
ferma dei partner e negativa dei mercati, oltre che a una drammatica
fuga dei depositi, egli fu costretto non solo a fare marcia indietro, ma
anche a chiedere nuovi aiuti in cambio della promessa di riforme
economiche. L’Italia non è la Grecia, in termini di debito pubblico e di
peso economico: una parabola simile potrebbe mettere a rischio l’intera
zona euro.
In questo senso, un diplomatico comunitario ha
definito «irresponsabile» la bozza di programma, per via dell’impatto
negativo che già ha avuto ieri sui mercati. Poiché eventuali nuove
elezioni rischiano di produrre risultati simili a quelli di marzo, le
speranze corrono ai paletti contenuti nella Costituzione italiana, gli
articoli 81, 97 e 119 che sanciscono l’impegno al pareggio di bilancio.
Se la situazione si facesse seria, i partner potrebbero decidere di
lasciare l’Italia al suo destino, per evitare di fare la stessa fine.
Proprio
oggi i Ventotto si riuniscono a Sofia per una vertice dedicato ai
rapporti tra l’Unione europea e la regione balcanica. Altri temi
prenderanno il sopravvento, a cominciare dalla crisi politica in Italia.
«Comunque vada a finire, è probabile che questa vicenda farà riflettere
molti paesi, a iniziare dalla Germania – spiega il diplomatico
comunitario -. Difficile a questo punto immaginare accordi di sostanza
su un rafforzamento della zona euro. I rischi visti da Berlino sono
eccessivi».
Dopo aver tanto premuto in questi anni per nuove forme
di solidarietà, l’Italia rischia di essere vittima di se stessa. Uscire
dall’euro «è pericoloso» ed è «fortemente dannoso per le famiglie, i
risparmi, i lavoratori e le piccole e medie imprese in tutta l’Unione»,
ha scritto in un tweet in inglese il presidente del Parlamento europeo e
candidato premier del centro-destra alle ultime elezioni Antonio
Tajani, il quale ha poi aggiunto: «Noi dobbiamo riformarlo, non
abbandonarlo».