il manifesto 9.5.18
Trump regala a Netanyahu passaggio a Gerusalemme ambasciata Usa
Usa/Israele.
Dopo l'uscita degli Usa dall'accordo internazionale sul programma
nucleare iraniano, lunedì prossimo Washington trasferirà la sede
diplomatica Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. Palestinesi pronti a reagire
di Michele Giorgio
GERUSALEMME
Sono giorni decisivi per le strategie del governo israeliano. Benyamin
Netanyahu è riuscito, dopo dieci anni, a trovare un’Amministrazione
Usa pronta ad adottare in pieno la narrazione israeliana del quadro
mediorientale e a disconoscere il diritto all’autodeterminazione per i
palestinesi. Donald Trump ieri è uscito dall’accordo sul nucleare con
l’Iran e ha imposto di nuovo pesanti sanzioni contro Tehran. E lunedì
prossimo, dando seguito al riconoscimento che ha fatto lo scorso 6
dicembre di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico, regalerà al
premier israeliano il tanto desiderato trasferimento dell’ambasciata
americana da Tel Aviv alla città santa. Resta incerta la presenza del
presidente Usa alla cerimonia di inaugurazione della sede diplomatica
prevista il pomeriggio del 14 maggio ma i preparativi vanno avanti
senza sosta. In un prima fase l’ambasciata Usa si trasferirà solo in
minima parte a Gerusalemme. Saranno messi a disposizione
dell’ambasciatore David Friedman, un amico dichiarato dal movimento
dei coloni israeliani e della destra estrema, alcuni locali nel
consolato americano ad Arnona, nella zona sud-est occupata di
Gerusalemme.
Alla cerimonia di inaugurazione saranno presenti
centinaia di rappresentanti americani, tra i quali parlamentari,
esponenti politici, uomini d’affari, il Segretario al tesoro Steven
Mnuchin, la figlia del presidente Ivanka Trump e il marito e inviato
Usa per il Medio Oriente Jared Kushner. Nella lista dei presenti
diffusa dell’ambasciata americana manca proprio Trump ma le voci dicono
che il presidente Usa potrebbe arrivare all’ultimo momento facendo a
Netanyahu un altro regalo, la sua presenza nel 70esimo anniversario
della fondazione dello Stato di Israele. Da parte israeliana oltre a
Netanyahu e al capo dello stato Reuven Rivlin ci saranno ministri e
deputati, della maggioranza e dell’opposizione , ad eccezione di quelli
della Lista araba unita che contestano il passo fatto da Trump. Tra i
più attivi in questi giorni c’è il sindaco israeliano di Gerusalemme
che, tra le altre cose, lunedì si è fatto fotografare mentre attacca i
cartelli stradali con le indicazioni per l’ambasciata Usa ad Arnona.
Flebili proteste si sono levate da settori marginali della società
israeliana, da qualche attivista anti-sionista e dal movimento “Peace
Now” che esorta a proclamare Gerusalemme capitale anche di uno Stato
palestinese.
Proprio i palestinesi non hanno alcuna intenzione di
restare a guardare i festeggiamenti di Usa e Israele. Sono annunciate
per lunedì manifestazioni e proteste popolari in tutta la Cisgiordania e
a Gerusalemme est. Il segretario generale dell’Olp, Saeb Erekat, ha
ammonito i rappresentanti diplomatici dei vari Paesi dal violare il
diritto internazionale dando appoggio – con la presenza di loro
rappresentanti alla cerimonia di lunedì a Gerusalemme – al
riconoscimento fatto da Trump. L’Ue non ci sarà ma crea imbarazzo la
posizione della premier rumena Viorica Dancila a favore del
trasferimento dell’ambasciata che però incontra l’opposizione del capo
dello stato Iohannis. In casa palestinese tuttavia sanno che il muro
della fermezza si sta poco alla volta sgretolando – Netanyahu parla di
una mezza dozzina di Paesi pronti a portare la propria ambasciata a
Gerusalemme – e non è passato inosservato il silenzio di re Abdallah di
Giordania. Secondo la stampa israeliana avrebbe chinato la testa di
fronte al passo di Trump in cambio dell’assicurazione americana che la
Giordania continuerà ad essere la “custode” della Spianata della
moschee. Il presidente Abu Mazen durante un incontro con il leader
venezuelano Nicolas Maduro a Caracas ha espresso l’auspicio che i Paesi
del centro e del sud America non seguiranno la strada degli Usa ma il
Guatemala ha già annunciato che sposterà la sua sede diplomatica a
Gerusalemme entro la fine di maggio. E il Paraguay dovrebbe fare
altrettanto. Il ministro degli esteri di Asuncion, Eladio Loizaga, ha
confermato che sono state intraprese delle iniziative per trasferire
l’ambasciata e il presidente Cartes potrebbe assistere
all’inaugurazione della nuova sede diplomatica il 21 o 22 maggio.
A
Gaza i palestinesi si preparano a contestare in massa il trasferimento
dell’ambasciata Usa. Lunedì mentre a Gerusalemme si svolgerà la
cerimonia con israeliani e americani, a Gaza decine di migliaia di
persone scenderanno in strada a manifestare contro Washington, anche
nella fascia orientale a ridosso delle linee di demarcazione con
Israele. Lì il giorno successivo, 15 maggio, sono attese altre migliaia
di dimostranti della “Grande Marcia del Ritorno” che, forse,
tenteranno di superare le barriere di separazione per marcare il
70esimo anniversario della Nakba palestinese