il manifesto 3.5.18
Legge elettorale, le proposte impossibili
Rosatellum.
Cambiare ancora il sistema di voto, per la terza volta in tre anni? Per
Salvini e Meloni si può fare in "una riga" e "un pomeriggio". Ma il
premio di maggioranza che immaginano è certamente incostituzionale
Schede elettorali, si riapre il dibattito sul sistema di voto
di Andrea Fabozzi
«Basta
aggiungere una riga». «Si può scrivere in un pomeriggio». Si parla di
cambiare la legge elettorale – sarebbe la terza volta in tre anni, la
quinta in un quarto di secolo – e Salvini e Meloni la fanno molto
facile. Troppo.
Che l’attuale legge sia pessima è fuori
discussione. Lo dicono gli stessi partiti che l’hanno velocemente
approvata sul finire della precedente legislatura. È il caso di
ricordarli: Pd, Forza Italia, Lega e centristi di Alfano e di Verdini. A
intestarsela è stato l’ex capogruppo del Pd alla camera Ettore Rosato,
da qui il nome «Rosatellum». Con questa legge i seggi sono slittati da
una circoscrizione all’altra rendendo imprevedibile il risultato delle
scelte degli elettori e in definitiva penalizzando la rappresentanza del
mezzogiorno. Con questa legge anche le donne sono state penalizzate,
perché con un uso accorto di capilista e pluricandidature la
rappresentanza femminile effettiva è rimasta sotto la soglia «minima»
del 40% che era stata individuata per le candidature. Con questa legge
si è prodotto uno spostamento di voti da un partito all’altro di cui ha
beneficiato soprattutto il Pd, che ha ricevuto in dono quasi 900mila
voti della lista +Europa rimasta sotto la soglia del 3% (avendo superato
l’1%). Malgrado questo regalo, il Pd è il partito che ha perso di più.
Con questa legge non sono stati assegnati definitivamente tutti i seggi,
per il caso delle liste eccedentarie e perché a due mesi dal voto sono
in piedi ancora decine di ricorsi: dovrebbero passare per le giunte
delle elezioni di camera e senato se queste fossero composte. Con questa
legge, infine, oltre tre milioni di voti sono rimasti senza
rappresentanza (fermati dallo sbarramento) determinando una distorsione
maggioritaria che si è sommata a quella prodotta dal meccanismo dei
collegi uninominali: due distorsioni inutili visto che nessuna
maggioranza si è potuta formare in parlamento.
Salvini sostiene
che aggiungendo «una riga» alla legge Rosato si potrebbe ottenere una
legge talmente maggioritaria da garantire i numeri per governare alla
coalizione (o alla lista, non è chiaro) «che prende un voto in più».
Salvini dovrebbe sapere che non è la brevità di una modifica legislativa
a definirne la facilità di approvazione. Con una riga si può
stravolgere qualsiasi testo e per approvare la modifica che propone il
capo leghista dovrebbe trovare i numeri in parlamento, gli stessi che
non riesce a trovare per governare. Oltre questo, si può certamente dire
– malgrado la genericità della proposta – che una legge del genere
sarebbe incostituzionale, perché la Consulta ha già bocciato (nel 2013)
l’attribuzione di un premio di maggioranza «a chi arriva primo» senza
nessuna soglia minima. Era il primo difetto della legge elettorale
cosiddetta «Porcellum».
Appena un po’ più accorta la proposta di
Fratelli d’Italia, già tradotta in un disegno di legge a differenza dei
proclami leghisti. Eppure impossibile da discutere visto che non sono
state ancora formate le commissioni parlamentari, altro che «basta un
pomeriggio». La proposta prevede due soglie per attribuire il premio di
maggioranza, il 37% dei voti validi darebbe diritto al 51% dei seggi
alla camera; il 40% assegnerebbe il 54% dei seggi. Sulla
costituzionalità della seconda soglia si può stare abbastanza
tranquilli, dal momento che nel 2017 giudicando l’Italicum che la
prevedeva identica al primo turno la Consulta non ha avuto nulla da
ridire (ha bocciato invece il secondo turno). Sulla prima soglia invece
qualche dubbio è lecito, visto che la Corte ha riaffermato l’obbligo di
«proporzionalità» tra il «sacrificio» della distorsione della
rappresentatività e l’obiettivo di favorire la formazione di una
maggioranza. Nell’ipotesi di una soglia fissata al 37% come proposto da
Meloni, l’entità del sacrificio è facilmente apprezzabile perché è
esattamente la soglia raggiunta il 4 marzo dal centrodestra (un caso?).
Con il Rosatellum (legge che già contiene un premio di maggioranza) la
coalizione ha conquistato 262 deputati, un eventuale premio gliene
regalerebbe altri 54. Prendendoli per la metà dal primo partito, il M5S.
Senza garantire la possibilità di governare. Non basta un solo voto di
maggioranza, sarebbe un’altra inutile ma pesante distorsione.