il manifesto 30.5.18
Visco: «Il destino dell’Italia è nella Ue»
Banca
d'Italia. Nelle Considerazioni finali il governatore respinge l'ipotesi
di una uscita dall'euro. Niente avventure, potrebbero minare la
stabilità e i risparmi: ridurre il debito e non toccare le pensioni
di Mirco Viola
Nella
bufera dello scontro istituzionale, infiammato dalle parole del
commissario Ue Oettinger, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco
indica deciso la via europeista. Nelle sue Considerazioni finali, evento
consueto degli ultimi giorni di maggio a Palazzo Koch, Visco dice a
chiare lettere che «il destino dell’Italia è quello dell’Europa» e che,
di conseguenza, «è importante che la voce dell’Italia sia autorevole nei
contesti dove si deciderà il futuro dell’Unione europea».
Europa
vuol dire vincoli europei, per la stabilità economica: la barra del
governatore è ferma sul rispetto dei parametri a partire dal debito e
dalle pensioni, note dolenti dei conti italiani. «Non sarebbe saggio –
ammonisce Visco – ignorare le compatibilità finanziarie», e «non per
rigidità a livello europeo o minacce speculative, ma perché le nostre
azioni, i nostri programmi forniscono i segnali che orientano
l’allocazione delle risorse a livello nazionale e globale». Non
dovrebbero dunque preoccuparci presunti diktat dei mercati
internazionali, o le direttive della Commissione, ma è la stessa logica
che dovrebbe dettare all’Italia la linea: «Non sono le regole europee il
nostro vincolo, è la logica economica».
I vincoli europei, in
ogni caso, il numero uno di Bankitalia li lega alla Costituzione, quasi a
entrare nel dibattito che si è aperto in questi giorni rispetto allo
stop posto dal presidente Mattarella a Paolo Savona, ma senza mai fare
riferimenti alla stretta attualità: «Le norme (anche europee, ndr) entro
cui operiamo possono essere discusse, criticate. Vanno migliorate. Ma
non possiamo prescindere – dice Visco – dai vincoli costituzionali: la
tutela del risparmio, l’equilibrio dei conti, il rispetto dei Trattati.
Soprattutto, bisogna avere sempre presente il rischio gravissimo di
disperdere il poco tempo e con poche mosse il bene insostituibile della
fiducia».
Il governatore rileva in particolare «la fiducia nella
forza del nostro paese che, al di là di meschine e squilibrate
valutazioni, è grande, sul piano economico e su quello civile». E per le
recenti bufere sui mercati, con le tensioni sugli spread, «non ci sono
giustificazioni, se non emotive».
Ma appunto, quello di questi
giorni può essere solo l’antipasto. Nella sua relazione, il governatore
ammonisce sulla possibilità che si sposino «alternative» rispetto a
quelle accettate dalle norme e dalla prassi internazionale: «Gran parte
del risparmio finanziario accumulato dagli italiani trova
corrispondenza, diretta o indiretta, nei 2.300 miliardi del nostro
debito pubblico – spiega Visco – Se venisse meglio a repentaglio il
valore della loro ricchezza reagirebbero fuggendo, cercando altrove
riparo». E tra l’altro, a peggiorare, «gli investitori stranieri
sarebbero più rapidi»: «La crisi finanziaria che ne conseguirebbe
farebbe fare al nostro Paese molti passi indietro. Macchierebbe in modo
indelebile la reputazione dell’Italia nel mondo».
Bocciate, in
larga parte, le misure indicate da Cinquestelle e Lega, specie quelle
che farebbero aumentare il debito: bisogna stare attenti, dice Visco, a
«non compromettere il futuro delle prossime generazioni: accrescere il
debito vuole dire accollare loro quello che oggi non si vuole pagare».
Il
debito pubblico può scendere: il rapporto debito/Pil, oggi al 132%, può
tornare secondo la ricetta indicata da BankItalia sotto il 100% «nel
giro di dieci anni se venisse gradualmente conseguito un avanzo primario
tra il 3-4%» del Pil».
L’ultimo monito del governatore è sulla
legge Fornero: attenti a non «fare passi indietro» rispetto alle riforme
pensionistiche, dice. «Nel lungo periodo il contenimento del disavanzo e
del debito poggia in larga misura sulla capacità della finanza pubblica
di fare fronte all’aumento della spesa sociale determinato
dall’invecchiamento della popolazione, in particolare nella previdenza e
nella sanità. Le riforme introdotte in passato rendono gestibile la
dinamica della spesa pensionistica». Mettere mano a queste riforme, che
«hanno posto l’Italia in una posizione favorevole nel confronto
internazionale», sarebbe rischioso, e Visco suggerisce «estrema
prudenza» per non alterare l’attuale equilibrio.