il manifesto 30.5.18
1968
«Un nuovo soggetto politico tra le strade di Parigi»
Sessantotto.
«Considerazioni sui fatti di maggio» di Lucio Magri e «L’anno degli
studenti» di Rossana Rossanda. La manifestolibri ripubblica i due testi
cinquant'anni dopo la loro prima apparizione
di Aldo Garzia
È
a Parigi, in pieno ’68, che ha cominciato a prendere forma l’idea di
dar vita a una rivista come luogo in cui raccogliere la riflessione
della sinistra critica interna ed esterna al Pci. Un anno dopo, nel
giugno 1969, quella rivista mensile sarebbe uscita in edicola con la
testata il manifesto, esplicito riferimento al «Manifesto dei comunisti»
di Marx ed Engels del 1848, andando incontro alla radiazione dal
partito dei suoi promotori. Ma era da qualche tempo che nel Pci si era
sviluppato un confronto inedito sui temi del neocapitalismo italiano e
di un conseguente rinnovamento strategico che trovò nell’XI Congresso
del 1966 il momento di più aspro confronto (furono le assisi in cui
Pietro Ingrao pose il tema del superamento del centralismo democratico
come metodo di vita interna e di un nuovo modello di sviluppo).
È
QUESTA LA PRIMA riflessione che viene in mente rileggendo i due libri
meritoriamente rieditati dalla manifestolibri cinquant’anni dopo della
prima edizione della De Donato: Lucio Magri, Considerazioni sui fatti di
maggio (pp. 176, euro 16); Rossana Rossanda, L’anno degli studenti (pp,
96, euro 12). Magri, allora giovane funzionario di Botteghe oscure, e
Rossanda – in quel periodo deputata del Pci dopo aver diretto la Sezione
culturale del partito – andarono insieme a Parigi nel 1968 per capire
quello di nuovo che animava il maggio.
La lettura non ha perso di
attualità. Si tratta infatti di due testi che, con uno stile a metà tra
saggio e puntigliosa cronaca giornalistica, ricostruiscono gli eventi di
quell’anno indimenticabile in Francia e in Italia con chiavi
interpretative e di approfondimento. Scrive Magri, di cui si scorge
l’influenza della Scuola di Francoforte di Marcuse e Adorno a rapporto
con il marxismo più classico: «La forma di dogmatismo più diffuso è
quella che usa una grande apertura metodologica e squillanti
riconoscimenti delle novità della situazione solo per conservare
l’essenziale delle proprie idee».
PER LUI, I FATTI a cui ha
assistito impongono invece nuovi approcci e scelte non di routine.
Rossanda – che analizza il ’68 italiano nelle università di Trento,
Pisa, Torino, Venezia – socializza una convinzione: «Gli studenti non
sono un soggetto a parte, con i quali solidarizzare, o da respingere, o
semplicemente da comprendere; sono un aspetto del capitalismo maturo che
esplode e domanda sbocco». Nella sua originale analisi del movimento
italiano riecheggiano le lezioni non ortodosse di Louis Althusser e
Jean-Paul Sartre.
Sta qui una prima convergenza politica e
d’analisi tra Magri e Rossanda che avevano raggiunto una proficua e
intensa collaborazione intellettuale destinata a durare per molti anni
con reciproco arricchimento (i due libri s’intrecciano per questioni e
domande). Per loro, il movimento degli studenti prodotto della
scolarizzazione di massa è un soggetto politico nuovo che esprime una
propria critica alla società capitalistica: bisogna indagarne dunque
cultura e potenzialità, oltre alle forme di autorganizzazione (i due
libri avviano tale ricerca in modo parallelo e intrecciato, perciò vanno
letti in continuità).
È LA NUOVA stratificazione delle società
mature inoltre che produce inespresse soggettività sociali, come
dimostreranno l’intero ciclo sessantottino e gli anni successivi. Si
presenta perciò anchilosata – secondo Magri e Rossanda – la lettura
tradizionale della politica delle alleanze che viene dalla tradizione
del Pci: operai e contadini più vaghe classi medie o indistinto ceto
medio. Riprendendo la lezione di Antonio Gramsci, in Occidente il
processo rivoluzionario di trasformazione sociale si conferma per Magri e
Rossanda, proprio alla luce del ’68, complesso, di lunga durata, con la
continua conquista di «case matte» che fanno crescere livelli di
politicizzazione di massa.
A COLPIRE Magri e Rossanda è anche la
diffidenza e la chiusura con cui il Partito comunista francese guarda
agli avvenimenti del maggio, atteggiamento meno ostile seppure molto
prudente avrà il Pci (da non dimenticare l’incontro nella sede di via
delle Botteghe oscure tra il segretario Luigi Longo e alcuni esponenti
del movimento tra cui Oreste Scalzone). I due autori traggono infine
un’altra conclusione dalla loro ricerca: sembra non reggere più la tesi
secondo cui il ruolo del Pci debba favorire lo sviluppo di un
capitalismo italiano che resta arretrato senza criticarne indirizzi.
Modi di produzione e valori. Su questo si era già avviata una
discussione nel convegno del 1962 su «Le tendenze del capitalismo
italiano» dell’Istituto Gramsci, dove Giorgio Amendola, Bruno Trentin e
Lucio Magri avevano animato un dibattito non convergente negli approcci e
nelle conclusioni.
IL TESTO DI MAGRI è prefato da un saggio di
Filippo Maone, che aveva accompagnato lui e Rossanda nel viaggio
parigino. Ci vengono dunque consegnati da Maone particolari umani e
politici che hanno fatto da contorno a quella missione politica di
cinquant’anni fa, oltre a ulteriori spunti di riflessione politica.
Quanto
alla tesi che l’idea del mensile il manifesto nacque in Francia nel
’68, scrive a proposito Maone: «Quelle due settimane e mezza trascorse a
Parigi accelerarono la scelta, già da qualche mese in maturazione,
nella mente di Lucio e Rossana, di dare vita a una rivista». Al progetto
si unirono Aldo Natoli, Luigi Pintor, Luciana Castellina, Valentino
Parlato, Massimo Caprara, lo stesso Maone e molti altri.
Il testo
di Rossanda è prefato invece da Luciana Castellina che mette in evidenza
l’intuizione del fenomeno sessantottino da parte del futuro gruppo del
manifesto: «Era una crisi della modernità capitalistica, non
dell’arretratezza».