venerdì 25 maggio 2018

il manifesto 25.10.18
Casa delle donne, la risposta alla consigliera Guerrini


L’intervista alla consigliera Gemma Guerrini, richiede alcune precisazioni. Dobbiamo contestare alcune affermazioni; in particolare non è vero che lo stralcio della sua relazione alla Commissione delle Elette sia stato causato dalla nostra opposizione.
La consigliera sa bene che lo stralcio era già stato deciso dall’aula e dal suo presidente.
E così vogliamo chiarire, una volta per tutte, che la minaccia di chiusura della Casa non è una nostra falsificazione, ma al contrario è testimoniata dagli atti formali ricevuti in novembre e dalla stessa mozione in consiglio.
È evidente l’intenzione dell’amministrazione di appropriarsi del Buon Pastore e del progetto, snaturandolo e riducendolo puramente a servizi (peraltro da mettere a bando); la Casa Internazionale non viene riconosciuta quindi come una risorsa per la città, meritevole di sostegno e di interlocuzione.
La Casa, inoltre, ha sempre comunicato al Comune i suoi bilanci e il rendiconto delle sue attività, ed ha anche segnalato le difficoltà che erano insorte per la sostenibilità del canone, fin dal 2010.
Se c’è opacità, certo non è da parte nostra. Il tono stesso dell’intervista, d’altra parte ripropone quanto già noto del pensiero della consigliera.
    Una sostanziale volontà di censura e di cancellazione di quanto fatto dalle precedenti amministrazioni: la storia della città comincerebbe oggi, con l’amministrazione a 5 Stelle, unica garante della moralità e del progresso. La progressiva cancellazione delle esperienze sociali più interessanti, avvenuta in questi mesi, la chiusura degli spazi femministi, il disconoscimento (“il riallineamento” auspicato dalla mozione) della creatività e dell’ autogestione dal basso sono i segnali di questa visione.
    Una sostanziale non conoscenza delle caratteristiche del progetto Casa Internazionale delle Donne e, prima ancora delle acquisizioni del movimento femminista, che non si limitano all’“aver denunciato certi temi” ma rappresentano piuttosto l’affermazione della soggettività e della autonomia femminile, la possibilità di interpretare il mondo in modo radicalmente nuovo grazie al punto di vista di genere. L’amministrazione democratica dovrebbe riconoscere la pluralità di culture e di pensieri che rendono viva la città e sostenere tutte le forme di autogestione, invece di penalizzarle e umiliarle.
    Una sostanziale volontà autoritaria di definire il bene e il male, una affermazione di fondamentalismo che rifiuta la collaborazione e il confronto con le altre visioni e che anzi ne disprezza l’espressione. La priorità data alla pratica burocratica è prova, a nostro parere, di una non volontà di comprensione della complessità e di rifiuto di agire il confronto culturale e politico.
La consigliera Guerrini considera violenta una piazza che lunedì 21, dal Campidoglio, ha espresso la sua preoccupazione e ha richiesto all’amministrazione di cambiare politica; non si tratta di “persone portate in piazza” ma di soggetti consapevoli che liberamente hanno scelto di condividere la scelta di difendere l’esistenza della Casa.
Anche le tantissime forme di solidarietà, le 80.000 firme di sostegno, non sono la voce di “una politica che ha fatto il suo tempo” ma piuttosto l’espressione di volontà diffusa, di una molteplicità di esperienze che chiedono di poter continuare a vivere la Casa delle Donne come è stato possibile in questi anni.
*** Il direttivo della Casa Internazionale delle Donne di Roma