il manifesto 25.10.18
Licenziato perché sostituito da una macchina
Nel
Milanese. L'operaio, un marocchino di 61 anni, ha ricevuto la lettera
motivata dal fatto che l'azienda ha comprato un macchinario che espleta
la sua mansione
Ha lavorato per 30 anni per la
stessa azienda di Melzo, in provincia di Milano. Ora a quattro anni
circa dalla pensione, per un 61enne marocchino – il quale convive con
una pesante disabilità dal 1991 quando perse una mano – è arrivata la
lettera di licenziamento.
La sua posizione lavorativa è stata «soppressa» dopo l’arrivo di un macchinario che svolge le sue stesse mansioni.
Solo
diciassette righe per comunicare l’addio «per giustificato motivo
oggettivo», in seguito alla riorganizzazione aziendale all’interno della
ditta che si occupa di fusti e imballaggi metallici. Dopo
l’installazione della macchina «Paint Cap Applicator», che svolge in
automatico lo stesso lavoro svolto finora dall’operaio.
La società
ha valutato la possibilità di assegnare al 61enne altre mansioni, ma
«purtroppo non è stata reperita alcuna posizione lavorativa vacante,
essendo tutti i posti già occupati da altri dipendenti», si legge nella
lettera di licenziamento che l’azienda ha mandato al lavoratore.
La
ditta riconosce all’uomo l’indennità di legge, ma fallito il tentativo
di conciliazione che si è tenuto alla Direzione territoriale del lavoro,
il licenziamento è diventato effettivo.
L’operaio si è rivolto
all’avvocato Mirko Mazzali: «È ingiusto licenziare una persona che ha
lavorato 30 anni in un posto, che si ritrova disoccupato a un passo
dalla pensione, perché una macchina ha preso il suo posto.
Un’ingiustizia tanto più grave considerando che è una persona con una
disabilità tale da rendergli difficile la ricerca di un nuovo impiego»,
chiosa il legale che passerà la causa ad un collega specializzato in
cause di lavoro.
«Hai 61 anni, da 27 hai perso una mano, te ne
mancano 4 alla pensione e ti arriva una lettera dal padrone: licenziato
perché una nuova macchina farà il tuo lavoro», commenta Giovanni Paglia
di Sinistra Italiana. «Succede in provincia di Milano e magari
scopriremo che l’investimento deriva da sgravi fiscali tipo industria
4.0. Questa non è innovazione, ma criminalità economica e come tale
andrebbe perseguita», conclude Paglia.
«È necessario capire
esattamente cosa sia avvenuto – osserva Chiara Gribaudo, responsabile
Lavoro del Pd – . Bisogna appurare se siamo in presenza di una
violazione dei suoi diritti o meno. Faremo, per parte nostra, le
verifiche necessarie. Di sicuro la vicenda apre scenari e problematiche
che richiedono risposte puntuali dalla politica. A livello nazionale ed
internazionale. Il Pd – continua – intende essere parte propositiva di
una riflessione sulla quale debba essere il futuro del rapporto tra
lavoratore e macchina. Una riflessione che ci porti ad elaborare misure
atte a difendere le persone e la dignita’ del lavoro. Non si tratta di
fuggire il futuro ma di governarlo. E la politica è chiamata a dare
risposte», conclude Gribaudo.