il manifesto 25.10.18
Storico referendum sull’aborto, Irlanda oggi al voto
Ottavo
emendamento. Il primo ministro Leo Varadkar, del partito conservatore
Fine Gael, ha ribadito il suo supporto per il Sì facendo leva sulla
«compassione», lo slogan per convincere i moderati
Campagna per il Sì al referendum del primo ministro Leo Varadkar
di Vincenzo Maccarrone
DUBLINO
Si decide tutto in 15 ore. Oggi alle 7 del mattino si sono aperte in
Irlanda le votazioni per il referendum sul diritto all’aborto, che
chiuderanno alle 22 (23 in Italia). Lo spoglio inizierà sabato matina.
Uniche eccezioni alcune piccole isole, dove le votazioni sono iniziate
già ieri. Agli elettori verrà chiesto se intendono abrogare o meno
l’ottavo emendamento della costituzione che, equiparando i diritti del
feto a quelli della madre, impedisce l’aborto in ogni situazione, se non
in caso di pericolo di vita della madre. In caso di vittoria del Sì il
governo si è impegnato a proporre una legge entro l’estate, di modo che
il parlamento possa votare entro la fine dell’anno. La bozza di
legislazione presentata prima del referendum prevede l’introduzione del
diritto all’aborto senza condizioni fino a 12 settimane dal
concepimento. In caso di vittoria del No potrebbero passare anni prima
che venga convocato un altro referendum.
Parlando di fronte al
parlamento, il primo ministro irlandese Leo Varadkar, del partito
conservatore Fine Gael, ha ribadito il suo supporto per il Sì,
commentando che nel caso vincesse l’abrogazione dell’ottavo emendamento
l’Irlanda rimarrebbe lo stesso paese di prima, solo «più
compassionevole». E proprio la compassione è stato uno dei temi portanti
della campagna ufficiale, in modo da fare appello anche all’elettorato
più moderato. A Varadkar hanno fatto eco i leader due principali partiti
di opposizione, Micheál Martin del Fianna Fáil e Mary Lou McDonald del
Sinn Féin. Stando agli ultimi sondaggi, il Sì è in vantaggio ma con un
margine ridotto rispetto al mese precedente. Gli indecisi giocheranno
quindi un ruolo decisivo. Non a caso Varadkar ha ricordato che il
referendum che introdusse il divorzio nel 1995 fu vinto di soli
diecimila voti: uno per ciascuna urna elettorale.