venerdì 25 maggio 2018

il manifesto 25.10.18
Storico referendum sull’aborto, Irlanda oggi al voto
Ottavo emendamento. Il primo ministro Leo Varadkar, del partito conservatore Fine Gael, ha ribadito il suo supporto per il Sì facendo leva sulla «compassione», lo slogan per convincere i moderati
Campagna per il Sì al referendum del primo ministro Leo Varadkar
di Vincenzo Maccarrone


DUBLINO Si decide tutto in 15 ore. Oggi alle 7 del mattino si sono aperte in Irlanda le votazioni per il referendum sul diritto all’aborto, che chiuderanno alle 22 (23 in Italia). Lo spoglio inizierà sabato matina. Uniche eccezioni alcune piccole isole, dove le votazioni sono iniziate già ieri. Agli elettori verrà chiesto se intendono abrogare o meno l’ottavo emendamento della costituzione che, equiparando i diritti del feto a quelli della madre, impedisce l’aborto in ogni situazione, se non in caso di pericolo di vita della madre. In caso di vittoria del Sì il governo si è impegnato a proporre una legge entro l’estate, di modo che il parlamento possa votare entro la fine dell’anno. La bozza di legislazione presentata prima del referendum prevede l’introduzione del diritto all’aborto senza condizioni fino a 12 settimane dal concepimento. In caso di vittoria del No potrebbero passare anni prima che venga convocato un altro referendum.
Parlando di fronte al parlamento, il primo ministro irlandese Leo Varadkar, del partito conservatore Fine Gael, ha ribadito il suo supporto per il Sì, commentando che nel caso vincesse l’abrogazione dell’ottavo emendamento l’Irlanda rimarrebbe lo stesso paese di prima, solo «più compassionevole». E proprio la compassione è stato uno dei temi portanti della campagna ufficiale, in modo da fare appello anche all’elettorato più moderato. A Varadkar hanno fatto eco i leader due principali partiti di opposizione, Micheál Martin del Fianna Fáil e Mary Lou McDonald del Sinn Féin. Stando agli ultimi sondaggi, il Sì è in vantaggio ma con un margine ridotto rispetto al mese precedente. Gli indecisi giocheranno quindi un ruolo decisivo. Non a caso Varadkar ha ricordato che il referendum che introdusse il divorzio nel 1995 fu vinto di soli diecimila voti: uno per ciascuna urna elettorale.