il manifesto 20.5.18
La «passione» nazista dello stragista texano
Stati
Uniti. Dimitrios Pagourtzis, uno studente di 17 anni, è entrato a
scuola con un fucile e un revolver calibro 38 e ha aperto il fuoco,
uccidendo nove compagni e un professore, ferendo 12 persone tra cui una
guardia armata
di Marina Catucci
NEW YORK
Questa volta è accaduto a Santa Fe, in Texas: Dimitrios Pagourtzis, uno
studente di 17 anni, è entrato a scuola con un fucile e un revolver
calibro 38 e ha aperto il fuoco, uccidendo nove compagni e un
professore, ferendo 12 persone tra cui una guardia armata. Dispositivi
esplosivi rudimentali sono stati successivamente ritrovati nell’edificio
scolastico e nelle sue vicinanze. «Pensavo che alla fine sarebbe
successo, sta accadendo ovunque», ha dichiarato alle telecamere di Nbc
Paige Curry, studente della Santa Fe High School, poco dopo la
sparatoria, quando i ragazzi erano tutti fuori dall’edificio, i network
nazionali erano già arrivati, e il governatore del Texas, il
repubblicano Greg Abbott, era in conferenza stampa per fornire i
dettagli dell’ennesimo massacro di ragazzi americani.
PAGOURTZIS
si era procurato le armi prendendole al padre che le possedeva
legalmente, le analisi degli account social del ragazzo rivelavano una
persona ossessionata dalla violenza, con una passione per il nazismo e
per il musicista elettronico James Kent, professionalmente noto come
Perturbator, la cui musica è stata adottata dagli affiliati dei gruppi
neonazisti e dall’Alt-right. Il piano doveva essere quello di sparare e
poi suicidarsi ma alla fine
Pagourtzis non ha puntato le armi
verso di sé e si è arreso; ora è in custodia presso la polizia, ha
chiesto un avvocato e per lui ci sarà un prevedibile percorso legale;
per la comunità rurale di 13.000 anime di Santa Fe ci saranno veglie e
l’elaborazione del lutto. E per una parte sempre più corposa d’America,
la rabbia e la determinazione a non fare più accadere queste morti
inutili. I ragazzi del liceo di Parkland, in Florida, che a febbraio, a
seguito di una sparatoria simile accaduta nella loro scuola hanno dato
vita al movimento NeverAgain, per il controllo delle armi, hanno
rinnovato le loro richieste di risposte politiche; proteste spontanee
sono nate un po’ ovunque negli Usa, un gruppo di studenti delle scuole
superiori di Washington si è recato nella sede dell’ufficio del leader
della maggioranza repubblicana alla Camera, Paul Ryan, chiedendo non
preghiere, ma leggi sul controllo delle armi ricordando che molti di
loro saranno presto maggiorenni e andranno a votare per le elezioni di
midterm.
TRUMP HA DICHIARATO che «Questo va avanti da troppo
tempo. La mia amministrazione è determinata a fare tutto quel che è in
suo potere per proteggere i nostri studenti, rendere sicure le nostre
scuole, mantenere le armi fuori dalle mani di chi costituisce minaccia
per sé e per gli altri«; per ora ha convocato la commissione sulla
sicurezza delle armi creata dopo la sparatoria di Parkland e dovrebbe
incontrarla la prossima settimana.
I POLITICI ATTIVI nel movimento
per il controllo delle armi hanno rinnovato la pressione su i colleghi
repubblicani che non credono che limitare le armi limiterebbe questi
eventi sanguinosi, Andrew Cuomo, governatore di New York ha mandato una
lettera pubblica a Trump ed al congresso, poche righe che finiscono con
una frase tutta in maiuscolo, «do something», «fate qualcosa«.
Dal
canto suo il conduttore radiofonico e vice governatore del Texas, Dan
Patrick, ha dichiarato in pieno stile Johnny Stecchino, che il problema
non sono le armi, ma le porte, spiegando che ci sono troppe entrate e
uscite nelle scuole, ed è per questo che le sparatorie possono accadere:
«Se ci fosse stata una sola entrata possibile per gli studenti, forse
tutto questo non sarebbe accaduto».