il manifesto 17.5.18
«Dall’Iran alla Corea del Nord, uno scacchiere unico per Israele»
Venti
di guerra. L'esperto di intelligence israeliano Ely Karmon spiega
strategia e obiettivi di un possibile conflitto armato. E l’Unione
europea per salvare gli affari con Teheran è pronta ad attuare una
clausola anti-Usa nata per Cuba
di Farian Sabahi
L’Ue non
vuole perdere miliardi di euro di interscambio con l’Iran per la
decisione dell’amministrazione americana di mandare a monte l’accordo
sul nucleare. Per questo, è pronta ad attuare lo statuto di blocco che
impedisce l’applicazione nell’Unione di sanzioni decise da Paesi terzi.
Approvato nel 1996 per contrastare le sanzioni statunitensi contro le
aziende europee che volessero fare affari con Cuba, Iran e Libia e
finora mai utilizzato, lo statuto prevede risarcimenti per le aziende
che dovessero essere colpite dalle misure a stelle e strisce. Della
questione i leader europei parleranno oggi in occasione del vertice di
Sofia con i capi di Stato e di governo dei Balcani occidentali.
Trump
non solo mette in difficoltà l’Europa, ma si fa beffe del diritto
internazionale. Non è la prima volta, basti pensare alla strage di
civili in Yemen, dove il Pentagono (ma non solo) fornisce aiuto militare
e intelligence ai sauditi in una guerra che non ha l’avallo delle
Nazioni Unite. Se Trump rischia di mandare in fumo il business europeo
con Teheran, è perché vuole smontare l’eredità del suo predecessore
Obama e mantenere fede alle promesse fatte agli evangelisti (la sua base
elettorale) e alla lobby ebraica (il cui obiettivo è mettere in
ginocchio l’economia iraniana).
Dopotutto, «Israele è in guerra
con l’Iran dalla rivoluzione nel 1979, è tutta colpa della dottrina
khomeinista», commenta lo studioso israeliano Ely Karmon
dell’International Institute for Counter-Terrorism di Herzlyia.
La
guerra è sempre stata per procura: «Teheran ha usato gli Hezbollah
libanesi che, in seguito alla guerra civile siriana, si sono trasformati
in un piccolo esercito dotato di carri armati americani (in dotazione
all’esercito libanese), droni, artiglieria e 120 mila missili in grado
di raggiungere tutto il territorio di Israele».
Nella strategia
iraniana, «fino a poco tempo fa Hezbollah rappresentava una forza sul
terreno, provvista di missili da utilizzare in caso di attacco
israeliano o americano ai siti nucleari». Dopo la vittoria di Assad in
Siria grazie all’aiuto di Teheran, delle milizie libanesi e
dell’intervento aereo russo, ora «gli ayatollah vogliono trasformare la
Siria in una piattaforma strategica (con missili, aerei e forse anche
una base navale) per minacciare le Alture del Golan».
Queste
ultime, piccolo inciso, sono occupate da Israele dal 1967 e, secondo una
risoluzione dell’Onu mai rispettata da Israele e mai fatta rispettare
dalla comunità internazionale, dovrebbero tornare sotto la sovranità di
Damasco. Per evitare che gli ayatollah mettano in atto il loro piano –
continua Karmon – «nel gennaio 2015 Israele aveva bombardato le
infrastrutture iraniane e ucciso il generale iraniano e il comandante
degli Hezbollah che se ne stavano occupando».
Condividendo
un’opinione dell’Idf – l’esercito israeliano – e «tenuto conto del
lancio di 20-30 missili iraniani contro Israele», ora Karmon teme
possano vendicarsi: «Ci sono diverse possibilità di atti terroristici in
Israele e contro obiettivi israeliani nel mondo. Potrebbero essere
perpetrati da una cellula iraniana, da Hezbollah o da terze
organizzazioni». Detto questo, l’Idf non sembra usare particolari
cautele per non irritare l’Iran. Al contrario, «dopo che si è
intensificata la presenza iraniana sul confine meridionale siriano,
coinvolgendo milizie irachene e sciite, Israele ha deciso di distruggere
le forze di Teheran e dei suoi alleati. Anche perché abbiamo capito che
non si sarebbero fatti crucci a mettere a rischio la sicurezza del
Libano per raggiungere i propri obiettivi. È diventato assolutamente
necessario prenderli di mira».
All’orizzonte, solo venti di
guerra. Anche perché, conclude Karmon, «se Trump riuscirà a
denuclearizzare la Corea del Nord, l’Iran sarà obbligato ad accantonare
le mire regionali». Di pari passo, Israele diventa più aggressivo:
«Anziché intimidire il Libano, abbiamo deciso di scoraggiare l’Iran
minacciando di attaccarlo. Se saremo colpiti, la nostra aviazione
bombarderà le città iraniane. Se ci fosse la guerra, l’Arabia Saudita
potrebbe lasciarci attraversare il suo spazio aereo. E se l’Iran ci
attaccasse, la comunità internazionale non avrebbe nulla da ridire circa
il nostro diritto di difenderci».