il manifesto 15.5.18
Amnesty: «A Gaza commessi crimini di guerra»
Le
reazioni. Il sindacato tunisino Ugtt pensa al boicottaggio delle navi
statunitensi. Marines dispiegati nelle sedi diplomatiche Usa in Turchia e
Giordania per timore di proteste
Se i governi del
Medio Orriente tacciono, la gente si muove. Ieri erano centinaia i
turchi scesi in piazza a Istanbul per protestare contro il massacro
nella Striscia di Gaza. Gli Stati uniti hanno deciso ieri di dispiegare i
marines a protezione delle proprie ambasciate in Turchia e Giordania,
in previsione delle proteste.
In Nord Africa il primo a reagire è
il sindacato tunisino Ugtt, nel 2015 vincitore del premio Nobel per la
Pace insieme ad altre tre associazioni di categoria tunisine: ha
annunciato ieri di voler lanciare un boicottaggio contro le navi
statunitensi che attraccheranno nei porti della Tunisia. «Il sindacato –
ha detto Mohammed Abbas, vice segretario di Ugtt – sta considerando la
proposta di impedire lo scarico e il carico sulle navi americane che
arriveranno nei porti tunisini».
Durissimo anche il comunicato di
Amnesty International, ieri pomeriggio, quando la conta delle vittime
era arrivata a 41 morti: «Una violazione vergognosa del diritto
internazionale, in alcuni casi sono commessi quelli che appaiono come
crimini di guerra. Le autorità israeliane devono fermare subito l’uso
eccessivo della forza per impedire nuove morti», ha scritto su Twitter
l’associazione per i diritti umani.
Più tardi ha parlato Philip
Luther, direttore di Amnesty per Medio Oriente e Nord Africa: «Si tratta
di un altro terrificante esempio dell’uso eccessivo della forza da
parte dell’esercito israeliano, con proiettili usati in modo
intollerabile. Solo il mese scorso Amnesty ha fatto appello alla
comunità internazionale perché fermasse la consegna di armi ed
equipaggiamento militare a Israele. Quanto accaduto oggi mostra
l’immediato bisogno di un embargo».
Profonda preoccupazione è
espressa anche dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, alla
cui voce si aggiunge il Comitato delle Nazioni Unite che ha chiesto a
Israele l’immediato stop all’uso «sproporzionato di forza» contro i
manifestanti palestinesi.