il manifesto 13.5.18
Firenze, licenziati i due carabinieri accusati di stupro
Giustizia.
 Prima ancora dell'udienza per l'eventuale rinvio a giudizio del 
tribunale militare e di quello civile, l’Arma destituisce i due 
accusati. Decisione senza precedenti ma nel codice militare la violenza 
sessuale non è reato
di Eleonora Martini
Licenziati,
 ancor prima di essere giudicati da qualsiasi tribunale. A pochi giorni 
dall’udienza preliminare del tribunale militare di Roma prevista per il 
30 maggio, e mentre si attende che la procura ordinaria di Firenze 
depositi davanti al Gip la richiesta di rinvio a giudizio, dopo aver 
chiuso l’inchiesta il 14 marzo scorso, L’Arma – a conclusione di 
un’indagine disciplinare interna – ha deciso di destituire i due 
carabinieri accusati da due studentesse statunitensi di averle 
violentate, nella notte tra il 6 e il 7 settembre scorsi.
Una 
decisione con pochi precedenti, anche a memoria di chi, come Luca Marco 
Comellini con la sua associazione «Partito dei diritti dei militari», si
 occupa della tutela dei diritti dei militari e delle forze di polizia. 
Difficilmente infatti le sanzioni, prima del processo, vanno oltre la 
sospensione dal servizio, in via cautelativa.
E invece l’appuntato
 scelto Marco C., di 44 anni, e il 32enne carabiniere scelto Pietro C. –
 che quella notte accompagnarono a casa con l’auto di servizio le due 
studentesse ventenni ubriache con le quali ebbero un rapporto sessuale, 
«imposto e violento» secondo l’accusa, «consenziente» secondo la difesa –
 sono stati destituiti. Sulla base dell’articolo 1393 del codice 
dell’ordinamento militare (modificato nel 2015 dalla legge Madia) che 
autorizza questo tipo di provvedimenti disciplinari anche a giudizio non
 concluso. Il codice però prevede pure la possibilità di reintegro dei 
militari, a conclusione dell’iter processuale, nel caso di 
un’assoluzione piena e definitiva da quei crimini ritenuti 
«particolarmente gravi o infamanti», tanto da meritare il licenziamento.
Eppure,
 il tribunale militare dovrà decidere a fine mese se processare i due 
carabinieri per i reati di violata consegna continuata e pluriaggravata e
 peculato militare aggravato, ma non di violenza sessuale perché nel 
codice non è prevista. Sì, proprio così: come spiega Comellini, ex 
maresciallo dell’Aeronautica e autore di una rubrica su Radio radicale, 
tra i reati sanzionati nell’ambito dell’attività, per i circa 320 mila 
militari italiani di ogni ordine e grado, «non è contemplata la violenza
 sessuale, ma neppure i comportamenti sessisti». Benché i militari 
«siano gli unici cittadini italiani sottoposti ad un doppio giudizio 
penale», polemizza il segretario del Pdm che da anni si batte per 
l’abolizione del tribunale militare.
L’accusa di stupro, 
«repentino e inaspettato», delle due ragazze che avevano chiesto di 
essere accompagnate a casa perché ubriache (1.68 e 1.59 grammi di alcol 
per litro, il loro tasso alcolico registrato in pronto soccorso al 
mattino) sussiste invece nell’ipotesi di reato formulata dal pm Ornella 
Galeotti della procura di Firenze che, dopo l’incidente probatorio, ha 
concluso l’inchiesta e sta per depositare la richiesta di rinvio a 
giudizio per i due carabinieri che finora erano stati sospesi dal 
servizio e ricevevano metà stipendio.
Ora, contro la «perdita del 
grado e rimozione», i due militari stanno valutando un ricorso al Tar, 
secondo quanto annunciato dall’avvocato Giorgio Carta. «Nella decisione 
disciplinare – ha scritto il legale su Facebook – ha pesato per entrambi
 di aver avuto rapporti sessuali in servizio con le due americane. Ma 
nessuno ha stuprato nessuno e sarà dimostrato al processo». «Il comando 
generale – prosegue il difensore del carabiniere più giovane – sembra 
aver avuto una certa fretta ad irrogare la sanzione nei confronti dei 
due militari. In questo modo la presunzione d’innocenza non è 
rispettata».
 
