domenica 13 maggio 2018

Corriere 13.5.18
Qaedisti o disturbati
Quelle armi facili per spargere panico in mezzo alla folla
di Guido Olimpio


Spuntano all’improvviso in mezzo alla folla. Menano fendenti con pugnali. In talune situazioni prendono di mira un agente. E’ il modus operandi dei militanti jihadisti ma anche la scelta di disturbati. Al punto che, nei primi momenti, c’è sempre il dubbio su quale sia la matrice. Nel caso di Parigi la Procura francese, a tarda notte, ha precisato che l’inchiesta è stata affidata alla sezione anti-terrorismo, un’indicazione sui sospetti delle autorità, in parte confermati da una rivendicazione, piuttosto rapida, dell’Isis che dovrà essere verificata.
I coltelli, così i veicoli-ariete, sono nati come arma «povera»quanto distruttiva in mano a estremisti e fuori di testa. Due strumenti di morte, purtroppo, alla portata di chiunque voglia spargere il panico. Il filo rosso ha unito stragi in Europa, Nord America, ma anche la lontana Cina, insanguinata da episodi dove le motivazioni dei separatisti uighuri si sono mescolate a quelle personali di individui definiti quasi sempre come «folli»spinti dal desiderio di «vendetta».
I simpatizzanti dell’Isis rimasti in Occidente hanno trovato nell’uso delle lame una via rapida per obbedire agli appelli dei loro referenti. Iniziò il portavoce Al Adnani suggerendo di investire, di sgozzare, usare persino una pietra nel caso non avessero a disposizione una pistola. Così hanno fatto. In seguito lo Stato Islamico ha diffuso video per insegnare come tagliare la gola ad una vittima. E fu proprio un istruttore francese a tenere una lezione impiegando – si disse – un prigioniero: scena atroce registrata in un breve filmato. Una ripetizione del sacrificio di molti ostaggi. Chiaro il messaggio: anche voi potete imitare le esecuzioni condotte dai mujaheddin, non serve alcun addestramento. Basta aprire il cassetto della cucina e prendere un oggetto tagliente.
L’esempio inciso su quelle clip è stato devastante. Con il passare del tempo, insieme al declino operativo dei militanti – almeno sul fronte esterno -, l’attentato con il coltello è diventato quasi una scelta obbligata. Non possono inviare commando con i Kalashnikov e allora ripiegano su incursioni semplici che però fanno danni. Indicazioni ripetute anche negli ultimi messaggi dei dirigenti, segnalazioni captate dai servizi di sicurezza memori di eventi avvenuti anche in Francia, come le due donne accoltellate mortalmente a Marsiglia.
In tanti hanno ripetuto il gesto accompagnandolo, in alcuni casi, con l’invocazione «Allah è grande». Frase pronunciato - sembra - anche dal killer di ieri sera nei pressi dell’Opera. Quindi avrebbe affrontato la polizia gridando «ammazzatemi o vi uccido». Scenario già visto. Gli inquirenti dovranno a precisare meglio il profilo dell’assassino guardando a 360 gradi, lasciando aperta qualsiasi ipotesi.
Del resto il ripetersi degli attacchi e la copertura mediatica hanno avuto un impatto su «lupi solitari»radicalizzati rapidamente, su instabili che hanno abbracciato la Jihad e su uomini affetti da turbe senza alcun rapporto con l’islamismo. Tutti uniti dalla convinzione che l’atto di violenza, sotto i riflettori, è la sola via d’uscita.