il manifesto 12.5.18
Big bang a sinistra? Impossibile, il Pd è sempre lo stesso
Nicola
Fratoianni. "Liberi e Uguali deve organizzare un'assemblea aperta, non
ci si può rilanciare nel chiuso di un dibattito congressuale. Ora con il
partito democratico ci ritroveremo all'opposizione, ma se pensano di
difendere l'establishment lo faranno senza di noi"
di Daniela Preziosi
Segretario Fratoianni (di Sinistra Italiana, ndr) da possibili alleati a oppositori dei 5 stelle?
Ancora
non sappiamo che governo sarà, ma sappiamo che sarà uno spostamento
pesante a destra dell’asse politico del paese. Il Movimento 5 stelle è
stato finora un fenomeno ambiguo: un centro di comando che ruota intorno
alla Casaleggio Associati, i suoi eletti e le sue reti, e un corpo
elettorale molto grande. Oggi ha sciolto l’ambiguità a destra. Una
scelta aiutata da chi dall’inizio ha operato e tifato perché il ’tanto
peggio tanto meglio’ si realizzasse, nel proprio interesse, penso al
gruppo dirigente Pd. Con questo non sto attenuando la pesante
responsabilità della scelta di M5S.
Non si potrebbe dire in
un’altra maniera, e cioè che il Pd di Renzi ha capito la natura di M5S, e
invece oggi la sinistra radicale è costretta a fare autocritica e
lanciare allarmi?
Il Pd ha un’enorme responsabilità innanzitutto
per aver costruito le condizioni dello spostamento a destra. Che è
frutto delle politiche e persino della cultura dei suoi governi, dal
fiscal compact alla legge Fornero alla buona scuola. In quest’ultimo
passaggio il Pd ha operato in piena continuità. Le sue scelte sono il
frutto non di un ripensamento dopo la sconfitta, ma di chi difende la
bontà delle proprie politiche rifiutando anche di provare a evitare il
governo più a destra che l’Italia ha mai avuto.
Leu e Pd ora si ritroveranno uniti all’opposizione?
Lo
misureremo nel modo concreto con cui sarà fatta l’opposizione. Ma c’è
chi pensa che a un governo definito antiestablishment ci si debba
opporre con un fronte a difesa dell’establishment. Noi no. Il rischio è
che l’opposizione fatta così diventi la rappresentanza dei garantiti.
Si spieghi.
Entro
nel merito. Di fronte a una proposta come la flat tax occorre una
opposizione frontale e intransigente. Ma nello stesso tempo presenterò
proposte di legge che facciano misurare la serietà dei parlamentari
delle forze che hanno ottenuto successo al voto. Sul superamento
radicale della legge Fornero, sul reddito di cittadinanza e sull’art.81
della Costituzione. Mi rivolgerò ai parlamentari di maggioranza e
opposizione.
Per abolire la Fornero e per il reddito servono molti
soldi. Abbiamo accusato Lega e 5Stelle di balle elettorali. Lei dove
troverebbe le risorse?
Tagliando le spese militari, con una seria
lotta all’evasione fiscale e ridiscutendo i regali alle imprese
utilizzati per accompagnare lo smantellamento dello statuto dei
lavoratori, come nel jobs act.
Quegli sgravi hanno creato un po’ di lavoro.
Lavoro instabile. La precarietà è cresciuta a dismisura grazie a questa legge.
Il
pericolo del voto ha fatto venire alla luce le differenze nella lista
Liberi e uguali. Non ci giro intorno: il nodo del rapporto con il Pd vi
dividerà, prima o poi?
Di fronte al risultato del 4 marzo è
evidente l’insufficienza di ogni proposta politica. Dobbiamo aprire una
discussione su come si reinsedia la sinistra nella società. La
composizione sociale del voto delle sinistre, dal Pd a Potere al popolo
passando per Leu, è segnata da una condizione economica medio-alta. È
una discussione da fare fra tutti. Ma oggi nel Pd non c’è traccia
significativa di questa riflessione. Né della messa in discussione del
ruolo del Pd non solo nella stagione renziana: la crisi ha origine
nell’era della terza via. Senza questo mi sembra velleitaria ogni idea
di ricostruire un campo che non sia il puro e semplice frontismo,
sbagliato e inefficace. Nel Regno unito il Labour party riconquista
forza solo quando costruisce una piattaforma che è la ridiscussione
radicale di quella blairiana.
Non era la scommessa di Leu, più a sinistra uguale più voti? Ma non è andata così.
Non
è impresa che si realizza in una campagna elettorale. Ma Leu non ha
segnato una discontinuità con quella lunga stagione. Ha ridotto la sua
differenza al renzismo. Ma non è solo il renzismo il problema.
Crede che gli ex Pd abbiano la tentazione di tornare a casa?
Il
tema non è stato posto. Anzi,allo stato della discussione non mi sembra
sia questo il tema. Non c’è neanche bisogno di dire che Sinistra
italiana comunque non li seguirebbe. Mi pare però che in assenza di un
Pd che si ripensa, il ripensamento di un campo sia affrettato. E quando
si è discusso della possibile precipitazione elettorale abbiamo
registrato punti di vista articolati. E in alcuni casi diversi.
Il Pd d’altro canto medita – forse – il ritorno alla coalizione, non il big bang della sinistra.
Lo
dicevo prima. Intendiamoci: come sempre per me non c’è un no a
prescindere. Prendo atto che oggi le condizioni per la discussione non
ci sono.
Prima del voto c’era chi parlava di partito unitario. Farete almeno l’assemblea di Leu?
Io
credo si debba fare. Lunedì abbiamo una riunione e spero che ne
usciremo con la convocazione. È un dovere, l’avevamo promessa. Sono
stati giorni difficili, segnati dalla sconfitta e da un dibattito
pubblico che ha accentuato la nostra irrilevanza parlamentare, per forza
di cose. Ma oggi serve un’assemblea aperta con chi vuole ricominciare a
costruire un’iniziativa su quello che accade nel paese, in Europa e nel
mondo: mentre qui c’è il totogoverno c’è stato l’attacco in Siria,
Trump ha disdetto l’accordo con l’Iran sul nucleare, Israele ha
bombardato le postazioni iraniane in Siria. Non credo che per
rilanciarsi serva discuterne al chiuso dell’ennesimo processo
costituente della sinistra.