domenica 6 maggio 2018

Il Fatto 6.5.18
Prof di religione all’esame: a rischio i calendari
Scuola media - I docenti obbligati a essere in commissione. I presidi: “Gli spostamenti obbligatori creeranno ritardi”
Prof di religione all’esame: a rischio i calendari
di Vds


Prevedere il caos è molto facile, anzi quasi una certezza: da quest’anno è d’obbligo che i professori di religione siano presenti all’esame finale di terza media. Un obbligo che però sta creando moltissimi problemi ai dirigenti scolastici e agli insegnanti, ma anche a genitori e studenti. Complicatissimo organizzare il calendario delle prove.
Il motivo è semplice: ogni docente di religione ha solo un’ora di lezione per classe. Questo significa che per completare le ore previste dal suo contratto, insegna in ben più di una classe. Così, gestire la sua presenza in ogni seduta d’esame rischia di prolungare i tempi e di far slittare le prove oltre il 30 giugno. Inutilmente.
Il punto: fino all’anno scorso, nelle commissioni d’esame dovevano esserci gli insegnanti delle materie d’esame. Il docente di religione partecipava solo allo scrutinio finale. Da quest’anno, invece, la commissione d’esame dovrà essere formata da tutti i docenti del consiglio di classe inclusi quelli di religione o della materia alternativa. Insomma, i professori di religione dovranno entrare e uscire dalla classe dell’esame in base alle scelte dell’alunno di frequentare l’ora di religione (facoltativa) oppure dovranno spostarsi da una scuola a un’altra, saltellando da una commissione all’altra. Una dinamica che potrebbe coinvolgere circa 4mila docenti. “Considerando che i docenti di religione sono presenti in tutti i consigli di classe, e spesso addirittura su più istituzioni scolastiche, risulta praticamente impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, prevedendo la loro partecipazione ai lavori di tutte le sottocommissioni, concludere gli esami entro il 30 giugno, come previsto dalla legge – spiega l’associazione professionale Dirigentiscuola – In alcune scuole, invece, la loro presenza sarebbe forse possibile ma solo costringendo le commissioni e gli alunni a massacranti sedute d’esame fino a sera comprendendo nel calendario anche l’intera giornata del sabato e destinando ben poco tempo alla prova orale di ogni studente”.
Il cambiamento è arrivato tra le riforme delle prove d’esame contenute nelle deleghe della Buona Scuola: oltre a questo, per la terza media si annovera l’abolizione del test Invalsi, spostato durante l’anno scolastico e privo di influenza sulla valutazione, la previsione di tre prove scritte (italiano, matematica e lingua straniera) e un colloquio orale. C’è chi considera l’estensione dell’obbligo anche alla religione cattolica una svista, ma anche chi ci legge altro: secondo alcune associazioni che si battono per la laicità della scuola (Comitato Nazionale per la scuola e la Costituzione in testa) “è l’ultimo atto di un processo sotterraneo per recuperare all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche il ruolo di ‘materia obbligatoria’. Solo con difficoltà sono state introdotte norme per rendere effettiva la nuova facoltatività con la formulazione delle quattro alternative, sulle quali, anche per la difficoltà a superare certe prassi e il timore di esporre i figli a discriminazioni, sono state esercitate poche opzioni”.