Il Fatto 6.5.18
Il Marx con gli occhi a mandorla beffa i tedeschi
Regalo ingrato - La statua donata da Pechino alla città natale Treviri considerata una provocazione
di Andrea Valdambrini
La
storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda
come farse. L’osservazione tratta da “Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte”
(1852) di Karl Marx sembra illustrare a perfezione il singolare destino
della statua commemorativa inaugurata nella città natale.
L’occasione
è quella dalla ricorrenza del 200° anniversario della nascita di Marx a
Treviri (Trier in tedesco) il 5 maggio 1818. La più importante nazione
“comunista” del pianeta, la Cina, ha donato alla cittadina una statua di
bronzo di 4 metri e mezzo. Una dimensione da far concorrenza sia a
quella, sempre in bronzo, piantata nel centro di Berlino, che lo ritrae
accanto al sodale Friedrich Engels, che alla massiccia testa in cima
alla stele della sua tomba, nel cimitero di Highgate a Londra, dove morì
65 anni dopo. Alla cerimonia di inaugurazione del colosso si sono
presentati non solo cittadini e turisti, ma anche manifestanti
anti-statua, ma soprattutto anti-Cina: principalmente quelli del
movimento di estrema destra Alternative fuer Deutscheland (AfD), che
hanno inscenato una marcia silente in onore delle vittime del comunismo,
mentre altri hanno manifestato per esprimere solidarietà alla setta
Falun Gong, il cui culto è da anni proibito e represso in Cina.
“Chi
vuole contestare Marx è benvenuto, ma non con esibizioni di violenza o
rabbia distruttrice”, è intervenuto a scongiurare incidenti il portavoce
del comune, poco prima dell’inaugurazione del monumento della
discordia.
Ma può – si chiedono gli oppositori, soprattutto quelli
che non erano in piazza – una nazione votata alla democrazia come
quella tedesca accettare un dono dal valore fortemente simbolico da
regime autoritario, noto per reprimere ogni forma di dissenso?
E
come la mettiamo con l’ex Ddr, vittima di un regime autoritario per
quarant’anni, dove i simboli del comunismo sono stati abbattuti dopo la
caduta del Muro e la riunificazione delle due Germanie nel 1990
“Il
punto è che abbiamo discusso per due anni, e ci è sembrato giusto
accettare come segno di amicizia”, ragiona il sindaco di Treviri. “Non
si tratta certo di glorificare la figura di Marx”. Chi avanza dubbi, lo
fa puntando il dito contro l’eccessiva ingenuità del primo cittadino,
che accetta un dono targato Cina. Durante una cerimonia solenne,
venerdì, il presidente cinese a vita Xi JInping ha definito l’autore del
Manifesto del Partito Comunista il più grande pensatore di tutti i
tempi, esortando i membri del partito a leggere le sue opere e a
seguirne gli insegnamenti.
Molti attivisti non perdonano al
gigante asiatico le numerose violazioni dei diritti umani e delle
libertà civili. Solo pochi giorni – e qui veniamo al lato tragico della
vicenda – fa la vedova dello scrittore dissidente e premio Nobel Liu
Xiaobo, deceduto nelle carceri cinesi lo scorso luglio, ha rivolto un
drammatico appello per la propria liberazione. Liu Xia, questo il suo
nome, è agli arresti domiciliari dal 2010 senza nessuna imputazione
formale e senza processo. Può darsi che la statua sia un dono avvelenato
o comunque inopportuno di Pechino. Ma la polemica che si è accesa
intorno alla statua di Treviri – e qui torniamo, citando Marx, alla
farsa – avrebbe più senso se la Germania, l’Europa e il mondo trovassero
una via efficace per convertire, ammesso ne abbiano la forza, Pechino
al rispetto di libertà e diritti.