Il Fatto 30.5.18
Dai pestaggi ai blitz chirurgici: il vero volto di Casapound
Indagini
- A Torino indagati 6 militanti per lesioni gravi e armi Violenze a
Genova e a Milano. Trovati bastoni, lame e tirapugni
di Andrea Giambartolomei e Davide Milosa
n
dubbio: oggi Casapound punta alla politica nazionale. Perché in fondo,
proprio ora, il momento pare propizio per trovare spazi, in parte già
conquistati a livello locale e soprattutto nel NNord Italia, grazie
all’alleanza con la Lega di Matteo Salvini. Solo poche settimane fa, a
certificare ancora una volta questo sodalizio, il leader del Carroccio,
tifoso milanista, si è presentato in tribuna a Roma per la finale di
Coppa Italia con la Juventus indossando un giacchetto blu della Pivert,
azienda legata a doppio filo a Casapound. Il partito non dimentica,
però, l’eredità degli ex sanbabilini. Recentemente, proprio una vecchia
gloria dell’eversione nera milanese come Maurizio Murelli si è rivolto
così ai giovani di Casapound: “Voi siete i miei figli, quelli venuti
dopo, il successivo anello di una lunga catena d’acciaio agganciata
all’Origine, al Mito”.
Insomma il passato non si cancella. La
violenza, i pestaggi. Ieri come oggi. Diversi i fatti che recentemente
hanno coinvolto rappresentanti di Casapound. L’ultimo, ieri, a Torino,
dove sei militanti sono stati denunciati per un’aggressione avvenuta la
sera del 5 aprile vicino al circolo “Asso di bastoni”. Poche ore prima i
militanti (secondo la Digos sono una trentina quelli più attivi)
avevano fatto un presidio contro i migranti africani che occupano
palazzine dell’ex villaggio olimpico. Un simpatizzante 46enne, ubriaco,
aveva avuto un diverbio col coordinatore provinciale Matteo Rossino ed
era stato allontanato: “Questa qua la paghi”, diceva Euclide Rigato,
portavoce del comitato di quartiere vicino a Casapound. Poche ore dopo
l’uomo è stato picchiato con delle mazze e i sei ora sono indagati per
lesioni aggravate in concorso. Ieri la Digos della Questura di Torino ha
perquisito le abitazioni di alcuni di loro trovando un tirapugni con
lama, un manganello di legno, un coltello e una torcia in metallo
allungabile utilizzabile come manganello. Il coordinatore Rossino è
stato denunciato perché nel circolo sono state trovate 14 mazze di
legno, due tubi di ferro, bastoni in carta pressata e apparecchi per
rilevare microspie ed evitare intercettazioni.
A Genova, il 7
maggio scorso, la violenza dell’estrema destra ha coinvolto un giovane
svizzero. Succede nel borgo di Boccadasse. Qui tre persone vicine a
Casapound, tra le quali una ragazza, pretendono che lo svizzero paghi
loro da bere. Al diniego, la ragazza lo tempesta di domande politiche,
addirittura estrae una foto di Hitler e chiede se lo riconosce. Davanti
all’espressione esterrefatta dello svizzero, parte l’aggressione. Calci,
pugni e una bottiglia spaccata in faccia. Protagonista del gesto
proprio la ragazza denunciata per lesioni gravi. A Milano, invece, la
mattina dell’11 maggio la Digos, agli ordini del dottor Claudio
Cicimarra, ha perquisito 12 persone, tutte legate a Casapound.
Anche
per loro l’accusa è di lesioni gravi, perché si sono rese protagoniste
di un pestaggio nei confronti di due ragazzi, dopo una discussione
avvenuta in un locale di corso Garibaldi. I fatti risalgono alla sera
del 10 marzo. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati abiti
e caschi utilizzati durante l’aggressione, coltelli, manganelli, e una
bandiera della Repubblica Sociale Italiana. Buona parte degli indagati,
scrive la Digos, è legata a doppio filo alla curva ultras che segue la
squadra di hockey di Milano. Uno dei capi ultrà, anche lui vicino a
Casapound, finirà indagato per estorsione proprio per questioni legate
all’hockey. La cronaca disegna una quadro preciso dove la facile
apologia fascista lascia spazio a blitz violenti e chirurgici.
Del
fenomeno delle aggressioni Casapound, nel 2016, si è occupato il
ministero dell’Interno stilando per la prima e unica volta un report con
numeri inquietanti. Si legge: “Nel quinquennio 2011-2015 sono stati
tratti in arresto 19 militanti o simpatizzanti di Casapound, mentre 336
sono stati deferiti a vario titolo all’Autorità Giudiziaria. A ciò si
aggiunga che dall’inizio del corrente anno sono stati effettuati 1
arresto e 23 denunce”. Tradotto: un arresto ogni tre mesi e una denuncia
ogni cinque giorni. E sempre per fatti di violenza collettiva o
individuale.