Il Fatto 25.5.18
A Massonopoli le logge hanno più iscritti del Pd
Massoneria, mattone e medici, tutto il potere era loro Ora il mercato immobiliare in difficoltà modifica gli equilibri
di G. Me.
“Spero
non se ne abbiano a male gli amici massoni se dico che in passato il
loro peso era evidente, oggi mi sembra scarsuccio”. Maurizio De Pascale,
costruttore e presidente della Confindustria di Cagliari, non gliele
manda a dire ai concittadini con il grembiulino. Ma Michele Pietrangeli,
cardiochirurgo e Gran Segretario del Grande Oriente d’Italia (Goi), di
fatto il braccio destro del Gran Maestro Stefano Bisi, non se la prende:
“Dire che la massoneria esercita un forte potere su Cagliari è dire il
falso. Dire che non conta più niente è falso, ma un po’ meno”.
Trent’anni fa Cagliari era la capitale massonica, c’era il Gran Maestro
Armando Corona (politico, medico e proprietario di cliniche) che in
città coordinava da par suo le tre M (massoni, mattoni e medici) mentre a
Roma dirigeva la guerra contro il fratello deviato Licio Gelli. Sono
rimasti fortissimi: in Sardegna ci sono 46 logge per un totale di oltre
1400 affiliati, la metà concentrati su Cagliari dove la massoneria ha in
pratica più iscritti veri del Pd. Forse sono troppi: se tutti i
concorrenti a un primariato ospedaliero si iscrivono a una loggia, le
loro speranze di aiuto fraterno si elidono. Sarà per questo che la
gestione di Bisi e Pietrangeli si concentra sulle pratiche esoteriche,
lasciando alla libera iniziativa dei singoli fratelli più intraprendenti
o più millantatori il traffico di influenze massoniche. Giorgio Todde,
chirurgo oculista, giallista di successo, ambientalista e polemista
corrosivo, li sfotte: “Oggi a Cagliari i fenicotteri rosa sono molto più
numerosi dei massoni, dei medici e dei costruttori, ma non è sempre
stato così. I massoni continuano a nidificare, e pure loro valgono un
viaggio per vederli quando si radunano in stormi la sera”.
I
peculiari intrecci del potere cagliaritano, con lo storico miscuglio di
energia e pigrizia, li ha ben assaggiati Fausto Martino, architetto
salernitano, soprintendente alle belle arti e al paesaggio. L’anno
scorso l’assessore regionale all’Urbanistica Cristiano Erriu si è
rivolto al ministro Dario Franceschini perché lo fermasse. L’accusa era
di criticare pubblicamente il suo disegno di legge urbanistica. Erriu ne
ha fatto una questione costituzionale in nome dell’autonomia regionale,
il Pd ha anche proposto una mozione al consiglio regionale, mai
discussa, alla fine Franceschini ha difeso il suo dirigente mandando al
diavolo Erriu. Martino intanto si prepara alla pensione (tra un mese) e
capta sorridendo la soddisfazione per la sua uscita del partito del
cemento, che non l’ha mai affrontato direttamente, ignorandolo come un
prefetto ostile ed estraneo alla città. “In realtà negli ultimi dieci
anni il consumo di suolo si è fermato perché è scoppiata la bolla
immobiliare”, dice e racconta di una città diversa dalla sua Salerno:
“Sarà perché qui non ho amici d’infanzia o parenti, ma nessuno mi è mai
venuto a chiedere niente”. Protagonista del lungo scontro sulla
cementificazione della necropoli di Tuvixeddu, rivela per esempio di non
aver mai incontrato il protagonista, il costruttore Gualtiero Cualbu.
Martino se ne va da Cagliari lasciando un riconoscimento: “In questa
città e nell’isola una reazione ambientalista c’è. La mia Campania
invece è narcotizzata”.