domenica 20 maggio 2018

Il Fatto  20.5.18
Lo Spirito continua la rivelazione di Gesù e ci svela la Verità
di Don Francesco Brugnaro

*Arcivescovo di Camerino–San Severino Marche

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà (Giovanni 15,26-27.16,12-15).
Dopo i cinquanta giorni (Pentecoste) che seguono la Pasqua, la liturgia prepara i credenti a ricevere il dono promesso da Gesù Risorto all’umanità: lo Spirito Santo vivificante che introduce nella vita divina ogni uomo che crederà nell’Inviato del Padre. Tutto ciò che dà, lo trae da Gesù, così come questi riceve dal Padre le sue parole e le sue opere: tutto ciò che è del Padre appartiene al Figlio. Lo Spirito continua la rivelazione di Gesù immettendo il credente nella crescente comprensione della Verità, espressione dell’unità della rivelazione del Padre, del Figlio e dello Spirito.
Lo Spirito è chiamato da Gesù il Paràclito: colui che è inviato per prestare aiuto, per assistere come avvocato, testimone, consigliere. È lo Spirito che preserverà i discepoli dallo scandalo quando la loro fede sarà drammaticamente contestata. Di fronte all’odio del mondo, i cristiani sono esposti allo scoraggiamento, al dubbio, alla minaccia della vita: lo Spirito difenderà la loro fedeltà, dispiegando in essi la forza e la gioia di essere suoi discepoli. “Egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza”. Verrà donata una nuova e vera comunione inaugurata dallo Spirito Santo, la koinonìa.
Nel dirci che “mentre si trovavano tutti insieme, venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso e riempì tutta la casa” (2,1-4), gli Atti degli Apostoli ci istruiscono circa la natura di questo Spirito. Promesso dall’Alto, non è prevedibile sebbene atteso, colma di Sé ogni cuore e ogni casa diviene il cielo di Dio.
I discepoli erano riuniti insieme dalla paura, mentre arriva su di loro un vento di libertà che rianima le loro esistenze. “Apparvero lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro”. Su ciascuno di loro, senza preferenza ed esclusione, lingue di fuoco illuminano persone diverse sviluppando una vocazione, un’interiorità che mette in movimento la vita di ciascuno. Gli apostoli escono per la comune missione a loro affidata dal Signore Gesù. Il fuoco che Gesù aveva detto di portare sulla terra (Lc 12,49) è ora disceso sui Dodici. Essi come le dodici tribù del Popolo di Dio possono rappresentare tutta l’umanità. Ma l’accento è sempre su Dio! È Lui che si rivela in modo nuovo per formare la nuova e autentica umanità.
Lo Spirito viene con il suo modo di consolare, ricostruisce sempre con il suo perdono la speranza in coloro che non vedono futuro, rende sempre più forte il nostro debole modo di amare tanto da divenire capaci di dare la vita per amore. L’apostolo Paolo scrive ai Galati: “Camminate secondo lo Spirito … lasciatevi guidare dallo Spirito” (5,22). I cristiani sanno di appartenere a un progetto sempre aperto, hanno la grazia di vivere nella logica del dono, affidano gioiosamente la profondità della loro coscienza a Colui che sa convertire ogni cosa in Bene e in frutto di Vita, dello Spirito: “Amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, mitezza, dominio di sé”. Gesù vive nel suo Spirito, nella sua Chiesa, fra di noi, per sempre.