Il Fatto 13.5.18
“2001 Odissea nello spazio” atterra a Cannes
Restauri - Nel 1968 Kubrick si tenne alla larga. In sala due di Ingmar Bergman per i 100 anni
di Federico Pontiggia
Nemo
capolavoro in patria, nemmeno 2001: Odissea nello spazio. All’anteprima
newyorkese di 50 anni fa, ricorda il protagonista Keir Dullea, se ne
andarono 250 persone; a quella losangelina, levò le tende anzitempo Rock
Hudson, non senza lasciarsi sfuggire una recensione-lampo: “Ma che è
‘sta stronzata?”.
Non furono da meno i critici, a tal punto da
meritarsi il rimbrotto di Stanley Kubrick: “Atei e materialisti
dogmatici, terra-terra”. Tutto rotola, tranne le pietre miliari. 2001
arriva solo oggi a Cannes: nel 1968 si tenne alla larga, eppure se fosse
più rivoluzionario quel Maggio francese o questa insuperata
fantascienza è tutto da vedere. Qui, e il 4 e 5 giugno nelle sale
italiane, lo vediamo nel formato 70mm Super Panavision e nella versione
di 140 minuti, dai 162 iniziali, che Kubrick approntò dopo le prime
recensioni negative: Warner Bros. ha desunto una copia in 70mm dal
negativo originale, senza ritocchi digitali né modifiche al montaggio.
Non è dunque un restauro, bensì un ritorno al futuro: vediamo come
allora, eppure stavolta nessuno se ne andrà. Dal monolite alle scimmie,
dal computer Hal 9000 allo Star-Child, l’abbiamo introiettato: non è più
un film, 2001, siamo noi. Al Palais si attendono code infinite, già
ieri è stato invaso per la masterclass di un applauditissimo Christopher
Nolan, che ha collaborato alla masterizzazione e oggi introdurrà la
proiezione: “Lo vidi a set anni con papà, iniziò per me un viaggio che
non è mai terminato. Mi ha insegnato che non ci sono limiti, che i film
possono essere tutto”. La figlia Christiane dice che “se fosse ancora
tra noi, Stanley ammirerebbe il cinema di Chris”, di certo,
sull’equivalenza Nolan = Kubrick Warner punta, e ci marcia, parecchio.
Che il regista inglese sia bravo è incontrovertibile, che non sia
Kubrick altrettanto: per ora sta al maestro come Interstellar sta a
2001. Seppure tecnicamente non lo sia, nondimeno Odissea nello spazio
testimonia la fortuna crescente dei restauri, che Cannes raggruppa nella
sezione Classics, unitamente ai documentari sui maestri, quest’anno
Orson Welles e Ingmar Bergman (due, nel centenario della nascita).
Ritirato
a lucido dalla Cineteca di Bologna, c’è il 70enne Ladri di biciclette.
Venendo al qui e ora, registe e attrici sfilano sul tapis rouge di Les
filles du soleil sull’onda del #metoo e del Time’s Up con Cate Blanchett
e Agnès Varda per paladine, mentre in Concorso si fa apprezzare con
qualche riserva Ash Is Purest White. Jia Zhang-ke continua ad affondare
la camera nella Cina oggi: modificazioni antropologiche e sociali,
cambiamenti industriali e perfino idro e orografici, il capitalismo è
onnipotente, i codici d’onore non tengono più, e nemmeno le storie
d’amore. Sempre per la Palma oggi passa Lazzaro felice di Alice
Rohrwacher, mentre al Marché si annuncia un altro dittico su Berlusconi:
La marchesa, basato sul libro del 2011 di Luca Telese La marchesa, la
villa e il cavaliere.
Una storia di sesso e potere da Arcore ad
hardcore. Capitali americani, focus sulla marchesa Casati Stampa e la
compravendita di Villa San Martino, per il produttore Steve Jones “si
vede come tra politici e celebrità nessuno sia davvero irreprensibile”.
Sorprende, infine, Jean-Luc Godard che dal buen retiro svizzero si
collega via Facetime per rispondere alle domande dei giornalisti sul suo
Livre d’image: “Il cinema è come la Catalogna, ha difficoltà ad
esistere”, “Più che la politica mi interessano i fatti”, “I giovani non
dovrebbero mai smettere di immaginare”.