Il Fatto 12.5.18
Affari e outlet, i pm: “I genitori di Renzi vadano a processo”
L’inchiesta
- Secondo l’accusa Tiziano e consorte hanno falsificato due fatture
delle aziende di famiglia, per un totale di 160 mila euro
di Davide Vecchi
I
genitori di Matteo Renzi, Tiziano e Laura Bovoli, devono essere
processati per emissione di fatture false. Ieri i magistrati della
Procura di Firenze, Luca Turco e Christine von Borries, hanno trasmesso
al giudice delle indagini preliminari la richiesta di rinvio a giudizio
per Renzi, Bovoli e per Luigi Dagostino, imprenditore pugliese attivo
nel settore degli outlet. Ed è proprio per le attività relative
all’outlet The Mall di Reggello, sorto a tre curve da casa Renzi di
Rignano sull’Arno, che i genitori dell’oggi senatore Pd sono finiti
all’attenzione dei magistrati toscani.
I due sono accusati di aver
emesso due fatture per “operazioni inesistenti” nei confronti della
Tramor Srl, all’epoca amministrata da Dagostino, incriminato anche per
truffa. La prima fattura ammonta a 20 mila euro ed è stata emessa dalla
Party srl, società fondata da Tiziano Renzi (40%) e dalla Nikila Invest
(60%) amministrata da Ilaria Niccolai, compagna di Dagostino. La
seconda, da 140 mila, emessa dalla Eventi 6, società della famiglia
Renzi di cui è oggi presidente Laura Bovoli che detiene l’8% delle quote
mentre le figlie Matilde e Benedetta possiedono rispettivamente il 56 e
il 36%.
L’intera vicenda è stata portata alla luce ormai due anni
fa dai colleghi Pierluigi Giordano Cardone e Gaia Scacciavillani del
fattoquotidiano.it che hanno rivelato la ragnatela societaria e di
interessi dei genitori Renzi attorno al fortunato outlet The Mall.
All’inchiesta giornalistica Tiziano Renzi rispose minacciando querele.
Poi Giacomo Amadori sul quotidiano La Verità ha rivelato l’esistenza
della fattura da 140 mila euro emessa dalla Eventi 6. La Guardia di
Finanza ha perquisito la sede dell’azienda e il 22 marzo è emerso che i
coniugi Renzi erano iscritti nel registro degli indagati.
Il padre
dell’ex premier scelse di difendersi sui giornali con una nota a
pagamento: “All’improvviso dal 2014 la nostra vita è stata totalmente
rivoluzionata: da cittadino modello a pluri-indagato cui dedicare pagine
e pagine sui giornali”, scrisse. “Ribadisco con forza e determinazione
che non ho mai commesso alcuno dei reati per i quali sono stato, e in
alcuni casi ancora sono, indagato. Se devo essere processato che mi
processino il più velocemente possibile, se possibile”.
Concetto
ribadito il 18 aprile quando i magistrati hanno trasmesso l’avviso di
chiusura indagini e l’avvocato dei coniugi Renzi, Federico Bagattini, ha
annunciato la decisione di non voler presentare memoria difensiva.
Così, ieri, sono stati accontentati: i pm hanno chiesto il processo.
“Siamo certi di poter dimostrare in sede processuale l’assoluta
correttezza dei comportamenti tenuti dai signori Renzi”, ha commentato
l’avvocato Bagattini. L’inchiesta relativa al “The Mall” non è l’unica
che coinvolge direttamente i genitori dell’ex premier e soprattutto
l’unica società di famiglia sopravvissuta ai fallimenti: la Eventi 6.
Questa ditta è stata sempre messa in salvo.
Qui venne trasferito
dalla Chil Srl (destinata al fallimento) il “dipendente” Matteo Renzi,
unico assunto a tempo indeterminato e nominato dirigente poche settimane
prima che diventasse presidente della Provincia di Firenze. E qui è
stato accantonato e graziato dai vari creditori il trattamento di fine
rapporto che poi nel 2014, appena nominato premier, il beneficiario ha
incassato: circa 48 mila euro lordi. Ma non accantonati dalle aziende:
tutti contributi figurativi, dello Stato quindi, versati prima dalla
Provincia e poi dal Comune di Firenze negli anni in cui ha guidato
questi enti. Un tesoretto messo miracolosamente al riparo, considerati i
numerosi epiloghi negativi registrati nei dieci anni dalle aziende di
famiglia e definiti dai pm fiorentini un “sistema di fallimenti dolosi”.
La
Eventi 6, finora, era sempre stata solo sfiorata dalle indagini. A lei,
oltre Firenze, è recentemente arrivata anche la Procura di Cuneo che
contesta una bancarotta fraudolenta documentale a Laura Bovoli già
amministratrice della Party Srl. I magistrati piemontesi guidati da
Francesca Nanni hanno individuato una serie di operazioni effettuate tra
la società e la Direkta srl, un’azienda cuneese fallita nel 2014 e
guidata da Mirko Provenzano. Gli inquirenti hanno scoperto che negli
anni tra il 2011 e il 2012 c’è stato un fitto rapporto tra le due
aziende. Fitto quanto poco chiaro: la Direkta pagava la Eventi 6 con
assegni coperti da versamenti che la Eventi 6 prima faceva alla Direkta.
Gli atti sono in parte state trasferiti a Firenze. E, a quanto si
apprende, anche la Procura di Genova dovrebbe aver ricevuto documenti da
Cuneo relativi ai rapporti finanziari tra le due aziende: la
magistratura ligure si è occupata anni fa delle aziende di famiglia
Renzi e ha indagato Tiziano per bancarotta in relazione alla Chil per
poi archiviare la sua posizione.