Corriere La Lettura 20.5.18
Ci rivediamo tra cent’anni
I
viaggi nel tempo affascinano da secoli l’immaginazione umana suggerendo
percorsi circolari attraverso la curvatura dello spazio-tempo
conversazione di Giulio Giorello con Jim Al-Khalili
Nel
presentare i saggi che compongono il volume, Il futuro che verrà (dal
24 maggio in libreria per Bollati Boringhieri), Jim Al-Khalili, fisico
teorico nonché apprezzato comunicatore scientifico, inizia così:
«Secondo la teoria della relatività il futuro è sotto i nostri occhi,
pronto ad attenderci: tutti i tempi lo sono — passato, presente, futuro —
preesistenti e permanenti in uno statico spaziotempo a quattro
dimensioni, e tuttavia la nostra coscienza è inchiodata a un oggi in
continuo mutamento». Sicché «non riusciamo mai a vedere ciò che sta
davanti a noi». Eppure, questa non è una ragione per dichiarare persa la
partita e non tener conto delle previsioni formulate da esponenti del
mondo scientifico provvisti di notevole competenza. Dice Al-Khalili: «Un
libro dedicato al futuro della scienza come potrebbe non parlare dei
viaggi nel tempo?».
GIULIO GIORELLO — La questione affascina
l’immaginazione umana da secoli, anche se con tutta probabilità
concerne, come lei dice, «un futuro enormemente distante da noi». Nel
saggio che conclude il volume, lei sottolinea come nel contesto della
relatività generale la possibilità dei viaggi nel tempo sia suggerita da
quelle che sono chiamate «curve di tipo tempo chiuse»: percorsi
circolari attraverso la curvatura dello spaziotempo in cui il tempo si
ripiega ad arco su sé stesso. Se viaggiassimo lungo una linea del
genere, percepiremmo il tempo scorrere in avanti, come di consueto;
però, alla fine, ci ritroveremmo nello stesso punto dello spazio da cui
eravamo partiti, prima ancora di muoverci.
JIM AL-KHALILI — Il
modo con cui noi stiamo parlando di questi «anelli temporali» è semplice
e interessante. La difficoltà non sta nel descrivere tali anelli, ma
piuttosto nella natura paradossale della realtà che essi implicano. Se
io ritorno al mio punto di partenza prima di averlo lasciato, finirò con
l’incontrare… me stesso. E questi noi due possono ripetere l’operazione
e ritornare allo stesso punto da cui sono partiti; e allora, alla fine
del circuito temporale, ci sono quattro di noi… Io posso così creare
multiple versioni di me stesso, anche se tutti i miei amici direbbero
che non è esattamente una buona idea: un solo Jim basta e avanza! Ed
ecco un paradosso forse ancora più semplice: io procedo sempre lungo una
curva di tipo tempo chiusa, e arrivo prima di dove sono partito;
rapidamente distruggo i mezzi con i quali ho viaggiato prima di essere
arrivato ove mi ero diretto. Ma se non sono più in grado di fare il mio
viaggio, com’è possibile che io possa andare indietro nel tempo? L’unico
modo di aggirare questi paradossi del viaggio nel tempo è postulare
l’esistenza di realtà multiple (i cosiddetti universi paralleli); questo
apre, però, una marea di questioni.
GIULIO GIORELLO — Lei ricorda
anche la vicenda di Albert Einstein che nel 1949 rimase sconcertato da
uno scenario ipotetico che gli aveva sottoposto il logico Kurt Gödel:
era uno scenario concepito entro la relatività generale che ammetteva
anelli temporali. Lei sottolinea pure come moltissimi fisici ritengano
che i paradossi logici connessi con i viaggi nel tempo passato
costituiscano una ragione sufficiente a escluderne la possibilità. Che
dire se vado indietro nel tempo e uccido mia nonna materna prima che
metta al mondo mia madre? Immediatamente dovrebbero scomparire la mia
esistenza e tutti gli eventi correlati. Sarebbe davvero un universo «non
logico»? E potremmo mai determinare dove finiscono le catene di eventi
correlati alla mia esistenza?
JIM AL-KHALILI — Sarebbe senza
dubbio un universo non logico! Se ho ucciso mia nonna materna prima che
io sia nato, allora chi ha ucciso davvero la nonna? Non posso essere
stato io: dopotutto, non c’ero ancora e non avrei potuto nemmeno
crescere fino a diventare un assassino che viaggia nel tempo, e da cui
le nonne dovrebbero guardarsi. In un universo in cui mia nonna è stata
assassinata, non avrei mai visto la luce, quindi non sarei potuto
ritornare indietro nel tempo a ucciderla; la nonna non sarebbe stata
affatto assassinata, ma allora io sarei davvero nato, fino a diventare
un viaggiatore del tempo che avrebbe potuto uccidere la nonna...
Insomma, un insensato circolo vizioso, senza fine.
GIULIO GIORELLO
— In un altro volume da lei curato (Alieni, Bollati Boringhieri, 2017)
viene discussa l’eventuale esistenza di intelligenza extraterrestre
nell’universo. Mi viene in mente la celebre battuta di Enrico Fermi: se
l’intelligenza degli alieni è così tecnologicamente avanzata — ben più
della nostra — come mai non sono già qui? Analogamente, se i viaggi nel
tempo sono possibili, perché i nostri lontani discendenti non sono già
arrivati qui da quel lontano futuro? Perché non si sono spinti più
indietro nel passato, per osservare grandi eventi storici, come
l’assassinio di Giulio Cesare o la morte di Hitler? Eppure, non abbiamo
ancora incontrato alcun «curioso» che provenga dal «futuro remoto»...
JIM
AL-KHALILI — Spesso espongo il paradosso di Fermi in qualche conferenza
o in qualche lezione, e chiedo a chi mi sta a sentire che soluzione si
sentirebbe di dare. Se noi potessimo viaggiare nel passato, i nostri
corpi sarebbero allora parte di quello spaziotempo e dovremmo essere in
grado di interagire con quel mondo. Non saremmo dei semplici fantasmi,
che solo osservano, ma rimarrebbero inosservati. Per vedere gli eventi,
dei fotoni (cioè luce) dovrebbero entrare nei nostri occhi e così i
nostri corpi finirebbero per interagire con il mondo fisico di quel
tempo, dovrebbero diventarne parte. Le ipotesi circa il perché noi non
siamo mai stati consapevoli di questo o quel viaggiatore nel tempo
possono essere le seguenti: a) forse i viaggiatori nel tempo sono tra
noi già ora, ma si guardano bene dal segnalare la loro presenza; b)
forse non desiderano visitare questo nostro inizio di XXI secolo (magari
ci sono periodi migliori per loro per venirci a dare un’occhiata); c)
forse qualche legge della fisica, non ancora scoperta, vieta addirittura
di viaggiare nel tempo. Per me c’è una risposta ancora più semplice. Se
volessimo darci da fare a costruire una macchina del tempo, noi
dovremmo collegare due differenti tempi. Al tempo iniziale noi potremmo
viaggiare all’indietro fino al momento in cui la macchina del tempo è
stata accesa: tutti i tempi precedenti sono preclusi. E dunque, perché
non ci sono adesso dei viaggiatori nel tempo che vengono dal futuro? La
risposta è immediata: perché noi non abbiamo ancora costruito una
macchina del tempo! Se noi ne costruiamo una e l’accendiamo, poniamo
nell’anno 2050, dopo i viaggiatori saranno capaci di usarla per tornare
al 2050, ma non al 2049 o prima...
GIULIO GIORELLO — Riprendendo
un’idea di Frank Tipler (1974), che lei menziona nel saggio, sarebbe
solo una questione di tecnologia, e potremmo costruire una tale macchina
usando dei «cilindri rotanti»: è come se salissimo una scala
elicoidale, scoprendo dopo ogni giro che si è arrivati a un livello
inferiore al precedente! A me viene in mente la bizzarra geometria
escogitata da Maurits Cornelis Escher. Però, lei ipotizza che i cilindri
di Tipler potrebbero essere già presenti in natura...
JIM
AL-KHALILI — Era davvero una reminiscenza dell’illusione ottica della
scalinata di Escher. Quanto all’idea che sia anche una caratteristica
fisica del nostro universo, è qualcosa che parecchi fisici non prendono
sul serio. Però, è una soluzione possibile della teoria della relatività
generale, detta anche stringa cosmica, e poiché la relatività ha dato
prova di saper offrire una spiegazione precisa del nostro universo,
perché non tenerne conto? Personalmente ci ragiono un po’ su; tuttavia,
se fossi uno scommettitore, io stesso non punterei nemmeno una monetina
sulla possibilità che tale stringa cosmica sia davvero una realtà
fisica!
GIULIO GIORELLO — Lei sembra preferire in conclusione
l’idea dei cosiddetti cunicoli come mezzi più praticabili per i viaggi
nel tempo. Si tratta di strutture dello spaziotempo possibili in base
alla relatività generale. Così li definisce: «Scorciatoie nello
spaziotempo, che collegano due regioni differenti dello spazio tramite
un percorso che si trova in una dimensione diversa da quella
dell’universo stesso. Ma le due estremità del cunicolo possono anche
collegare due tempi differenti, dei quali uno rappresenta il passato
dell’altro». Procedere attraverso un cunicolo equivarrebbe a viaggiare
nel tempo verso il futuro o verso il passato, a seconda della direzione
che abbiamo preso. Tuttavia, i cunicoli oggi sono nozioni puramente
teoriche. È lecito immaginare una tecnologia che ci permetta di
individuarli ed eventualmente sfruttarli ai nostri scopi?
JIM
AL-KHALILI — Una tecnologia del genere possiamo già intuirla; ma è
lontanissima dall’essere realizzata. Creare un cunicolo sufficientemente
stabile, che possa venire tramutato in una macchina del tempo, richiede
una forma di materia ed energia che può esistere solo se scendiamo alla
scala subatomica. Ed è l’aspetto più sconcertante: dovremmo mantenere
il cunicolo aperto con una massa negativa. Sembra una follia pensare che
qualcosa abbia una massa minore di zero! Anche se ciò non viola le
leggi della fisica come le conosciamo, può darsi che noi non
comprendiamo tali leggi ancora bene.
GIULIO GIORELLO — Comunque
sia, i cunicoli potrebbero suggerire una connessione tra i viaggi nel
tempo e un’altra questione della fisica attuale, il teletrasporto. Come è
noto, uno dei problemi della fisica quantistica è quello del cosiddetto
entanglement. Due particelle dopo aver interagito sembrano ancora
influenzarsi reciprocamente a grandissima distanza: non è anche questo
uno scandalo intellettuale? Lei allora ipotizza che tali particelle
potrebbero comunicare l’una con l’altra attraverso un cunicolo…
JIM
AL-KHALILI — Quest’ultima è un’idea affascinante, che alcuni fisici
teorici, come Leonard Susskind (Stanford University) e Juan Maldacena
(Princeton), prendono piuttosto sul serio. A lungo ci ha impressionato
l’idea che due distinte particelle possano restare «intrecciate»
(entangled), ovvero in comunicazione istantanea l’una con l’altra
attraverso lo spazio! Un modo di spiegare tutto ciò è immaginare che le
due separate regioni dello spazio siano collegate a livello quantistico
l’un l’altra da un cunicolo: una sorta di cordone ombelicale che
legherebbe le due particelle in una dimensione superiore. Sembra quasi
fantascienza, ma spero che sia una convinzione corretta, perché è assai
elegante.
GIULIO GIORELLO — Comunque vadano le cose, lei alla fine
si congeda dai lettori ammonendoli che tutti noi dovremmo sempre «usare
con saggezza le nostre nuove conoscenze». Però, la storia della fisica
del XX secolo non rende un po’ precario questo appello alla saggezza?
Pensiamo all’uso militare del nucleare...
JIM AL-KHALILI — Ha
ragione, ma resto ottimista. La mia più profonda convinzione è che la
conoscenza scientifica e i progressi tecnologici, in sé, non siano né
buoni né cattivi. Quello che conta è come li usiamo. Così è stato in
tutta la storia. E non possiamo bloccare il progresso e nemmeno
l’acquisizione di nuovi lumi. Dobbiamo lavorare perché la società
comprenda rischi e conseguenze...
GIULIO GIORELLO — Lei accenna al
fatto che i viaggi nel tempo e il teletrasporto prendono vita non solo
nelle nostre equazioni ma nella fantascienza. E il premio Nobel Kip
Thorne, quando collaborava alla sceneggiatura del film Interstellar,
diceva che gli piaceva costruirne la trama basandola sulle equazioni
delle nostre migliori teorie fisiche. Non potrebbe valere anche
l’inverso? Non si potrebbe usare la fantascienza per «avvicinarsi alla
saggezza»?
JIM AL-KHALILI — Spesso gli scrittori di fantascienza
sono stati capaci di predire non solo le conquiste scientifiche e le
loro applicazioni, ma anche le risposte dell’umanità. Sono favorevole al
doppio scambio tra scienza e fantascienza. E aggiungo che gli scrittori
di fantascienza possono avere un ruolo rilevante nel focalizzare le
opportunità e i pericoli delle nuove tecnologie.
GIULIO GIORELLO — Anche questa sarebbe una buona forma di Illuminismo.