Corriere La Lettura 13.5.18
Il tredicesimo apostolo
Agiografia.
La Chiesa cattolica elebra il 14 Maggio SanMattia, il discepolo
sorteggiato per sostituire il traditore Giuda tra i Doici e ricostituire
il collegio apostolico
Una sola citazione nel Nuovo Testamento, ma una ricca aneddotica successiva
di Marco Rizzi
L’elezione
di Mattia nel gruppo dei Dodici in sostituzione di Giuda, il traditore,
è narrata da Luca nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli; precede
cioè la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli riuniti nel
Cenacolo, riportata nel capitolo successivo. La notazione è importante,
perché aiuta a comprendere le modalità con cui avvenne la scelta: si
tratta infatti dell’unico episodio di sorteggio ricordato nel Nuovo
Testamento e più specificamente negli Atti degli Apostoli. In altri
casi, ad esempio per la designazione dei sette diaconi destinati al
servizio dei poveri, citata nel sesto capitolo, o per l’elezione dei
missionari da inviare in alcune province dei capitoli tredicesimo e
sedicesimo, Luca si limita a ricordare l’imposizione delle mani da parte
degli Apostoli, a conferma di decisioni prese di comune accordo, dato
che dopo la Pentecoste lo Spirito Santo abitava ormai stabilmente il
gruppo dei seguaci di Gesù.
Invece, la scelta di Mattia, celebrato
come santo dalla Chiesa cattolica il 14 maggio, si colloca
nell’intervallo di tempo tra la presenza di Cristo sulla terra,
terminata con l’Ascensione, e la discesa dello Spirito: non poteva
quindi essere ricondotta in nessun modo a Gesù, né il gruppo dei Dodici —
più precisamente degli undici — poteva vantare in quel momento
l’autorità necessaria per una simile decisione. Al contrario, il ricorso
al sorteggio era prassi comune nell’ebraismo, in quanto l’esito era
ritenuto opera di Dio stesso, come afferma il Libro dei Proverbi: «Nel
grembo si getta la sorte, ma la decisione dipende tutta dal Signore». La
procedura compare spesso nell’Antico Testamento, ad esempio per la
nomina dei sacerdoti al servizio del tempio o per selezionare i capri da
sacrificare nel giorno dell’espiazione (il cosiddetto «capro
espiatorio»); pure Giona fu estratto a sorte per essere gettato in mare e
placare la tempesta. Non è quindi necessario ipotizzare un influsso
delle pratiche di Greci e Romani, che ricorrevano al sorteggio per
l’elezione ad alcune cariche politiche.
Come che sia, nel caso di
Mattia il sorteggio sembra rovesciare le previsioni: infatti, l’ordine e
il modo con cui sono presentati i due candidati a sostituire Giuda non è
casuale. Negli elenchi che compaiono negli scritti biblici, il primo
posto costituisce una posizione di riguardo; inoltre, dell’altro
candidato, Giuseppe, vengono riportati il patronimico, Barsabba («Figlio
di Saba») e un soprannome, «Giusto», che lo qualifica in modo
decisamente positivo. Di Mattia, invece, è ricordato solo il nome. Si
può quindi ipotizzare che l’ordine dei nomi riflettesse anche le
preferenze di chi li aveva proposti, ovvero il gruppo dei circa
centoventi fratelli citati da Luca, dinanzi a cui Pietro aveva espresso
la necessità di sostituire Giuda. In quello stesso discorso, troviamo
qualche brandello di informazione su Giuseppe e Mattia; Pietro afferma
che il sostituto di Giuda doveva aver fatto parte del gruppo allargato
di coloro che avevano seguito Gesù insieme ai Dodici «per tutto il tempo
che va dal battesimo da parte di Giovanni sino al giorno in cui Cristo è
stato assunto in cielo».
Dopo l’episodio dell’elezione, né gli
Atti, né gli altri scritti neotestamentari menzionano ulteriormente i
due. Gli scrittori cristiani successivi, però, non hanno mancato di
interessarsi a Mattia; nelle loro opere si intrecciano dati che rivelano
un possibile retroterra storico e altri invece di chiaro sapore
leggendario, o quantomeno problematico. All’inizio del IV secolo,
Eusebio di Cesarea, autore della prima storia della Chiesa, riteneva che
Mattia facesse parte del gruppo dei settantadue discepoli inviati da
Gesù in missione, secondo il racconto del Vangelo di Luca al capitolo
decimo. Probabilmente, in quella circostanza doveva essersi distinto,
così da poter essere proposto in seguito come sostituto di Giuda nel
«collegio apostolico». Un secolo prima di Eusebio, Clemente di
Alessandria d’Egitto identificava Mattia con Zaccheo, il pubblicano di
bassa statura che si era arrampicato sull’albero per vedere Gesù, sempre
nel racconto del Vangelo di Luca. Nel II secolo, invece, il romanzo
dello Pseudo-Clemente fa coincidere la sua figura con quella di Barnaba,
il compagno di Paolo nell’attività missionaria. Ma difficilmente, se
fosse stata vera, l’autore degli Atti degli Apostoli non avrebbe
menzionato l’una o l’altra identificazione.
Si può ritenere che
Mattia abbia ottemperato al mandato ricevuto al momento dell’elezione di
«essere testimone della resurrezione di Cristo» insieme agli Apostoli.
Ciò avrà comportato una intensa attività di predicazione, che deve
essersi svolta nel contesto palestinese o poco lontano. Le notizie
relative alla sua morte, infatti, la collocano in Palestina o in
Etiopia, che nel mondo antico corrispondeva all’area indefinita che si
affaccia sul Mar Rosso. In ogni caso è da escludere una missione verso
la Grecia o l’Asia Minore accanto a Paolo. Secondo Niceforo, uno storico
della Chiesa di epoca bizantina che però fa uso di fonti precedenti,
Mattia sarebbe morto martire in Etiopia, mentre per altri sarebbe stato
lapidato dagli Ebrei a Cesarea di Palestina, anche se il colpo decisivo
gli sarebbe stato inferto dall’ascia di un soldato romano. Per questo,
il suo attributo iconografico è la scure; il che lo ha reso patrono dei
macellai e degli ingegneri (che non siamo soliti associare alle armi da
taglio, ma nel mondo antico la scure rappresentava un accessorio
indispensabile per qualsiasi costruttore). Va però tenuta presente la
tendenza delle fonti posteriori a fare di tutti gli apostoli dei
martiri, come nel caso di Giovanni, che le testimonianze più antiche
fanno morire ad Efeso in tarda età, mentre nel Medioevo si diffuse la
leggenda della sua morte in un pentolone di olio bollente (perciò è il
santo da invocare in caso di scottature).
Secondo l’eretico
gnostico Eracleone, Mattia sarebbe invece morto di morte naturale in
Egitto, non senza avere fissato il suo insegnamento in alcune opere, tra
cui un Vangelo apocrifo e un altro scritto intitolato Le tradizioni.
Insegnamento fatto di brevi e incisive frasi, sull’esempio delle
raccolte dei detti di Gesù, del tipo: «Combattere la carne e
maltrattarla, senza concedere nessuna licenza al piacere, per accrescere
l’anima mediante fede e conoscenza». Proprio lo stile espressivo favorì
la fama di Mattia presso i circoli eterodossi e gnostici di ambito
egiziano, quale portatore di una rivelazione particolare da parte di
Cristo, successiva alla sua elezione, un po’ come accaduto a Paolo al
momento della conversione e immediatamente dopo. Per questo motivo,
l’eretico Basilide si vantava di aver fatto suo l’insegnamento di
Mattia.
Le testimonianze più antiche convergono dunque nel
collegare all’Egitto la figura del discepolo sorteggiato. Non è quindi
un caso che la Chiesa copta conservi l’antica prassi di scegliere il
proprio Papa tramite sorteggio fra tre nomi frutto di una procedura che
culmina in una votazione da parte di un’assemblea composta da tutti i
vescovi della Chiesa copta e dai rappresentanti, anche laici, delle
varie diocesi in Egitto e ora anche nel resto del mondo. Le reliquie di
Mattia sono però conservate nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma,
nella basilica di Santa Giustina a Padova e nella cattedrale di
Treviri.