Corriere 8.5.18
Quella telefonata di Renzi
Il pronostico sbagliato
di Francesco Verderami
Che
c’entra Renzi che parla di centrodestra e di Berlusconi con Salvini? E
che c’entra Salvini che chiede a Renzi di fargli da mediatore con
Berlusconi?
Nel giorno in cui deflagra tutto, accade persino che
l’ex leader del Pd, fermamente convinto che un governo sarebbe nato, si
accorge di aver sbagliato pronostico. E terrorizzato dal ritorno alle
urne chiama il segretario del Carroccio: «Scusa Matteo, davvero non
riuscite a convincere Berlusconi a fare un passo indietro?». «No Matteo.
Ma visto che ci vai d’accordo molto più di me, prova a convincerlo tu».
Non è dato sapere se Renzi ci abbia provato, se così fosse il risultato
sarebbe stato modesto: una breve nota di Forza Italia — dettata a fine
giornata da Gianni Letta — con la quale si invitano gli alleati a
meditare se non sia meglio tornare alle urne in autunno piuttosto che in
estate.
Il Cavaliere ha già lasciato Roma e dorme sull’aereo che
lo riporta a Milano, mentre le tenebre calano sulla legislatura.
L’estremo tentativo di Mattarella si infrange sui veti dei grillini e
dei leghisti, che pure ci avevano provato nel pomeriggio a far cambiare
idea al leader azzurro. Preso atto che Berlusconi non cedeva, che l’idea
di scambiare l’appoggio esterno per tre ministri d’area e la presidenza
della Bicamerale per le riforme non lo convinceva, Di Maio ha allargato
le braccia con Salvini: «Oltre non mi posso spingere o mi salta il
gruppo». Ne riparleranno (forse) dopo le elezioni, che hanno deciso di
affrontare con la stessa tattica: polarizzando il voto. «Sarà un
ballottaggio tra noi e Salvini», dice il capo di M5S. «Sarà un
referendum tra noi e Di Maio», dice il leader leghista.
Il gioco
sembra fatto, tra lo sconcerto dei parlamentari democratici e forzisti,
che nelle rispettive chat di partito descrivono le fiamme dell’inferno e
temono di venirne inghiottiti. Al Quirinale si consuma l’ultimo atto.
Il capo dello Stato avverte le delegazioni dei Cinque Stelle e del
centrodestra, spiega che le elezioni anticipate potrebbero provocare un
ulteriore strappo con il Paese. «Abbiamo già avuto un crollo nella
partecipazione al voto», sottolinea, ricordando le percentuali delle
ultime Regionali: «Una reiterazione non aiuterebbe». È chiaro che
Berlusconi vorrebbe aiutarlo. E ci prova, a modo suo.
Succede
quando gli alleati si mettono a perorare la causa dell’incarico a
Salvini, e Mattarella chiede dove siano i numeri e quali gruppi
sosterrebbero il tentativo. «Ma i numeri ci sono», replica il Cavaliere:
«Saranno in tanti a non voler tornare a casa. E ci sarà anche il
gruppo. Le anticipo già il nome: “Gli Indipendenti”». Superato il
momento d’imbarazzo, la delegazione si accinge a salutare il presidente
della Repubblica, quando — sull’uscio — Berlusconi chiede di poter
parlare da solo con il capo dello Stato. La richiesta viene accordata e
dietro quella porta chiusa, gli alleati iniziano a insospettirsi. Pochi
minuti e l’ex premier riappare: «Non ho parlato di governo. Ho fatto
presente al capo dello Stato le condizioni di salute in cui versa
Dell’Utri». La Meloni fa in tempo a indossare un sorriso d’ordinanza
prima di apparire davanti ai media.
La leader di Fratelli d’Italia
in questi mesi ha svolto un ruolo di cerniera nel centrodestra, come
quei mediani a cui è delegato il compito di recuperar palloni. Ma
l’altra sera al vertice, quando Berlusconi ha provato a parlare di
«partito unico del centrodestra» per diluire i suoi numeri con quelli
della Lega, non ci ha più visto e ha affondato il tackle : «Silvio,
lascia stare. C’era il Pdl e sappiamo com’è andata a finire». Qualcosa
però il Cavaliere si dovrà inventare per non concludere la sua storia
venticinquennale da junior partner di Salvini, per evitare che sia
l’altro a salire su un predellino e fare un boccone di ciò che resta di
Forza Italia.
Un terzo dei parlamentari azzurri è convinto infatti
che non sarà ricandidato. Ed è sicuro che quei collegi finiranno in
quota Lega. Perciò quando ieri Letta esortava Berlusconi a «lasciare
aperto uno spiraglio» a Mattarella, loro pensavano piuttosto a un muro
che li difendesse. Perché luglio o settembre, il voto si avvicina. Il
ministro Franceschini, ormai nei panni dello scrittore, osservando le
macerie ha dettato l’incipit: «Per una serie di tragici errori,
portarono il Paese ai seggi sotto il sole. Alcuni cittadini
dimenticarono la scheda elettorale, altri dimenticarono il costume da
bagno». Il libro sarà dedicato a Renzi e Berlusconi.