Corriere 17.5.18
Marlène e il sesso sotto i 15 anni Francia divisa sulla nuova legge
Ministra sotto accusa: il testo non prevede il reato di stupro in automatico
di Stefano Montefiori
PARIGI
Quando è stata nominata segretaria di Stato alla Parità uomo-donna
Marlène Schiappa era la più giovane componente del governo, e tra le
meno conosciute. Nel giro di un anno la 35enne di origini corse (padre) e
italiane (madre) è diventata una personalità politica di primo piano: è
dipeso dall’attualità e dall’importanza del movimento #MeToo (declinato
in Francia come #BalanceTonPorc), e dalla personalità di Schiappa,
femminista fondatrice anni fa del blog Maman travaille («Mamma lavora»),
sposata con due figlie, soprannominata «bulldozer» dal marito.
In
questi giorni Marlène Schiappa è al centro dell’attenzione perché
presenta all’Assemblea nazionale un progetto di legge contro le violenze
sessuali, che prevede tra l’altro multe per chi molesta verbalmente per
strada.
L’articolo che ha provocato il dibattito più acceso in
aula è il numero 2, che punta a colmare una lacuna e a stabilire anche
in Francia, come nel resto dell’Europa, un’«età del consenso»: è lecita
una relazione sessuale tra un o una maggiorenne e una persona minore, se
quest’ultima ha almeno 15 anni (in Italia l’età del consenso è 14
anni).
Se il minore non ha ancora 15 anni,il maggiorenne viene
accusato di «violazione» ma perché si possa parlare di «violenza
sessuale» il minore doveva trovarsi in stato di vulnerabilità. In
sostanza, l’accusa di stupro non scatta automatica, come invece
avrebbero voluto molte associazioni e non pochi deputati. Tra questi
Fabien Di Filippo, parlamentare dei Républicains (destra), che nel suo
intervento è arrivato a evocare la vita personale della segretaria di
Stato: «Lei vuole porre la sua concezione libertaria dei rapporti
sessuali, compresi quelli tra persone di maggiore e minore età, davanti
alla protezione dei nostri bambini».
Marlène Schiappa ha preteso
di riprendere la parola, ha denunciato di essere stata insultata, ha
parlato di «volgare misoginia» e dell’«ignoranza profonda sulla libertà
delle donne» dimostrata dal suo interlocutore, e ha ottenuto la
sospensione della seduta.
Di Filippo alludeva forse ai romanzi
erotici che Schiappa avrebbe scritto sotto pseudonimo (il suo entourage
smentì mesi fa), o alla sua interpretazione dei «Monologhi della
vagina», circostanze che in passato hanno già provocato commenti
sessisti. Alla ripresa dei lavori l’articolo 2 è stato adottato, 81 voti
contro 68.