Corriere 14.5.18
Giustizia e libertà viste da Croce
di Antonio Carioti
L’uso
della parola «ircocervo» da parte di Silvio Berlusconi, in una recente
intervista al «Corriere», ha indotto a rievocare Benedetto Croce. Fu
infatti il filosofo napoletano a usare quel termine antico, che
designava un inesistente animale mitologico, per esprimere il suo
dissenso dal tentativo di coniugare liberalismo e socialismo. La
questione però merita di essere approfondita, come fa Paolo Bonetti in
uno dei saggi raccolti nel volume Presenza di Croce (Aras edizioni,
pagine 238, € 20). Senza dubbio l’idea di mettere sullo stesso piano la
giustizia, concetto storicamente variabile, e la libertà, espressione
permanente dello spirito umano, era per Croce inaccettabile. Di qui la
sua bocciatura filosofica del liberalsocialismo. Ma va aggiunto, nota
Bonetti, che la visione crociana della libertà, proprio perché
svincolata dalle contingenze empiriche, non si identificava per forza
con certe istituzioni o con le politiche economiche di mercato. Per
questo, rispetto ad altri liberali, Croce era più aperto verso le
riforme del welfare. Avverso al liberalsocialismo come costruzione
teorica, non ne disdegnava, sostiene Bonetti, le realizzazioni concrete.