Corriere 13.5.18
«Ultimo tango» torna al cinema. Ma questa volta è un film «per tutti»
di Paolo Mereghetti
Dopo
essere stato condannato al rogo e aver fatto perdere i diritti civili
per cinque anni al suo regista, «Ultimo tango a Parigi» di Bernardo
Bertolucci è tornato a far parte della categoria «film per tutti», con
«Mary Poppins» o «Piedone lo sbirro». La decisione l’ha presa la
commissione di censura che venerdì ha visionato la nuova copia del film,
restaurata nella sua integrità dal Centro Sperimentale di
Cinematografia, che la distribuirà nei cinema italiani a partire dal
lunedì 21 maggio. Comprensiva anche di quegli 8 secondi (sul primo
amplesso tra i due protagonisti, consumato in piedi) che nel 1972 i
produttori furono obbligati a tagliare per ottenere almeno il divieto ai
minori di 18 anni.
Il che poi non impedì il vergognoso calvario
del film e del suo autore, condannato il 29 gennaio 1976 alla
«distruzione del negativo». Certo, da allora molto tempo è passato e
come già fu stabilito nel 1987 (quando il film fu riabilitato e
derubricato ai minori di 14 anni, pur con un taglio di 6 minuti) il
reato di oscenità aveva perso la sua ragion d’essere proprio in ragione
di un «mutato comune senso del pudore». Ma oggi non si rischia di cadere
nell’eccesso opposto? Almeno fino a quando non sarà esecutiva la tanto
attesa riforma della censura, la protezione dei minori è ancora affidata
alle commissioni del ministero. E viene da chiedersi se un film come
«Ultimo tango» non debba essere «consigliato» solo a spettatori di una
certa maturità. Non parlo della troppe volte citata scena «del burro»
(su cui si è già esercitata la satira di «Ultimo tango a Zagarol») penso
al senso di disperazione e di morte che il personaggio di Brando si
porta dietro per tutto il film e che esplode nella tragedia finale.
Come
ne uscirebbe la fantasia un ragazzino? Ci sono dei libri — La coscienza
di Zeno, Lo straniero, Viaggio al termine della notte, tanto per fare
qualche esempio — che non metterei in mano a un ragazzo di dieci/dodici
anni. Come non gli farei vedere «Ultimo tango a Parigi». Aspetterei che
crescesse un po’. Anche per poter capire che quel film è un capolavoro e
non solo uno spunto per fare facili battute sul sesso.