Bah…
internazionale 11.5.18
L’amore per una macchina
“Tra
il 1999 e il 2006 la Sony fabbricò 150mila cani robot capaci di
muoversi e dotati di un microfono e di altoparlanti per rispondere a
semplici comandi. Non avevano bisogno di fare movimento né di mangiare,
ma i padroni li amavano, ed era questo a renderli simili a dei cani
veri”, scrive Andrew Brown sul Guardian. “Potremmo chiederci perché
siamo così sicuri che quei cani non siano mai stati vivi. Non può essere
solo perché sono dei robot guidati da leggi chimiche e meccaniche. In
un certo senso lo siamo anche noi. Se in futuro i computer saranno
intelligenti e simili agli esseri umani, perché non potrebbe succedere
anche a un cane robot? Il funerale nel tempio buddista è stato un atto
religioso (In un tempio buddista in Giappone si è svolto il funerale di
un centinaio di cani robot rotti e fuori produzione. Dopo il saluto dei
padroni, saranno usati come donatori di organi), perché ha dato forma e
spazio a un dolore. Raramente siamo più umani di quando piangiamo
qualcosa che non potrebbe mai rimpiangere noi”.