domenica 29 aprile 2018

Repubblica Robinson
Il filosofo/2
Toyota di classe
di Slavoj Žižek


Una vecchia, deliziosa barzelletta sovietica su Radio Erevan (le barzellette di epoca sovietica si basavano su domande e risposte a questa radio, così chiamata dal nome della capitale armena, ndr) dice così: un ascoltatore chiede: « È vero che Rabinovi? ha vinto alla lotteria un’auto nuova?», e la radio risponde: «Sì, in linea di principio, solo che non era un’auto nuova ma una vecchia bicicletta; ma non l’ha vinta, gliel’hanno rubata ». Non vale lo stesso per il Manifesto comunista?(...)
La reazione automatica dell’odierno progressista illuminato alla lettura del Manifesto è questa: il testo non è patentemente zeppo di errori empirici, sia nel quadro che fornisce della situazione sociale, sia riguardo alla prospettiva rivoluzionaria che sostiene e propala? È mai stato un manifesto politico così chiaramente falsificato dalla realtà storica a venire? Non è semmai, per essere generosi, un’estrapolazione gonfiata di alcune tendenze riscontrabili nell’Ottocento? Dunque, proviamo ad avvicinarci al Manifesto dal capo opposto: dove viviamo oggi, nella nostra società globale post-... ( postmoderna, postindustriale?), lo slogan che si afferma sempre più è quello della “ globalizzazione”: l’imposizione brutale di un mercato globale unificato che minaccia ogni tradizione etnica o locale, compresa la stessa forma dello Stato- nazione. Ma rispetto a questa situazione, la descrizione che il Manifesto dà dell’impatto sociale della borghesia non è più attuale che mai?
“ La borghesia — scriveva Marx — non può esistere senza rivoluzionare di continuo gli strumenti e, dunque, i rapporti di produzione, quindi tutti i rapporti sociali... Il continuo rivoluzionamento della produzione, lo scuotimento ininterrotto di tutte le condizioni sociali, l’incertezza e il movimento eterni contraddistinguono l’epoca borghese da ogni altra... La borghesia, sfruttando il mercato mondiale, ha reso cosmopoliti la produzione e il consumo di tutti i paesi. Con grande dispiacere dei reazionari, ha tolto da sotto i piedi all’industria il terreno nazionale. Le più antiche industrie nazionali sono state — e ancora vengono, ogni giorno — annientate. Al posto dei vecchi bisogni soddisfatti con i prodotti del proprio paese ne subentrano di nuovi che esigono, per la loro soddisfazione, i prodotti dei paesi e dei climi più lontani. Al posto dell’antica autosufficienza e dell’antico isolamento, locali e nazionali, subentra un traffico di merci universale, un’universale dipendenza delle nazioni tra loro. E questo avviene nella produzione materiale come in quella intellettuale. I prodotti intellettuali delle singole nazioni divengono bene comune. La parzialità e la ristrettezza di vedute nazionali diventano sempre più impossibili, e dalle molte letterature nazionali e locali si forma una letteratura mondiale ”. Non è questa la nostra realtà, oggi più che mai? Le auto Toyota vengono prodotte per il 60 per cento negli Stati Uniti, la cultura di Hollywood pervade le regioni più remote del globo...
Giungiamo al modo, supremamente paradossale, in cui funziona oggi l’ideologia. Essa si presenta esattamente come il proprio opposto, come critica radicale delle utopie ideologiche. L’ideologia dominante è oggi non una visione positiva di qualche futuro utopico ma una rassegnazione cinica, un’accettazione del mondo “per com’è davvero”, accompagnata dall’avvertenza che se vogliamo cambiarlo ( troppo), non può che provenirne l’orrore del totalitarismo. Ogni visione di un mondo altro viene respinta in quanto ideologica. Alain Badiou descrive il fatto in modo meravigliosamente preciso: oggi, la funzione principale della censura ideologica non è sgominare una reale resistenza — a questo pensano gli apparati repressivi dello Stato — ma sgominare la speranza, condannare immediatamente a morte ogni progetto critico in quanto esso avvierebbe un percorso al termine del quale troveremmo i gulag o giù di lì. ?
IL LIBRO Il manifesto comunista di Marx e Engels (Ponte alle grazie, 192 pagine, 19,80 euro) esce il 3 maggio in una nuova traduzione arricchita da saggi di alcuni fra i maggiori studiosi di Marx. Anticipiamo qui uno stralcio di quello di Slavoj Žižek