Repubblica Robinson
Il filosofo/2
Toyota di classe
di Slavoj Žižek
Una
vecchia, deliziosa barzelletta sovietica su Radio Erevan (le
barzellette di epoca sovietica si basavano su domande e risposte a
questa radio, così chiamata dal nome della capitale armena, ndr) dice
così: un ascoltatore chiede: « È vero che Rabinovi? ha vinto alla
lotteria un’auto nuova?», e la radio risponde: «Sì, in linea di
principio, solo che non era un’auto nuova ma una vecchia bicicletta; ma
non l’ha vinta, gliel’hanno rubata ». Non vale lo stesso per il
Manifesto comunista?(...)
La reazione automatica dell’odierno
progressista illuminato alla lettura del Manifesto è questa: il testo
non è patentemente zeppo di errori empirici, sia nel quadro che fornisce
della situazione sociale, sia riguardo alla prospettiva rivoluzionaria
che sostiene e propala? È mai stato un manifesto politico così
chiaramente falsificato dalla realtà storica a venire? Non è semmai, per
essere generosi, un’estrapolazione gonfiata di alcune tendenze
riscontrabili nell’Ottocento? Dunque, proviamo ad avvicinarci al
Manifesto dal capo opposto: dove viviamo oggi, nella nostra società
globale post-... ( postmoderna, postindustriale?), lo slogan che si
afferma sempre più è quello della “ globalizzazione”: l’imposizione
brutale di un mercato globale unificato che minaccia ogni tradizione
etnica o locale, compresa la stessa forma dello Stato- nazione. Ma
rispetto a questa situazione, la descrizione che il Manifesto dà
dell’impatto sociale della borghesia non è più attuale che mai?
“
La borghesia — scriveva Marx — non può esistere senza rivoluzionare di
continuo gli strumenti e, dunque, i rapporti di produzione, quindi tutti
i rapporti sociali... Il continuo rivoluzionamento della produzione, lo
scuotimento ininterrotto di tutte le condizioni sociali, l’incertezza e
il movimento eterni contraddistinguono l’epoca borghese da ogni
altra... La borghesia, sfruttando il mercato mondiale, ha reso
cosmopoliti la produzione e il consumo di tutti i paesi. Con grande
dispiacere dei reazionari, ha tolto da sotto i piedi all’industria il
terreno nazionale. Le più antiche industrie nazionali sono state — e
ancora vengono, ogni giorno — annientate. Al posto dei vecchi bisogni
soddisfatti con i prodotti del proprio paese ne subentrano di nuovi che
esigono, per la loro soddisfazione, i prodotti dei paesi e dei climi più
lontani. Al posto dell’antica autosufficienza e dell’antico isolamento,
locali e nazionali, subentra un traffico di merci universale,
un’universale dipendenza delle nazioni tra loro. E questo avviene nella
produzione materiale come in quella intellettuale. I prodotti
intellettuali delle singole nazioni divengono bene comune. La parzialità
e la ristrettezza di vedute nazionali diventano sempre più impossibili,
e dalle molte letterature nazionali e locali si forma una letteratura
mondiale ”. Non è questa la nostra realtà, oggi più che mai? Le auto
Toyota vengono prodotte per il 60 per cento negli Stati Uniti, la
cultura di Hollywood pervade le regioni più remote del globo...
Giungiamo
al modo, supremamente paradossale, in cui funziona oggi l’ideologia.
Essa si presenta esattamente come il proprio opposto, come critica
radicale delle utopie ideologiche. L’ideologia dominante è oggi non una
visione positiva di qualche futuro utopico ma una rassegnazione cinica,
un’accettazione del mondo “per com’è davvero”, accompagnata
dall’avvertenza che se vogliamo cambiarlo ( troppo), non può che
provenirne l’orrore del totalitarismo. Ogni visione di un mondo altro
viene respinta in quanto ideologica. Alain Badiou descrive il fatto in
modo meravigliosamente preciso: oggi, la funzione principale della
censura ideologica non è sgominare una reale resistenza — a questo
pensano gli apparati repressivi dello Stato — ma sgominare la speranza,
condannare immediatamente a morte ogni progetto critico in quanto esso
avvierebbe un percorso al termine del quale troveremmo i gulag o giù di
lì. ?
IL LIBRO Il manifesto comunista di Marx e Engels (Ponte alle
grazie, 192 pagine, 19,80 euro) esce il 3 maggio in una nuova
traduzione arricchita da saggi di alcuni fra i maggiori studiosi di
Marx. Anticipiamo qui uno stralcio di quello di Slavoj Žižek