lunedì 9 aprile 2018

Repubblica 9.6.18
La questione molestie
Il colloquio Argento-Boldrini “Ecco perché in Italia #MeToo ha perso”
L’attrice e l’ex presidente della Camera, alla vigilia del summit di New York, raccontano l’anomalia del nostro paese
di Maria Novella De Luca


ROMA L’Italia ha perso la rivoluzione di #MeToo.
«Ho raccontato di essere stata stuprata da Harvey Weinstein quando avevo 20 anni, in Usa mi hanno creduta, Weinstein è stato cacciato, in Italia invece sono stata derisa e chiamata prostituta, mi hanno minacciata di morte insieme ai miei figli. Come possiamo aspettarci allora che le donne denuncino molestie e violenze se nel nostro Paese chi parla finisce sul banco degli imputati?».
Asia Argento e l’ex presidente della Camera Laura Boldrini si salutano con un abbraccio nel silenzioso chiostro di Palazzo Valdina, alle spalle di Montecitorio. Entrambe sono in partenza per gli Stati Uniti dove il 12 aprile parteciperanno al summit “Women in the world” organizzato dall’ex direttrice del “New Yorker” Tina Brown.
Invitate per raccontare “l’anomalia italiana”.
Perché a sei mesi dalla famosa inchiesta di Ronan Farrow sugli abusi sessuali nel mondo del cinema americano, la questione “molestie” è diventata un ciclone che sta travolgendo, negli States e non solo, ogni ambito lavorativo. “Me too”, anche io: migliaia le denunce, decine i maschi cacciati anche da posti di altissimo potere. Da noi invece il silenzio. Le sabbie mobili e il sospetto. Il caso Brizzi già dimenticato, le sue accusatrici definite mitomani. Ma anche le incredibili campagne di odio, quasi sempre a sfondo sessuale, che hanno segnato gli anni da presidente della Camera di Laura Boldrini, oggi deputata di Leu.
«Minacce di morte, minacce di stupro, minacce di qualsiasi abuso. E poche reazioni, come fosse normale. Abbiamo l’obbligo di chiederci perché».
Argento, Boldrini, partiamo da qui. Entrambe siete state bersaglio di feroci campagne sessiste. Le donne molestate continuano a tacere. Per paura, per rassegnazione?
Argento: «Le donne non denunciano perché io sono stata un terribile esempio. Magari, all’inizio, sentendo la mia storia e quella di tante altre vittime di violenza, forse avevano pensato anche loro di poter raccontare gli abusi subiti, avevano trovato un po’ di coraggio. Poi hanno visto come sono stata trattata, insultata, minacciata e di certo si sono tirate indietro. Ma la cosa più grave è che anche molte mie colleghe del mondo dello spettacolo, che avrebbero avuto la forza parlare, hanno taciuto. E questo mi ha fatto davvero soffrire».
Boldrini: «Ricordo quei giorni e la reazione, agghiacciante, anche di molte donne, di fronte al coraggio di Asia. Invece di dimostrarle solidarietà e ammirazione, dicevano che aveva aspettato troppo e magari aveva avuto dei vantaggi da quella storia. Si era capovolta la situazione. Un trattamento inaccettabile. Per questo ho chiesto ad Asia, che voleva lasciare l’Italia, di restare invece, per continuare a lottare insieme».
Però da noi il movimento #MeToo non ha attecchito.
Qualche appello, i cortei di “Non Una di Meno”. Ma nessun molestatore è stato licenziato.
Argento: «È di questo paradosso che parleremo al summit di New York. Sulla stampa americana io sono stata definita “eroica” per aver denunciato quello che mi era successo quando avevo 20 anni e in Italia invece colpevolizzata, proprio perché erano passati vent’anni e avevo continuato a fare l’attrice. Lo stesso paradosso per cui i leghisti bruciano in piazza l’effige della presidente Boldrini, ma alla fine tranne un po’ di proteste non succede nulla».
Boldrini: «Le donne tacciono perché hanno paura di non essere credute, di doversi addirittura giustificare, è la loro parola contro un sistema in cui nei talk show ci sono politici che confondono la molestia con il corteggiamento.
Per questo i molestatori non vengono messi al bando. Anzi sembra che non esistano. Invece è una piaga. C’è un pregiudizio fortissimo verso il mondo femminile, chi parla di sessismo e misoginia viene trattato con fastidio. Anche in politica».
Argento: «Pensate al processo alle ragazze americane stuprate da due carabinieri a Firenze. In aula è come se fossero state violentate di nuovo dai difensori degli imputati».
Ma non sarà invece che le donne stesse, per cultura o rassegnazione, ritengano la molestia un male inevitabile?
Argento: «Sì, in parte è così, l’ho vissuto sulla mia pelle. Dopo l’intervista a Farrow, mentre qui minacciavano di morte mia figlia sui social, avevo chiamato altre colleghe cercando solidarietà. E tante mi avevano raccontato il loro #MeToo: “Al provino il produttore era nudo”, oppure “mi ha chiesto di spogliarmi, ma in fondo non è successo niente”. Invece no, è violenza, è un trauma che ti resterà per sempre».
Boldrini: «Bisogna saper riconoscere la molestia. È entrata talmente nel costume che si è normalizzata. Si deve lavorare sulla consapevolezza. Fin dalle scuole. Ma questa rassegnazione è figlia anche della mancanza di libertà economica delle donne».
Difficile essere libere quando una su due non ha lavoro.
Boldrini: «Il 49% delle donne è disoccupato: i dati italiani sono una vergogna. Pensate al gap salariale. Per questo sto lavorando a un piano straodinario su occupazione e imprenditoria.
Senza autonomia economica è ben difficile liberarsi dalla violenza».
Argento: «In Italia ti dicono: Il capo ti ricatta sessualmente? E tu cambia lavoro. Ma non è giusto. Ho faticato una vita per arrivare qui. È il molestatore che deve essere licenziato, non io. Per questo le donne non parlano, nemmeno quelle affermate».
Quindi nel fallimento di #MeToo scontiamo un ritardo storico? Eppure i movimenti femministi sono forti e attivi.
Boldrini: «È vero. Ma le organizzazioni delle donne in Italia, pur facendo moltissimo, non sono abbastanza coese, non riescono ad avere il giusto peso e dunque contano meno, non riescono a fare lobby in senso positivo. C’è poi la responsabilità di molti media che continuano a ignorare colpevolmente le nostre mobilitazioni, coprendo magari quelle che avvengono all’estero».
Argento: «Il ritardo storico c’è.
Da noi il delitto d’onore è stato abrogato nel 1981, io sono stata stuprata nel 1997 ma soltanto un anno prima la violenza sessuale era diventata reato contro la persona».
Boldrini: «Ma non dobbiamo arrenderci. Quando il 25 novembre 2017 ho invitato 1.400 donne a Montecitorio, e ognuna di loro ha raccontato il proprio riscatto dalle molestie e violenze subite nella vita, ho capito che possiamo farcela. Del resto siamo il 51% della popolazione. Però dobbiamo puntare sulla scuola. E combattere la nuova frontiera della violenza sessuale sui social.
Ne sono vittime milioni di donne, ma soprattutto ragazzine».
Quindi educare alla parità...
Boldrini: «Nasce tutto da lì.
Quando ero piccola in famiglia eravamo cinque figli, due femmine e tre maschi. Erano gli anni Sessanta e in casa erano soltanto le bambine ad aiutare. Un giorno però mia sorella ed io abbiamo deciso di fare sciopero.
Non avremmo più fatto niente se anche i maschi non fossero stati coinvolti nelle faccende. Dopo due giorni di caos i nostri genitori decisero che era giusto. Per la mia crescita è stato fondamentale.
Voleva dire che la parità era giusta».
Asia, pensa ancora di emigrare?
Argento: «No, resto qui a lottare. In questa battaglia ho conosciuto tante donne straordinarie che avevano vissuto un trauma come il mio. E ho scoperto un senso più profondo alla mia vita».