Repubblica 8.4.18
Gli M5S: “La Lega ci ha tradito” Di Maio vede spiragli a sinistra
Il
capo politico “fiducioso” sulla trattativa con i dem. “Ma non cederà
sulla premiership” Irritazione per la riunificazione del centrodestra: “
Salvini decida che vuol fare da grande”
di Annalisa Cuzzocrea
Ivrea
(Torino). Alle battute su Silvio Berlusconi di Dario Vergassola, che
arrivano sul finale della kermesse di Ivrea, Luigi Di Maio scoppia in
una risata liberatoria. È stato un giorno teso, passato in prima fila ad
ascoltare gli ospiti del think tank di Davide Casaleggio, senza perdere
di vista le notizie che corrono sul telefonino. Arrivano l’apertura del
pd Dario Franceschini che considera l’intervista del leader M5S a
Repubblica una «novità politica», la chiusura da parte di Matteo Orfini e
dell’ala più renziana e l’ironia del leghista Matteo Salvini davanti
all’ipotesi un governo 5 stelle-Pd.
Ma soprattutto arrivano, sui
telefonini dei pontieri, segnali che i tessitori della trattativa
considerano positivi. Lo stesso Matteo Renzi, secondo quanto riportato
al capo politico, sarebbe in cerca di « un abbraccio » , una sorta di
rilegittimazione. Mossa per la quale i 5 stelle, però, non sono ancora
pronti. «Per adesso ci troviamo bene con Martina - dice chi lavora
all’intesa - poi si vedrà».
Perché una cosa è certa, e a Ivrea è
palpabile nelle parole di tutti i parlamentari accorsi all’evento
organizzato per il secondo anno di seguito in onore di Gianroberto
Casaleggio: il Movimento si sente tradito dalla Lega. «Salvini deve
decidere cosa vuole fare da grande», dice la vicepresidente del Senato
Paola Taverna al suo arrivo. « A 45 anni dovrebbe arrivarci», rincara il
collega salernitano Andrea Cioffi. Ed è lo stesso Di Maio - nel
brevissimo punto stampa che concede all’ora di pranzo - a provocare:
«Credo che il leader della Lega sappia che al Quirinale o ci vai con il
17 per cento o con il 37, non cambia molto se non hai il 51».
Sul
Pd, invece, il leader 5S dice solo di considerare le parole di Martina,
che ha apprezzato la distensione di toni, « un passo avanti » . «Sono
molto fiducioso di arrivare a un contratto di governo. Sappiamo -
continua - che sia da una parte che dall’altra ci sono delle evoluzioni e
le attendiamo » . Dipenderà molto da quello che succederà in queste
ore, quindi.
Fino a ieri mattina, davanti all’ipotesi di un Pd più
dialogante e di una Lega ferma nel tenere dentro Forza Italia, si era
affacciata la possibilità di andare ancora più in là. E di fare per la
prima volta una scelta unilaterale nei confronti del centrosinistra.
Aprire un solo tavolo, e aprirlo con Leu e Pd. Una mossa da compiere
dopo il secondo giro di consultazioni che, tuttavia, ha delle
controindicazioni, a partire da un clima interno che non è dei migliori.
Sui social network le reazioni alla caduta del veto su Renzi sono state
negative. I sondaggi spediti via mail a Di Maio mostrano che
un’alleanza col Pd sarebbe preferibile solo per un 20 per cento degli
elettori 5 stelle che nonostante tutto continuerebbero a scegliere in
maggioranza la Lega. Quanto ai numeri, un’eventuale intesa a sinistra
non avrebbe margini molto larghi in Parlamento, anche se i conti fatti
dai fedelissimi parlano di 30 deputati in più alla Camera, con in
aggiunta 5 o 6 del gruppo misto, e di una misura più stretta al Senato.
Nei
capannelli di Ivrea, il neo deputato Stefano Buffagni, già entrato
nell’inner circle, invita alla calma: « Ci vuole tempo. È normale che a
giocare su più tavoli siano anche gli altri, non dobbiamo farci
innervosire. Il punto è che vogliono la testa di Di Maio, vogliono che
rinunci alla sua candidatura a premier, e questo non possiamo
permetterlo perché è lui che ha vinto le elezioni. Quando andiamo in
giro, perfino a Milano, gli gridano: non mollate».
Il timore
maggiore non è che a chiedere il passo indietro siano ancora Salvini o
Renzi. Quello che il leader M5S vorrebbe evitare a tutti i costi è che
la richiesta arrivasse già al secondo giro di colloqui - dal capo dello
Stato, per cercare di rimuovere alcuni dei veti incrociati e far partire
un governo. « La Lega vuole tempo, sta aspettando le elezioni in Friuli
Venezia Giulia», dice ancora Buffagni. Ma ai 5 stelle il presidente
della Repubblica avrebbe fatto capire di preferire una soluzione che
arrivi entro questo mese.
Così ieri sono ripartite le telefonate
frenetiche ( anche nel dietro le quinte di Sum, il fedele consigliere
Vincenzo Spadafora - che come deputato siederà nella commissione Affari
Costituzionali - parlava coprendosi la bocca con le mani, in modo che le
molte telecamere presenti non intercettassero neanche un labiale). Si
parla con le varie anime dem, renziani compresi, perché quel tavolo Di
Maio lo vuole fare davvero. E preferirebbe che accadesse prima di
tornare da Mattarella. Così come si continua a sondare la Lega e la
possibilità che il nastro si riavvolga e si torni a quando tutto
appariva più semplice. « Luigi ha fatto bene a usare toni distensivi -
diceva una rilassata Roberta Lombardi, ora capogruppo in Regione Lazio -
ma voi ce li vedete Boschi, Lotti, Marcucci, che votano il governo del
Movimento? Se succede io prendo un posto in tribuna e compro le
noccioline, ma non credo che lo faranno. Bisognerà vedere quel che
accade all’assemblea pd del 21 aprile: da lì si capiranno tante cose».
Sono ottimista sulla possibilità di arrivare ad un contratto di governo, ci sono evoluzioni da una parte e dall’altra.
Da Martina passo avanti
Ma voi ce li vedete Boschi e Lotti che votano il governo M5S? Se succede io mi siedo in tribuna con le noccioline