Repubblica 7.4.18
Chi guida Hamas
L’ultima Marcia di Sinwar, il leader dai 4 ergastoli
di Vincenzo Nigro
Yahya
Sinwar, il leader di Hamas a Gaza, con la “marcia del ritorno” si gioca
il suo futuro e quello del suo movimento nella partita che ha avviato
con Israele. Sinwar venne scarcerato da Israele nel 2011, insieme a ben
1000 prigionieri palestinesi liberati in cambio del soldato israeliano
Gilad Shalit. Era stato condannato a 4 ergastoli, scontò 22 anni in
prigione, adesso è il primo leader dell’ala militare del movimento ad
assumere anche un ruolo politico. La dirigenza di Hamas a Gaza da anni
ha iniziato a diluire la leadership, quasi ad offuscare le varie
personalità, anche per evitare che Israele abbia pochi leader, pochi
bersagli ben individuabili per le sue “uccisioni mirate”. Ma a Gaza
sicuramente Sinwar è il leader, ed è a lui che si fa risalire
l’organizzazione dietro quella “marcia del ritorno” che andrà avanti
fino a metà maggio.
Sinwar ieri ha lanciato la sfida a Israele
parlando ai suoi sostenitori riuniti a Khan Yunis: «Gaza è pronta ad
esplodere in faccia agli occupanti, il mondo deve attendersi il momento
in cui noi romperemo i confini e andremo a pregare alla moschea di Al
Aqsa».
Che è la moschea di Gerusalemme, il luogo santo che sovrasta il muro del pianto israeliano.
Lorenzo
Kamel, professore all’università di Bologna e responsabile di ricerca
allo Iai, ha seguito da settimane il nascere del movimento che ha
portato alla “marcia del ritorno”: «La mia interpretazione è che Hamas
si sia impossessata di questa protesta come avvenne al tempo della prima
Intifada, un movimento nato dal basso che venne cavalcata dai capi
palestinesi. I 2 milioni di persone a Gaza non hanno tutte legami o
simpatia politica per Hamas. Che rappresenta molto meno di quanto si
creda. Ma che adesso certo combatte una sua battaglia decisiva».
La
battaglia di Hamas e della sua dirigenza è contro la manovra a tenaglia
che ormai soprattutto i principali Stati sunniti hanno messo in piedi
contro il gruppo erede in Palestina dei Fratelli musulmani. Quando
l’anno sorso Egitto ed Arabia Saudita hanno deciso di mettere nel mirino
il Qatar, uno dei primi contatti che hanno fatto saltare è stato
proprio quello degli uomini dell’emiro di Doha con Hamas. Con i suoi
finanziamenti e il suo sostegno politico. Da allora il movimento è
rimasto ancora più solo, con l’appoggio dell’Iran, sotto l’assedio di
Egitto ed Israele. La dirigenza di Hamas ha scelto quindi di rilanciare,
di portare il popolo di Gaza in prima linea al confine con Israele.
Bisogna capire fino a quando il popolo di Gaza la seguirà.