sabato 7 aprile 2018

Il Fatto 7.4.18
Stessa rabbia, stessi metodi Israele uccide 7 palestinesi
Idranti, lacrimogeni e pallottole nel secondo venerdì di proteste di Hamas a Gaza
di Fabio Scuto


In mezzo a spesse nuvole di fumo causate dai pneumatici in fiamme e dai gas lacrimogeni, migliaia di abitanti di Gaza sono tornati a manifestare vicino alla barriera di confine con Israele. In centinaia si sono scontrati con l’esercito israeliano che cercava di tenerli “a distanza di sicurezza”, con idranti e munizioni vere. Sette morti e centinaia di feriti il bilancio di questo secondo venerdì che celebra la “Marcia del ritorno” e culminerà il 15 maggio, il Giorno della Nakba. La data della nascita di Israele nel 1948. La “catastrofe” per il palestinesi.
La protesta ieri è stata certamente minore di quanto avevano previsto gli organizzatori. Hamas, che governa questa minuscola fascia costiera impoverita e abitata da 2 milioni di persone, aveva invitato i manifestanti a presentarsi in numero ancora maggiore rispetto alla scorsa settimana, quando l’Idf aveva ucciso 16 palestinesi nel giorno più sanguinoso per Gaza dalla guerra del 2014. Stavolta, i manifestanti hanno cercato di ostacolare i cecchini israeliani bruciando cumuli di pneumatici e usando specchi per riflettere i raggi del sole negli occhi dei soldati, mentre altri tra la folla bersagliavano i soldati con pietre e bombe incendiarie. I militari israeliani hanno usato cannoni ad acqua e un gigantesco ventilatore per dissipare il fumo delle gomme ma hanno anche sparato munizioni vere contro chiunque abbia tentato di avvicinarsi alla Barriera.
L’esercito israeliano ha stimato l’affluenza di ieri in circa 20.000 persone. I portavoce di Hamas sostengono che la paura di inalare il fumo delle gomme bruciate ha certamente ridotto la folla. Le proteste mirano a mettere in luce la situazione dei profughi palestinesi, mentre gli Stati Uniti – ignorando le risoluzioni Onu – si preparano a trasferire l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme a metà maggio. Le manifestazioni raccolgono la rabbia di molti abitanti della Striscia: l’economia di Gaza affonda sotto il peso dei danni di guerra, dell’embargo imposto da Egitto e Israele e le sanzioni imposte dal governo palestinese in Cisgiordania.
La nuova strategia Hamas, che punta sulle proteste di massa è stata adottata dopo che la sua minaccia missilistica è stata ampiamente neutralizzata dal sistema israeliano di difesa missilistico “Iron Dome” e i suoi tunnel di attacco stanno per diventare obsoleti per la Barriera, anche sotterranea, che Israele sta costruendo lungo il confine. “Oggi inviamo un messaggio: la nostra lotta è senza armi e pistole, e aspetteremo e vedremo se il mondo riceve il messaggio e spinge Israele a fermare i suoi crimini contro il nostro popolo”, ha detto ieri uno dei leader di Hamas, Mahmoud al-Zahar . “Il nostro messaggio è semplice”, ha risposto parlando ieri con i giornalisti Nitzan Nuriel, ex direttore della Divisione antiterrorismo presso l’ufficio del premier, “puoi dimostrare quanto vuoi, ma non puoi toccare la Barriera di sicurezza verso Israele. Diventi un bersaglio”.