giovedì 5 aprile 2018

Repubblica 5.4.18
Allarme e dubbi tra gli eletti M5S “Sicuri che non cediamo su Fi?”
I parlamentari in assemblea incalzano Di Maio, che scommette su una scissione tra i forzisti
di Tommaso Ciriaco


Roma Sala dei gruppi di Montecitorio, quarantott’ore fa. Riunione congiunta dei parlamentari grillini, aria di grane nel Movimento. «Luigi - scandisce la senatrice Paola Nugnes, come raccontano alcuni presenti - io vorrei che tu mi rassicurassi su una cosa: noi non faremo mai un accordo con Silvio Berlusconi, vero? E comunque se il modello è quello di un patto di governo come in Germania, che è un buon sistema, vorrei che consultassimo comunque i cittadini e la rete » . Non è l’unica a mettere le cose in chiaro. Contro il Cavaliere e i suoi accoliti si spendono anche alcuni parlamentari veneti, calabresi e campani. « Di Forza Italia non vogliamo neanche sentire parlare » . Spuntano dubbi anche sul Carroccio, soprattutto nella fazione nordista. « Ricordate la loro gestione spregiudicata sul territorio? » . Di Maio replica punto su punto per tre ore. Promette: « Mai con Berlusconi » . Nega rapporti con il “ Caimano”, assai meno col suo partito. « Sulle Presidenze è andata bene » . Ma è chiaro che arranca nel sentiero stretto che ha di fronte: con la mano destra deve tranquillizzare l’ala movimentista dei cinquestelle, con la sinistra convincere Matteo Salvini a conquistare brandelli di una Forza Italia deberlusconizzata. Come? Favorendo una scissione ordinata tra gli azzurri. Gira voce che al Senato, a livello per ora sotterraneo, i colloqui con alcuni berlusconiani “ filo leghisti” siano già a buon punto. Se invece dovesse fallire l’operazione, l’alternativa sarebbe sempre la stessa: elezioni.
Meglio essere chiari: per il delfino della Casaleggio associati lo scenario preferito è governare con Salvini e con quel che resterà di una Forza Italia senza il Cavaliere. Per questo, ha proposto agli emissari azzurri di individuare ministri d’area, esterni al partito. Nulla di fatto. Non resta che la scissione. Che secondo i grillini più complottisti potrebbe addirittura convenire all’ex premier, perché gli permetterebbe di “ inviare” in maggioranza un “ cavallo di Troia”. Utilissimo mentre imperversa la partita che coinvolge Mediaset, Sky e Vivendì. Suggestioni. Certo è che per spaccare il centrodestra occorre convincere la Lega. E tranquillizzare i nemici interni del “patto con il Diavolo”, come dimostra l’assemblea dei parlamentari. Al Colle, intanto, Di Maio ribadirà certamente il veto sul fondatore di FI, ma potrebbe sfumare i toni verso gli azzurri di buona volontà - quelli che si riconoscono in Giovanni Toti, ad esempio - pronti a sostenere i punti del patto alla tedesca ideato dalla Casaleggio associati.
Per Di Maio esiste anche il piano B, che può trasformarsi all’occorrenza in piano A: il voto anticipato. Giura di non temerlo. Per buttare il cuore oltre l’ostacolo del 40%. Per sfruttare quella slide di metà marzo che ieri è tornata a circolare in modalità virale e che recita: « Non vogliono farci governare. Non vogliono accettare le nostre prime quattro mosse: reddito di cittadinanza, abolizione vitalizi e dei senatori a vita, cambio della legge elettorale». Un programma perfetto per conquistare Salvini.