Repubblica 5.4.18
Allarme e dubbi tra gli eletti M5S “Sicuri che non cediamo su Fi?”
I parlamentari in assemblea incalzano Di Maio, che scommette su una scissione tra i forzisti
di Tommaso Ciriaco
Roma
Sala dei gruppi di Montecitorio, quarantott’ore fa. Riunione congiunta
dei parlamentari grillini, aria di grane nel Movimento. «Luigi -
scandisce la senatrice Paola Nugnes, come raccontano alcuni presenti -
io vorrei che tu mi rassicurassi su una cosa: noi non faremo mai un
accordo con Silvio Berlusconi, vero? E comunque se il modello è quello
di un patto di governo come in Germania, che è un buon sistema, vorrei
che consultassimo comunque i cittadini e la rete » . Non è l’unica a
mettere le cose in chiaro. Contro il Cavaliere e i suoi accoliti si
spendono anche alcuni parlamentari veneti, calabresi e campani. « Di
Forza Italia non vogliamo neanche sentire parlare » . Spuntano dubbi
anche sul Carroccio, soprattutto nella fazione nordista. « Ricordate la
loro gestione spregiudicata sul territorio? » . Di Maio replica punto su
punto per tre ore. Promette: « Mai con Berlusconi » . Nega rapporti con
il “ Caimano”, assai meno col suo partito. « Sulle Presidenze è andata
bene » . Ma è chiaro che arranca nel sentiero stretto che ha di fronte:
con la mano destra deve tranquillizzare l’ala movimentista dei
cinquestelle, con la sinistra convincere Matteo Salvini a conquistare
brandelli di una Forza Italia deberlusconizzata. Come? Favorendo una
scissione ordinata tra gli azzurri. Gira voce che al Senato, a livello
per ora sotterraneo, i colloqui con alcuni berlusconiani “ filo
leghisti” siano già a buon punto. Se invece dovesse fallire
l’operazione, l’alternativa sarebbe sempre la stessa: elezioni.
Meglio
essere chiari: per il delfino della Casaleggio associati lo scenario
preferito è governare con Salvini e con quel che resterà di una Forza
Italia senza il Cavaliere. Per questo, ha proposto agli emissari azzurri
di individuare ministri d’area, esterni al partito. Nulla di fatto. Non
resta che la scissione. Che secondo i grillini più complottisti
potrebbe addirittura convenire all’ex premier, perché gli permetterebbe
di “ inviare” in maggioranza un “ cavallo di Troia”. Utilissimo mentre
imperversa la partita che coinvolge Mediaset, Sky e Vivendì.
Suggestioni. Certo è che per spaccare il centrodestra occorre convincere
la Lega. E tranquillizzare i nemici interni del “patto con il Diavolo”,
come dimostra l’assemblea dei parlamentari. Al Colle, intanto, Di Maio
ribadirà certamente il veto sul fondatore di FI, ma potrebbe sfumare i
toni verso gli azzurri di buona volontà - quelli che si riconoscono in
Giovanni Toti, ad esempio - pronti a sostenere i punti del patto alla
tedesca ideato dalla Casaleggio associati.
Per Di Maio esiste
anche il piano B, che può trasformarsi all’occorrenza in piano A: il
voto anticipato. Giura di non temerlo. Per buttare il cuore oltre
l’ostacolo del 40%. Per sfruttare quella slide di metà marzo che ieri è
tornata a circolare in modalità virale e che recita: « Non vogliono
farci governare. Non vogliono accettare le nostre prime quattro mosse:
reddito di cittadinanza, abolizione vitalizi e dei senatori a vita,
cambio della legge elettorale». Un programma perfetto per conquistare
Salvini.