domenica 15 aprile 2018

Repubblica 15.4.18
L’altra Ungheria
La marcia dei centomila contro Orbán
di Andrea Tarquini


BERLINO, GERMANIA Erano in centomila, moltissimi – forse otto su dieci – millennials e giovani di Budapest con voglia di Europa, libertà e mondo globale – altri venuti dalle campagne coi pullman di Jobbik, il partito trasformatosi da ultradestra razzista a centrodestra, poi anche quarantenni e anziani. Hanno marciato su tutta la maestosa Andrássy út fino al Parlamento presidiato in forze dai reparti speciali della polizia. Ungheria, una settimana dopo le elezioni le élites giovani di sinistra e di destra anti-Orbán sono scese in piazza. Contestano le accuse di frode elettorale, rifiutano i programmi di nuove correzioni “illiberali” del vincitore del voto, il premier Viktor Orbán, al quadro istituzionale. Lo spirito di resistenza pacifica della società civile, nel Paese magiaro come in Polonia e nel resto di quella che il grande scrittore polacco Czeslaw Milosz chiamò “l’altra Europa”, non è ancora morto.
«Noi siamo la maggioranza, noi siamo il popolo, noi vogliamo vivere in una democrazia e in uno Stato di diritto», scandivano sfilando per il centro della capitale. «Vogliamo lo Stato di diritto, siamo europei come voi altri fratelli europei», ha detto parlando alla folla il ventenne Viktor Gyetvai, uno degli organizzatori. Si sono organizzati sulla rete e nei social qui dove la maggioranza eletta ha il controllo pressochè totale dei media, sono riusciti a radunare la grande folla. Alle elezioni legislative svoltesi domenica scorsa, Orbán ha stravinto conquistando la maggioranza dei due terzi secondo i dati ufficiali, contestati da opposizioni di destra e di sinistra, da ong e dall’Osce.
Parlano di conteggi irregolari e schede elettorali elettroniche sparite. Qualcuno dice che la manipolazione elettronica sia stata effettuata con l’aiuto di reparti cyberwar di paesi stranieri. La Russia, suggeriscono: i media online dei trolls russi diffondono da giorni in ungherese false notizie per scaldare gli animi. Da parte sua Orbán aveva alluso pochi giorni fa a punizioni contro i dimostranti presunti traditori della patria. L’Osce ha incoraggiato millennials e giovani a scendere in piazza con rapporti che denunciano l’estrema campagna xenofoba del partito di Orbán (Fidesz, membro dei Popolari europei) finanziata anche con fondi pubblici, e la parzialità dei media.
Atmosfera rilassata e gioiosa, sventolare del tricolore magiaro, giovani e anziani a cantare “Dio, proteggi gli ungheresi”, l’inno nazionale, e gli inni del Risorgimento del 1848.Orbán risponde da giorni confermando la sua vittoria – anche in caso di irregolarità nei conteggi, la cui ripetizione è stata chiesta da tutte le opposizioni, avrebbe comunque una invidiabile maggioranza assoluta – e proclamandosi massimo difensore dell’Europa cristiana dalla marea dei migranti e dalle idee liberali multiculturali. I dimostranti rispondono sforzandosi di mostrarsi allegri, e intonano anche l´Inno alla gioia di Beethoven, inno di una Ue cui chiedono di non lasciarli soli.