Repubblica 14.4.18
A Gaza un nuovo venerdì di sangue
di Vincenzo Nigro
TEL
AVIV, ISRAELE Terzo venerdì di proteste dei palestinesi di Gaza alla
frontiera con Israele. È la cosiddetta “marca del ritorno”, una protesta
che da Gaza dovrebbe portare a superare i confini di Israele, in quella
terra che 70 anni fa in parte era ancora palestinese e oggi è
israeliana. I palestinesi però sono costretti a fermarsi prima della
recinzione che segna il confine, chi va avanti viene bersagliato dai
soldati israeliani, che per non fare avvicinare la folla alla rete
sparano proiettili veri e di gomma e lanciano anche centinaia di
candelotti lacrimogeni. Le vittime questa volta sarebbero di meno: un
morto, rispetto alle decine dei due venerdì scorsi, e circa 700 feriti,
fra cui però i colpiti da colpi d’arma da fuoco sono solo alcune decine
(gli altri sono intossicati dai gas).
Sulla stampa israeliana,
occupata da decine di articoli e analisi in vista del possibile blitz
contro Usa in Siria, le valutazioni sulla battaglia di Gaza sono ancora
incerte. Sul Jerusalem Post l’ex capo dell’intelligence militare Amos
Yadlin ricorda che in effetti «sia Hamas che Israele cantano vittoria a
Gaza». Israele perché in effetti i manifestanti per ora non sono
riusciti ancora a superare il confine in massa, e l’esercito è riuscito a
controllare la situazione, facendo un numero di vittime sempre
inferiore.
Hamas invece canta vittoria perché comunque è riuscita
ad offrire al popolo di Gaza una dinamica diversa da quella che la
Striscia viveva nei mesi scorsi: è stata organizzata una manifestazione a
cui migliaia di palestinesi comunque ogni settimana aderiscono. Un
evento che distoglie dalla incapacità, dai fallimenti economici e
politici del movimento islamico nella gestione della Striscia.
Un
collaboratore palestinese dell’agenzia Ansa scriveva di come Hamas abbia
organizzato ieri la marcia, con decine di autobus che hanno raccolto
manifestanti alla fine dalla preghiera nelle moschee e hanno percorso
strade tenute libere dal traffico privato anche per lasciare spazio alle
ambulanze.
In questi giorni anche la propaganda di Hamas è
cambiata: i cartelloni lungo le strade oltre ad esaltare i “martiri”, i
terroristi uccisi in varie azioni, adesso hanno i volti del Mahatma
Gandhi, di Martin Luther King e Nelson Mandela.
Leader pacifisti utilizzati da un movimento classificato terroristico dagli Usa e dalla Ue oltre che da Israele.