La Stampa TuttoLibri 14.4.18
Oliver Sacks
Addio alla vita con i fiori di Darwin
Prima
di morire il celebre neurologo affidò a tre amici una decina di scritti
da cui emerge una curiosità sconfinata per ogni aspetto del sapere
di Piero Bianucci
Due
settimane prima di morire Oliver Sacks pubblicò sul New York Times un
lungo articolo intitolato Shabbat . A 82 anni, non credente, andava alla
riscoperta delle radici ebraiche, incluse quelle religiose e rituali. È
alla fine della vita che ci si volta indietro, ed è come posare lo
sguardo su un panorama vasto, familiare e nello stesso tempo velato
dalle foschie della lontananza. Sacks aveva appena contemplato il suo
lungo passato scrivendo
In movimento: 400 pagine autobiografiche,
storia di un medico con la passione delle motociclette, amante della
musica, sperimentatore dell’LSD e altre droghe, omosessuale a lungo
clandestino, autore di successo. In questo clima di congedo imminente,
pochi giorni prima di cedere alle metastasi di un melanoma, Sacks
convocò tre amici e consegnò loro una decina di saggi brevi perché ne
curassero la pubblicazione sotto il titolo Il fiume della coscienza.
Quegli
scritti di argomento vario, lievi ma non leggeri, che un indice
dell’autore cercava di mettere in una successione coerente, nascevano da
un incontro televisivo del 1991, quando Sacks si era trovato a
conversare con il fisico Freeman Dyson, il biologo Rupert Sheldrake, il
paleontologo Stephen Jay Gould, il filosofo Daniel Dennett e lo storico
della scienza Stephen Toulmin. Un Parnaso di intellettuali dalla
notorietà planetaria. I testi ispirati dal dibattito davanti alle
telecamere e rimaneggiati alla vigilia del passo di addio, possiamo
leggerli ora come una seconda piccola autobiografia, questa volta di
taglio scientifico, impressionistica, concisa e sfumata come le
pennellate di Claude Monet.
Ritroviamo qui molte ricerche che, con il
pretesto di bizzarri casi clinici, hanno fatto di Sacks uno
straordinario narratore: il «mal di testa» – tecnicamente emicrania –,
l’arto fantasma, la cecità ai colori, le allucinazioni sensoriali, la
sindrome di Tourette, l’encefalite letargica, le intermittenze della
memoria. Più la curiosità per la botanica e la chimica di quando era
ragazzo e frequentava il laboratorio di «Zio Tungsteno». Se per
coscienza intendiamo la consapevolezza di sé che emerge dalla mente, a
sua volta radicata nella fisicità del cervello, non la riconosceremo
come il collante che tiene insieme debolmente la diversità enciclopedica
di queste pagine. Ma Sacks adotta una idea di coscienza più ampia,
tanto da intravvedere qualche traccia di «vita mentale» persino nelle
piante. E per non sembrare troppo eretico si fa guidare dall’autorità di
Darwin, che al mondo vegetale dedicò gran parte dei suoi studi dopo
aver pubblicato nel 1859 L’Origine delle specie, paradigma
dell’evoluzione biologica.
L’icona classica è un Darwin che alle
isole Galàpagos intuisce la legge dell’evoluzione – mutazioni casuali e
successo riproduttivo del più adatto – osservando la diversa forma del
becco in una dozzina di specie di fringuelli. Ma Darwin fu botanico
ancora più che ornitologo: 200 piante raccolte in quell’arcipelago
formano una collezione oggi considerata «l’esempio meglio documentato
prodotto da Darwin sull’evoluzione delle specie insulari». L’interesse
per le piante – fa osservare Sacks – in Darwin non era classificatorio
ma tutto teorico e orientato alla verifica della concezione
evoluzionistica. Lo affascinavano i viticci delle piante rampicanti e
gli apici delle foglioline di avena ancora chiuse nelle gemme: in essi
vedeva la manifestazione di una «intelligenza» guidata dalla luce, e lo
dimostrò con esperimenti in cui schermava le zone fotosensibili.
La
comparsa dei fiori, databile intorno a 100 milioni di anni fa, è uno
snodo cruciale dell’evoluzione. Darwin notò nelle primule due tipi di
fiori e ciò lo indusse a studiare la sessualità delle piante e a mettere
in discussione l’idea dell’autofecondazione. Se l’autofecondazione
avesse vinto, scrive Sacks, «il mondo sarebbe rimasto fermo a un’unica
pianta autofecondata invece di possedere la straordinaria gamma di
specie che di fatto ha». Ed ecco Darwin alla ricerca delle soluzioni
evolutesi per evitare l’autoimpollinazione: strutture anatomiche, ma
anche complesse nicchie ecologiche. Il mondo fiorisce, diventa colorato e
profumato per attirare gli insetti impollinatori, e gli insetti
sviluppano organi e abilità per estrarre il polline. Il cerchio si
chiude quando alcune piante, per esempio la Drosera, «imparano» a
catturare gli insetti e diventano carnivore. È la scoperta della
coevoluzione. Restava tuttavia l’enigma di una orchidea del Madagascar
dotata di un nettario lungo trenta centimetri, inaccessibile a tutti gli
insetti impollinatori noti. Darwin predisse che sarebbe stata scoperta
una falena «munita di una proboscide abbastanza lunga da sondarne le
profondità». Non sbagliava. Decenni dopo la sua morte quella specie di
falena venne finalmente scoperta e fu il suo capolavoro teorico.
Come
si vede, il «fiume della coscienza» che Sacks cerca di tracciare è in
realtà il torrente carsico della ricerca. Dalle astuzie vegetali alla
chimica della mente, dalla fallibilità della memoria al mistero delle
illuminazioni creative, Sacks dà al lettore la vertigine di una cultura
elegante e sconfinata. Esperienze e letture accumulate nei decenni lo
supportano. Da bambino cercava di rallentare o accelerare i fenomeni
della natura scattando lunghe sequenze di fotografie. Da neurologo
osservava rallentamento e accelerazione nei malati di Parkinson, nei
letargici trattati con dopamina, nei tic di chi ha la sindrome di
Tourette. In uno dei saggi-racconto torna al suo esordio di neurologo,
quando si occupava di emicrania, analizza l’aura che talvolta accompagna
questo malessere con allucinazioni – forme luminose a zig-zag che
attraversano il campo visivo – e scopre che se n’era già occupato un
astronomo, John Herschel, ottocentesco esploratore del cielo australe,
ma nessuno l’aveva notato. Il cammino del sapere non è lineare, oscilla a
caso tra scoperte e oblio: l’ultima passione di Sacks è stata la
filosofia della scienza.