La Stampa 1.4.18
Carlo Freccero: “Alleanza contro i big della Rete. Le due emittenti alla guerra dell’industria dell’immaginario”
“Vivendi perde l’occasione di fare una tv europea”
di Michela Tamburrino
Una
grande guerra mondiale sta per scoppiare, la guerra dell’industria
dell’immaginario. Sky e Mediaset hanno appena siglato un accordo per non
farsi trovare impreparate. C’entrano, in questa guerra, i gruppi
europei, americani e cinesi, (Alibaba già sta investendo, in Italia, nel
cinema globale) Amazon, Facebook, Google, Netflix che ha un protocollo
d’intesa con Sky, c’entra la telefonia dell’accordo Sky-Enel attraverso
la sua Open Fiber, c’entra un pubblico che da qui a dieci anni sarà
sempre più Millennials. E la Rai? Gioca un’altra partita, non meno
difficile.
Uno scenario affascinante Carlo Freccero. Lei che è autore tv, membro del cda Rai, uomo di prodotto, come la vede?
«Vedo
l’alleanza Sky e Mediaset pensata contro i grandi della rete, un
accordo per predisporsi alla guerra delle piattaforme. E vedo Mediaset
salire di un punto d’ascolti visto che andrà anche nel bouquet Sky».
E la Rai che partita gioca?
«La
Rai fa la generalista, è il suo core business e sempre più si sta
focalizzando su Raiuno con le altre due ancelle al servizio, canali di
flusso».
Una condizione di ripiego?
«No, anzi. Fa
servizio pubblico e fa realtà italiana. Una figura sovranista rispetto
alla guerra della tv globalizzata che si svilupperà sui contenuti
mondiali. La tv commerciale e la sua evoluzione raffinata, la Pay, sono
già vecchie mentre la generalista parte dalla condivisione della memoria
nazionale, nostalgia, radici e intrattenimento, dalla fiction che
rispecchia l'italianità della sua storia».
Molto locale?
«Un
locale che può essere globale. Ma aggiornando il linguaggio,
contaminandolo. La Rai deve produrre sue Gomorra. La tv di Stato deve
essere per l’Italia quello che Cbs e Nbc sono: la voce dell’America
profonda. E il piano editoriale ha dato indicazioni in questo senso. La
si deve vedere come nella moda, l’elemento camicia bianca è universale».
Un’incognita in questa guerra chi la potrà giocare?
«Il
calcio. Fino ad oggi se la sono palleggiata Sky e Mediaset ma non è
detto che non se ne potrebbe occupare Amazon o motivo del contendere
anche per i colossi orientali, Cina, India».
Quali sono i punti caldi?
«C’è
Murdoch che fa il filo a Disney perché saranno cinema, serie per un
pubblico giovane ed eventi al centro della lotta. Consideriamo anche
l’enorme comparto dello sport. L’informazione resta trasversale. Sky ha
fatto una divisione molto razionale, così si preparano fortificati allo
scontro».
Un consumo, quello dell’immaginario, sempre crescente?
«Oramai
non si consuma che quello, con il lavoro che non c’è ci saranno sempre
più produzioni, narcisistiche con i telefoni e Facebook e mondiali con
la rete».
Ma la brutta caduta di Facebook non sarà mortale?
«È
solo politica, recupererà rapidamente. E qui parliamo di scenari
veloci, da qui a dieci anni. Noi analogici saremo morti, i Millennials
che resteranno non conoscono classificazione di schermi».
C’è un perdente?
«La botta secca l’ha presa Bolloré, che ha perso l’occasione di fare una tv europea».