Il Fatto 1.4.18
Raffaele Cantone
“I partiti devono rendere trasparenti le fondazioni”
In
campagna elettorale il presidente Anac ha chiesto ai leader di dire
tutto sui contributi ricevuti. Nessuna risposta. Ora però...
di Stefano Feltri
In
campagna elettorale Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità
anticorruzione, ha chiesto a tutti i partiti di impegnarsi sulla
trasparenza dei finanziamenti. Nessuno ha raccolto l’appello.
Dottor
Cantone, che idea si è fatto del caso Lega? I pm di Genova cercano 48
milioni di euro di finanziamenti che paiono spariti dai conti e
L’Espresso scopre che c’è una Onlus misteriosa, parallela al partito,
che raccoglie finanziamenti da costruttori e imprenditori.
È un
tema delicato e della vicenda conosco solo quello che ho letto quindi
non mi esprimo. Ma c’è una novità rilevante, l’utilizzo di una Onlus,
che ha regimi di pubblicità analoghi a quelli delle fondazioni, molto
semplificati.
Pare che quei soldi siano stati investiti anche in azioni e derivati.
Il
comma 22 dell’articolo 9 della legge Monti vieta ai partiti di svolgere
attività speculative con i propri fondi. Come spesso accade, però, c’è
il divieto ma non la sanzione per chi trasgredisce.
Prima delle
elezioni lei aveva parlato di una campagna “particolarmente delicata”
dal punto di vista della trasparenza e dei rischi corruzione: la prima
senza finanziamento pubblico. Ha notato qualcosa di poco chiaro?
Gli
impegni economici dei partiti sono stati ridotti, pochissime attività,
ancor meno manifesti. Ma è comunque importante sapere chi ha pagato chi e
perché, in parte lo sapremo grazie ai bilanci dei partiti ma non basta.
Avevo auspicato sia che ci fosse trasparenza volontaria sia che
venissero messi nei programmi dei partiti due interventi a costo zero:
interventi sulle lobby e riforma della disciplina delle fondazioni. Due
riforme che nel contrasto alla corruzione sarebbero cento volte più
utile che introdurre l’agente provocatore. Ho constatato qualche
apertura, ma poi non c’è stato nulla di concreto. Spero il nuovo
Parlamento se ne occuperà.
Cosa c’è di così critico nelle fondazioni?
Da
tempo l’attività dei partiti si è spostata verso queste formazioni che
ricordano le vecchie correnti. Ma sono regolate dal codice civile che
però è stato scritto nel 1942 per associazioni come biblioteche o
circoli ricreativi che dovevano gestire poche lire di fondi, non milioni
di euro come le fondazioni attuali.
Quindi senza trasparenza.
Secondo
un dossier di Openpolis, su 108 fondazioni, solo 15 a titolo volontario
fanno una certa trasparenza sulle entrate. Ci vorrebbe invece una
trasparenza totale sia sulle entrate, ma anche su come vengono impiegati
i fondi raccolti. I bilanci devono essere certificati, come per i
partiti, che hanno l’obbligo anche se non rischiano sanzioni in caso di
violazione.
Chi deve vigilare?
Questo è il punto più
delicato. La commissione che vigila sui partiti ha soltanto cinque
membri, organico insufficiente e potere sanzionatorio non idoneo.
Se ne può occupare l’Anac?
Premetto
a scanso di equivoci: non rivendichiamo alcun ruolo. Ma bisogna che ci
sia qualcuno che può intervenire e applicare sanzioni anche
interdittive, pecuniarie, fino alla liquidazione della fondazione.
La
Fondazione Open di Renzi è riuscita a incassare 1,9 milioni in un anno.
Il presidente, Alberto Bianchi, è stato messo da Renzi nel cda
dell’Enel. Altri donatori hanno ricevuto nomine governative o leggi su
misura.
Al di là dei casi specifici, la funzione della trasparenza
è proprio far emergere gli eventuali conflitti di interessi e poter
comprendere eventuali provvedimenti sospetti che poi saranno oggetto di
valutazione della politica. Per questo oltre alla riforma dei requisiti
di trasparenza per partiti e fondazioni serve anche una legge sulle
lobby.
Ne servirebbe però anche una sul conflitti d’interessi.
Abbiamo
introdotto regole abbastanza rigorose con la legge Severino sui
conflitti d’interessi della burocrazia. Ma la legge Frattini sulla
politica va modificata, finora non ha fatto emergere alcun conflitto
d’interessi. Un esempio di situazione critica: il passaggio da ruoli di
governo a funzioni dirigenziali in un’impresa che opera in un settore
regolato dallo Stato.
I Cinque Stelle hanno creato
un’associazione, Rousseau, che raccoglie piccoli finanziamenti
individuali. Vede profili critici in questo?
La necessità di
trasparenza vale per tutti i tipi di contributi. La pluralità di
micro-contributi può talvolta essere usata per nascondere un’unica
donazione frammentata. A maggior ragione diventa necessaria la
trasparenza sulle uscite, così si capisce come e nell’interesse di chi
vengono impiegate le risorse.