La Stampa 11.4.18
Atenei occupati e arresti
Studenti contro Macron
Tensioni
in quindici università, a Nanterre interviene la polizia Giovani in
piazza per il diritto allo studio appoggiati dai docenti
di Paolo Levi
Non
bastavano gli scioperi a ripetizione dei ferrovieri della Sncf o dei
piloti di Air France e la guerriglia tra agenti ed occupanti no-global a
Notre-Dame-des-Landes. Nella maledetta primavera della Francia che
sancisce la fine dello stato di grazia di Emmanuel Macron cresce la
protesta di professori e studenti in lotta per l’«accesso allo studio».
Quasi in contemporanea con il 50° anniversario del Maggio ’68, oltre
1.200 persone sono scesi in piazza ieri a Parigi per dire «No»
all’ultima riforma universitaria e più in generale contro la politica
del nuovo inquilino dell’Eliseo. Sempre ieri, a Montpellier, centinaia
di studenti hanno scandito lo slogan «Tutti contro la selezione!»
universitaria dinanzi alla sede del rettorato.
Fu proprio nella
cittadina del Sud del Paese che quasi un mese fa, nella notte tra il 22 e
il 23 marzo, un commando di individui incappucciati vicini all’estrema
destra lanciò una spedizione punitiva per cacciare a suon di botte e
bastoni un primo gruppo di studenti di Lettere, che occupava l’aula
magna di Giurisprudenza. Da allora, complice anche la rivolta dei
ferrovieri che ha risvegliato le rivendicazioni sociali dopo mesi di
torpore, la mobilitazione si è allargata fino a raggiungere una
quindicina di università sulle 400 del Paese tra cui quelle parigine du
Tolbiac o Nanterre. L’altro ieri, gli agenti Crs sono intervenuti
nell’ateneo simbolo del Maggio francese per sloggiare una trentina di
occupanti. Per il preside, Jean-Francois Balaudé, «non erano nostri
studenti».
Per questo e anche per consentire il proseguimento
degli esami ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine tra le mura
accademiche, un fatto rarissimo, considerato quasi tabù nelle grandi
democrazie della vecchia Europa. Durante le concitate operazioni di
sgombero, le cui immagini hanno fatto il giro di web e tv, sono state
fermate 7 persone e Nanterre è stata chiusa. Intanto, oltre 400
professori si sono uniti agli studenti per denunciare quella che
ritengono l’«ipocrita selezione» della contestata riforma «Loi
Orientation et réussite des étudiants (Ore)», che scardina a loro avviso
il principio di eguaglianza dinanzi agli studi accademici. «La nobiltà
della nostra professione è innalzare il livello di chi ancora non ce
l’ha», scrivono i firmatari dell’appello, insistendo sull’assoluta
necessità di «dare una chance» a chiunque abbia conseguito la maturità.
Promossa dal ministro per l’Insegnamento superiore, Frédérique Vidal, la
riforma è stata già adottata il 15 febbraio, tanto che alcuni si
chiedono perché gli studenti si stiano «svegliando» solo ora.
Una
cosa è certa: quello di un possibile innesto tra la protesta studentesca
e quella dei macchinisti della Sncf opposti alla liberalizzazione
ferroviaria è tra i peggiori scenari per Macron. E forse non è un caso
se il leader in calo nei sondaggi si presterà a due interviste, domani
pomeriggio, al tg di «Tf1» e domenica sera su «Bfm-Tv». Un esercizio
inedito in un lasso di tempo così ristretto e che dimostra l’impellente
necessità per il presidente di passare al contrattacco, almeno sul piano
mediatico.