martedì 10 aprile 2018

La Stampa 10.4.18
La nuova campagna antiaborto
di Vladimiro Zagrebelsky


A Roma l’associazione ProVita ha affisso un gran manifesto che riproduce l’immagine di un feto mostrandone l’avanzato stadio di formazione alla undicesima settimana. Con poche parole aggiunte il messaggio è chiaro e invita a non interrompere lo sviluppo di una vita umana. Apriti cielo! Associazioni pro libertà di aborto, gruppi di donne e militanti politiche ne hanno reclamato la rimozione, poiché ritenuto offensivo di una legge dello Stato e della libertà di scelta delle donne. Le proteste hanno avuto effetto e l’amministrazione comunale di Roma l’ha fatto rimuovere credendo di potersi richiamare a un articolo del regolamento sulle affissioni che tra l’altro vieta esposizioni lesive delle libertà individuali e dei diritti civili e politici.
Così facendo, naturalmente, quello che sarebbe stato visto da poche centinaia di passanti è diventato noto a migliaia di persone, insieme al messaggio che voleva inviare. Per fortuna in una società libera questo è l’effetto della censura. L’intelligenza dei censori dovrebbe esserne avvertita.
Nel nostro Paese la critica delle leggi è ovviamente libera, così come lo è la proposta di modificarle. Non solo, ma libera è anche la propaganda diretta a spingere a non usufruire di possibilità che la legge ammette. Sembrerebbe ovvio, se la necessità di ricordarlo non venisse dalla vicenda, che ha visto, non la critica di quel manifesto, ma la pretesa di eliminarlo: la pretesa di zittire chi sente diversamente. Certo quella immagine è forte, impone di pensare, suscita emozioni e turbamento, ma non è falsa ed è veicolo di legittima manifestazione del pensiero. Agli intolleranti che si oppongono a quella che spesso è l’altrui intolleranza, va ricordato ciò che scrive la Corte europea dei diritti umani nelle sue sentenze: la libertà di espressione riguarda anche le forme utilizzate e «vale non soltanto per le “informazioni” o le “idee” che sono accolte con favore o sono considerate inoffensive o indifferenti, ma anche per quelle che urtano, colpiscono, inquietano lo Stato o una qualunque parte della popolazione. È questa un’esigenza propria del pluralismo, della tolleranza e dello spirito di apertura senza i quali non esiste società democratica».
In Italia l’interruzione volontaria della gravidanza è ammessa, secondo la procedura prevista dalla legge se per la donna, «la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali, o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento o a previsione di anomalie o malformazioni del concepito». Fuori di quei casi, non esiste un diritto rimesso alla sola scelta della donna. In altri Paesi europei le leggi sono diverse, alcune molto restrittive, altre con pochi limiti. La legge italiana è equilibrata e dalla Corte europea dei diritti umani è stata ritenuta compatibile con i diritti e le libertà della Convenzione europea. Ciò detto è ben evidente che ogni critica alla legge, per restringerne la portata o per allargarla è del tutto legittima.
Il tema dell’aborto è tra i più divisivi, non solo in Italia. Negli Stati Uniti gruppi di fondamentalisti cristiani sono arrivati a sparare a medici e cliniche che, conformemente alla legge, praticano gli aborti. Anche in Francia, analoghi gruppi sono ricorsi alla violenza. Le autorità hanno naturalmente reagito alla violenza, ma si è anche andati oltre. In Francia in vista della campagna elettorale per la recente elezione del presidente della Repubblica, la sinistra al governo ha introdotto una legge che punisce non solo chi dia indicazioni false per indurre in errore e dissuadere donne che s’informano sull’interruzione volontaria della gravidanza, ma anche chi «esercita pressioni psicologiche» sconsigliando di abortire. Le proteste dei vescovi di Francia e dei gruppi cattolici, nel silenzio dei laici e della sinistra, non hanno avuto effetto e quel testo è divenuto legge.
Per la salute della democrazia è importante che, contro la censura delle idee, non protesti solo chi della censura è vittima. La libertà è indivisibile. Sta o cade chiunque ne sia privato.