internazionale 8.4.18
Cina
L’ostacolo invisibile
Cai Yiwen, Sixth Tone, Cina.
In
Cina ci sono dieci milioni di bambini dislessici, ma la difficoltà di
apprendimento non è riconosciuta dal sistema dell’istruzione. Una scuola
speciale cerca di aiutarli
In un’aula del Centro Weining per la dislessia, nel sud della Cina, bambini di dieci anni afferrano allegramente
le loro penne colorate e cominciano a evidenziare i segni di una serie
di caratteri cinesi. È uno dei tanti esercizi ideati per aiutarli a
superare la dislessia. Nell’aula sono circondati da coetanei con lo
stesso problema, ma fuori sono spesso considerati pessimi studenti e gli
insegnanti li definiscono “stupidi” o “pigri”. La necessità di
riconoscere le difficoltà di apprendimento è urgente: secondo uno studio
del 2016 dell’Accademia delle scienze cinese, l’11 per cento degli
alunni delle elementari è dislessico, per un totale di circa dieci
milioni di bambini. Anche se è un numero enorme, c’è poca comprensione e
ancora meno sostegno per gli studenti dislessici nel paese.
Il
centro Weining, a Shenzhen, è uno dei pochi dedicati a questa causa.
Senza un aiuto, gli studenti dislessici a scuola fanno fatica e non
sviluppano le loro potenzialità. Su Yingzi lo sa in troppo bene. Suo
figlio Xiaogu, di undici anni, è intelligente e spiritoso, bravissimo a
inventare nuovi giochi, sa raccontare barzellette con la massima
naturalezza e fa amicizia con tutti. Ma leggere e scrivere i caratteri
cinesi sembrava un ostacolo insormontabile. A certi compagni di classe
bastava meno di mezz’ora per memorizzare alcuni caratteri, mentre Xiaogu
poteva passarci delle ore senza riuscire a ricordare come si
scrivevano. Quando arrivavano gli esami, spesso non capiva le domande
perché molti caratteri per lui semplicemente non avevano senso. A
ripensarci, Su crede che il figlio abbia mostrato i primi segnali già
all’asilo: la sua grafia era caotica e spesso era l’ultimo a finire gli
esercizi. “Ma l’insegnante imputava il suo rendimento alla pigrizia, e
io le credevo”, racconta Su. Quando Xiaogu ha finito la materna, la
madre ha speso migliaia di yuan per mandarlo a un’ottima scuola
elementare, senza però vedere grandi miglioramenti. Così ha cominciato a
perdere la pazienza. Rimproverava Xiaogu per i risultati deludenti agli
esami e ammette di averlo picchiato quando sbagliava a scrivere i
caratteri. Il bambino non riusciva a capire perché dovesse sforzarsi
tanto per fare qualcosa che i compagni imparavano così facilmente.
Andava a scuola sempre più controvoglia, e alla fine ha smesso
completamente d’impegnarsi. Agli esami presentava i compiti in bianco
anche quando avrebbe potuto rispondere a qualche domanda. La svolta è
arrivata poco prima che cominciasse la quarta elementare. Un’assistente
sociale amica di Su le ha suggerito che il bambino poteva essere
dislessico. Su non conosceva questo disturbo, ha fatto ricerche online e
ha portato il figlio al centro Weining, dov’è stato sottoposto a vari
test. Le persone dislessiche hanno difficoltà a leggere e scrivere.
Secondo Tan Lihai, di rettore dell’Istituto di neuroscienza di Shenzhen,
per i bambini che imparano a leggere e scrivere in cinese, una lingua
che ha migliaia di caratteri, la difficoltà è maggiore. Nelle lingue
alfabetiche le parole usano una serie limitata di lettere che indicano
la pronuncia, ma un carattere cinese non contiene informazioni – o ne
contiene pochissime – sul suono a cui corrisponde. Alcuni caratteri si
somigliano ma hanno pronunce e definizioni molto diverse: si prenda per
esempio 己 (ji), che significa “sé” e 已 (yi), che significa “già”. Per
imparare a leggere il cinese gli studenti devono collegare la forma di
un carattere, la pronuncia e il significato memorizzandoli.
Nella
sua ricerca, Tan ha scoperto che nei madrelingua cinese la dislessia è
associata a parti del cervello coinvolte nella percezione visiva, nelle
relazioni spaziali e nelle abilità cognitive, e non a quelle che
consentono la conversione lettera-suono, come succede nelle persone
dislessiche che parlano lingue alfabetiche. Di conseguenza, alcuni
ragazzi e ragazze fanno fatica a ricordare il significato di un
carattere o di una frase perfino se sanno riconoscerli e leggerli,
alcuni saltano le parole mentre leggono, altri confondono diverse parti
del carattere e altri ancora scrivono un unico carattere come se fossero
due. Spesso ci mettono molto più tempo dei coetanei a finire i compiti o
gli esami, ma questo è un fattore che non viene preso in considerazione
in molte scuole cinesi. Quando a Xiaogu è stata diagnosticata la
dislessia, Su non si è sentita sollevata di sapere finalmente qual era
il problema, ma in ansia per il futuro del figlio, affetto da un
disturbo dell’apprendimento che non è riconosciuto dal sistema
d’istruzione nazionale. “Sono rimasta terribilmente delusa”, racconta.
“Perché il mio bambino deve soffrire in questo modo?”.
Liang
Yueyi, un’insegnante del centro Weining, dice che anche se in una
metropoli avanzata come Shenzhen si conosce la dislessia molto di più
rispetto alle altre città cinesi, più del 75 per cento degli abitanti
non ne ha mai sentito parlare. Quando in un sondaggio è stato chiesto
cosa significa il termine “dislessia”, alcuni intervistati hanno
risposto che indica le persone senza mani. Altri ne avevano sentito
parlare, ma pensavano che riguardasse solo chi usa le lingue
alfabetiche. I ricercatori hanno commesso lo stesso errore per decenni.
La dislessia è studiata in Europa dalla fine dell’ottocento, ma fino
agli anni ottanta del secolo scorso gli esperti credevano che non
riguardasse i madrelingua cinese e fino alla fine degli anni novanta il
problema non ha suscitato particolare interesse tra i ricercatori
cinesi. Non ci sono conferme che i quattro geni coinvolti nella
dislessia nelle persone che parlano lingue alfabetiche siano tra i
fattori determinanti di questo disturbo per i cinesi. Gli scienziati
hanno invece individuato altri due geni che potrebbero avere un ruolo.
Ma lo studio della dislessia in Cina ha ancora molta strada da fare, e i
finanziamenti sono pochi, dice Tan. Isole felici
La situazione è
diversa a Hong Kong e Taiwan, che hanno approvato leggi e normative
sulla dislessia. A Hong Kong, per esempio, l’Ufficio per l’istruzione fa
dei test sulle capacità di apprendimento dei bambini già in prima
elementare. Gli alunni a cui viene diagnosticata la dislessia non solo
ricevono un sostegno finanziario e assistenza specifica durante le
lezioni, ma agli esami hanno a disposizione più tempo e possono contare
su testi con una formattazione particolare e caratteri più grandi e su
programmi informatici che gli leggono le domande. Inoltre possono
ricevere aiuto da molti ospedali e organizzazioni private. Alcuni
studenti dislessici sono arrivati a studiare nelle migliori università:
un traguardo che i genitori di ragazzi con lo stesso problema nel resto
della Cina considerano irraggiungibile. Non ci sono politiche per
sostenere i bambini dislessici. Le ong e i servizi sociali per questi
studenti sono rari anche nelle città ricche come Shanghai, che stanziano
fondi rilevanti per l’istruzione. Certe zone della provincia del
Guangdong, vicino a Hong Kong, sono più avanzate da questo punto di
vista, ma anche qui ci sono meno di dieci organizzazioni che aiutano i
bambini dislessici, e la più grande segue solo poche centinaia di
alunni.
Da quando ha aperto, nel 2010, il centro Weining punta a
sensibilizzare le persone sulla dislessia e collabora con alcune scuole
elementari locali. Wang Lei, il direttore del centro, spiega che in
mancanza di politiche rivolte agli studenti dislessici, tra cui un esame
standardizzato per diagnosticare il disturbo, è difficile convincere le
scuole e i genitori a riconoscere il problema: “I dislessici cinesi
sono un enorme gruppo di persone che hanno bisogno di aiuto, ma sono
invisibili perché nella vita quotidiana sono perfettamente normali”. Si
potrebbe chiedere più tempo per gli esami o testi con una formattazione
speciale come a Hong Kong solo se i dipartimenti locali per l’istruzione
dedicassero politiche o quanto meno la loro attenzione al problema.
Anche certi genitori rimangono scettici e si rifiutano di accettare che i
figli abbiano una disabilità. “Perino dopo che ai bambini viene
diagnosticata la dislessia dal nostro centro, alcuni genitori non
riescono a convincersi che leggere e scrivere possano essere qualcosa di
difficile da fare”, dice Wang. Secondo gli esperti la gravità del
disturbo potrebbe aumentare con la diffusione dei dispositivi
elettronici che sempre più spesso sostituiscono carta e inchiostro. I
ricercatori hanno scoperto una correlazione negativa tra il tempo che
gli studenti passano sui dispositivi e la rapidità con cui si sviluppa
la capacità di leggere e scrivere. La ricerca di Tan ha anche accertato
che per scrivere un testo ricorrere al pinyin, il sistema ufficiale di
trascrizione alfabetica della lingua cinese usato nella parte
continentale del paese, invece di tracciare i caratteri a mano ha un
impatto negativo sulla capacità di lettura degli studenti. Un bambino
che frequenta la scuola del centro Weining dice che qui è molto più
felice: la sua maestra non gli diceva mai bravo e non lo incoraggiava
mai, spiega, ma lo rimproverava duramente quando sbagliava. Cao Wenying
ha un figlio di undici anni dislessico e racconta che nella classe di
suo figlio gli insegnanti avevano l’abitudine di offrire la pizza agli
studenti migliori. Questo causava ansia e frustrazione in chi aveva
risultati mediocri. Liang, l’insegnante del centro Weining, ricorda di
aver visto studenti così frustrati da sbattere la testa contro il muro.
Per il figlio di Cao il cambiamento maggiore dopo aver frequentato le
lezioni del centro Weining non è stato nei risultati dei test, ma
nell’atteggiamento. In classe stava sempre zitto e aveva pochi amici. Ma
una volta diagnosticata la dislessia, non era più “lo stupido” della
classe, e ha ritrovato fiducia in se stesso. Cao ha anche smesso di
spingere il figlio a imparare a leggere e scrivere bene e ha cominciato a
leggere con lui le sue storie preferite ogni sera: “Ora è molto più
felice e chiacchierone di prima”. Su ha avuto un’esperienza molto
simile. Anche se la diagnosi l’ha sconvolta, ora passa almeno mezz’ora
al giorno ad aiutare il figlio a memorizzare i caratteri secondo il
metodo che ha imparato al centro Weining. Ha perfino convinto la maestra
di Xiaogu ad adattare il curriculum per rendere le lezioni più
interattive e coinvolgenti. Dice che il bambino ha cominciato a
partecipare molto più attivamente, e i suoi risultati ora sono nella
media. Ma la principale preoccupazione dei genitori di studenti
dislessici è il futuro dei figli. Molti temono che non possano avere
successo in un sistema educativo fortemente competitivo e finalizzato
agli esami. Su, che è laureata e fa l’architetta, aveva sempre pensato
che anche Xiaogu avrebbe frequentato l’università. Ora deve fare i conti
con l’eventualità che il figlio possa dover prendere una strada
completamente diversa. “A Shenzhen è difficile perfino essere ammessi
agli istituti professionali”, dice. Ma l’atteggiamento ottimistico e
cordiale di Xiaogu, spera, potrebbe essere il suo punto di forza. “Una
volta pensavamo che i risultati degli esami fossero la cosa più
importante”, dice Su. “Ma, in effetti, quanto conta per il tuo futuro
dare tutte le risposte giuste a un esame? Buona parte delle nostre
conoscenze le dobbiamo alla vita reale, non ai libri. Ora credo che con
la sua personalità possa fare molta strada”.