il manifesto 8.4.18
A Macaluso l’applauso più lungo: «Siamo al dunque»
Sinistra anno zero, l'altro Pd riunito a Roma. Il seminario diventa la giornata della ripartenza
di Daniela Preziosi
ROMA
 «Il Pd è l’unica forza capace di contrastare processi che minacciano la
 democrazia in Italia, ma sarà capace di trovare le ragioni per rimanere
 unito, senza scissioni?». Emanuele Macaluso, classe 24, dirigente 
storico del Pci, direttore dell’Unità, oggi titolare di una seguitissima
 pagina facebook (Em.ma in corsivo) non è mai stato tenero con gli 
scissionisti. Proprio per questo nella sala del centro Congressi Cavour 
scatta l’emozione quando avverte: «Oggi siamo arrivati al dunque». 
Intende il capolinea a cui si trova il Pd, a cui pure non è stato mai 
iscritto. È lui che prende l’applauso più lungo dell’assemblea «Sinistra
 anno zero», organizzata dal giovane Giuseppe Provenzano, vicedirettore 
dello Svimez e orlandiano doc, che ha convocato giovani (e non) delle 
diverse militanze e competenze della sinistra. Doveva essere un 
seminario sulla sconfitta, si è trasformato in una giornata di 
organizzazione della ripartenza a sinistra. A cui sono accorsi Andrea 
Orlando, Gianni Cuperlo, Maurizio Martina, Cesare Damiano, Walter Tocci e
 altri dem di lungo corso, tutti provenienti dall’area della sinistra.
La
 parola «rottamazione» non è nel vocabolario degli interventi. E nessuno
 pensa che Renzi sia l’unico responsabile della sconfitta storica – che 
qui si fa risalire all’ubriacatura anni 90, liquidando però come 
«salottiere» le sinistre che all’epoca avvertivano i rischi della 
globalizzazione – ma certo l’analisi del gruppo dirigente Pd è senza 
appello: «La peggiore classe dirigente. Non perché ci ha fatto perdere 
così tanto, ma perché ci ha lasciato così poco da cui ripartire», 
scandisce Provenzano in apertura. Serve una nuova generazione. Orlando 
si mette a disposizione: «Non si tratta di rottamare ma di costruire una
 nuova classe dirigente su un nuovo asse politico culturale». Ci sono 
anche alcuni compagni separati di Leu: «Dobbiamo tornare a ragionare 
insieme», dice Alfredo D’Attorre. Ma non è il caso di illudersi, avverte
 ancora Orlando: il voto dice che «è finito il centrosinistra. Dobbiamo 
capire quali sono gli strumenti che ci servono in questa fase nuova».
 
