il manifesto 5.4.18
Facebookgate: Cambridge Analytica ha violato i dati di 87 milioni di persone, non di 50
Capitalismo
delle piattaforme. Nuove rivelazioni sul caso che fa tremare il social
network. La "violazione" è molto più grande di quanto fino a oggi
conosciuto. Lo sostiene Mike Schroepfer, Chief Technology Officer di
Facebook in un post dove assicura che si sta cercando un rimedio. Ma il
fondatore Zuckerberg ha già riconosciuto la difficoltà dell'impresa. Il
Ceo sarà ascoltato l'11 aprile dalla Congresso americano
di Roberto Ciccarelli
“In
totale, riteniamo che le informazioni di Facebook condivise in modo
improprio con Cambridge Analytica possano avere raggiunto un massimo di
87 milioni di persone – per lo più negli Stati Uniti”.
Lo ha
scritto Mike Schroepfer, Chief Technology Officer di Facebook,
nell’ultimo paragrafo di un post dove ha anche fornito aggiornamenti
sulle modifiche che Facebook sta apportando per proteggere le
informazioni degli utenti.
Dunque, non cinquanta milioni, ma 37
milioni in più: 87. Un dato clamoroso che permette di comprendere la
vastità, e la gravità, della violazione del sistema della piattaforma
organizzata dal team di Cambridge Analytica in vista dell’elezione a
presidente degli stati uniti di Donald Trump.
Tutto è iniziato nel
2014 quando Alexander Kogan, ricercatore a Cambridge e a San
Pietroburgo, ha creato l’app «This is your digital life» con la quale ha
reclutato 270 mila utenti secondo le modalità note su mercati digitali
come «Amazon Mechanical Turk». In cambio di 3/4 dollari (e 800 mila
dollari di budget) queste persone hanno risposto a un quiz sulla
personalità. Fondi messi a disposizione da un’azienda per cui Kogan ha
lavorato: la Strategic Communication Laboratories. Cambridge Analytica,
diretta fino a qualche giorno fa Alexander Nix poi dimissionato, è una
sua costola. L’azione contestata è questa: Dai dati prodotti dalla forza
lavoro di 270 mila persone si è risaliti ai loro «amici» su Facebook. E
si è realizzato il «raccolto» di 50 milioni di profili, sostiene il
«whistleblower» Christopher Wylie che, in realtà, in un’intervista al
Guardian aveva già parlato di “60 milioni” di profili violati.
Ora,
sono 87. E non è escluso che siano molti di più. Questo «raccolto» è
stato usato per profilare e raggiungere qualcuno di quei 40 mila votanti
nei tre stati americani che hanno permesso a Trump di vincere le
elezioni nel 2016. È la tesi di Mark Turnbull, direttore del ramo
politico della Cambridge Analytica.
Non è solo una questione di
numeri. Il fondatore della piattaforma Mark Zuckerberg ha confessato in
un’intervista al Wall Street Journal: “I dati degli utenti Facebook non
possono essere totalmente al sicuro”. Facebook analizzerà decine di
migliaia di app che hanno collezionato i dati, lo sforzo potrebbe
costare «molti milioni di dollari», ha detto Zuckerberg. «Come ogni
misura precauzionale sulla sicurezza, questa non è una soluzione
antiproiettile. Non è che ogni processo di per sé porta sempre a
scoprire ogni singola cosa» ma fungerà da deterrente per fermare gli
sviluppatori dal «fare cose cattive» e a capire quali dati sono stati
abusati. «Il punto di quello che stiamo cercando di fare è rendere molto
più difficile per chiunque abusare dei dati».
Una richiesta difficile perché una piattaforma pubblicitaria come facebook è fondata sullo scambio dei dati.
L’11
aprile Zuckerberg sarà ascoltato dalla commissione per il commercio e
l’energia della Camera degli Stati Uniti. I parlamentari Greg Walden e
Frank Pallone, rispettivamente presidente e membro della commissione,
hanno affermato che l’udienza “sara’ un’occasione importante per far
luce sulle critiche questioni sulla privacy dei dati dei consumatori e
aiutare tutti gli americani a capire meglio cosa succede alle loro
informazioni personali online”.
Facebook sta lavorando per
estendere solo lo “spirito” del nuovo regolamento generale europeo sulla
protezione dei dati, noto come Gdpr, anche ai suoi utenti di altre
parti del mondo. Tuttavia, le indicazioni europee non diverranno lo
standard per il resto del globo, ha dichiarato Mark Zuckerberg ieri alla
Reuters. Questo significa che gli utenti extraeuropei, a partire dagli
americani, godranno di diritti e salvaguardie ridotte da parte della
piattaforma. Il nuovo regolamento europeo sulla privacy – che stabilisce
una serie di importanti protezioni per gli utenti – sarà applicato a
partire dal prossimo 25 maggio. Apple ha dichiarato di essere pronta ad
estendere gli stessi diritti previsti per gli europei agli utenti di
altre parti del mondo. Facebook non sembra invece essere disponibile.