il manifesto 15.4.18
Sanders e i democratici schierati contro lo strike di Trump & soci
American
Psyco. L’intervento sarebbe stato limitato da Mattis per mancanza di un
piano su come proseguire la guerra. Il capo del Pentagono avrebbe
rintuzzato i falchi Trump, Bolton e Halley
di Marina Catucci
NEW
YORK Missione compiuta, «mission accomplished», così ha twittato Trump
la mattina seguente il raid in Siria, citando – forse inconsapevolmente –
la sfortunata affermazione fatta da Bush jr del 2003, per annunciare al
suo esercito e al mondo la fine delle operazioni militari relative
all’invasione dell’Iraq, tutt’ora in corso.
Sull’opportunità di
sferrare questo attacco sono in molti ad avere dei dubbi, e più di tutti
il senatore del Vermont Bernie Sanders, il primo a parlare proprio
mentre i missili si dirigevano verso la Siria, portandolo a scrivere su
Twitter: «È il Congresso, non il presidente, che ha la responsabilità
costituzionale di fare la guerra. La comunità internazionale deve
sostenere il divieto dell’uso di armi chimiche, ma non è chiaro come gli
attacchi illegali e non autorizzati di Trump sulla Siria raggiungano
questo obiettivo».
Dopo 17 anni di guerra in Afghanistan e 15 anni
di guerra in Iraq, il Medio Oriente ha bisogno di una strategia
politica di pace, non più interventi militari americani, ha continuato
Sanders interrogato dai giornalisti, e a pensarla come lui sono in molti
nel partito democratico, come la ben più moderata leader democratica
Nancy Pelosi per la quale «una notte di attacchi aerei non può
sostituire una strategia coerente», o la senatrice del Massachusetts
Elizabeth Warren, che ha chiesto a Trump di fornire «la sua linea
strategica completa con obiettivi chiari e un piano per raggiungerli»;
richiesta simile è arrivata anche dal senatore del New Jersey Cory
Booker, e anche dalle file repubblicane, pur senza condanna verso
l’attacco, si notano prese di distanza, come quella di John McCain che
ha chiesto a Trump di rendere pubblico il piano complessivo
dell’intervento in Siria.Che non ci sia un piano complessivo, lo si
intuiva già durante la conferenza stampa notturna del Segretario della
Difesa James Mattis, nel suo sottolineare che quello appena accaduto era
un evento isolato.
Per l’analista della Cnn Jim Sciutto, dalle
dichiarazioni a caldo, trapelerebbe che Mattis abbia vinto il dibattito
tra lui e Trump, il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale Bolton e
l’ambasciatrice Usa all’Onu Halley, nel far prevalere la linea di un
intervento limitato in Siria che, secondo il New York Times è stato
contenuto in modo calcolato, per evitare di provocare rappresaglie di
Russia e Iran.
Al di là delle scelte su come operare in Siria, le
motivazioni della decisione in sé riguardo questo attacco sono sembrate
sospette, o quanto meno si è notato come sia arrivato a proposito,
questo raid, per agitare un po’ le acque che stavano intorpidendosi
davvero troppo intorno al presidente Usa. Sono stati riproposti vecchi
twit del privato cittadino Trump che nel 2013 criticava le decisioni di
Obama di intervenire in Siria invece che occuparsi dei problemi
americani, mentre nel 2012 The Donald aveva scritto: «Ora che i dati sul
gradimento di Obama sono in tilt, aspettate che lanci un raid in Libia o
in Iran, in quanto è disperato». Poche ore prima che cominciasse lo
strike, anche le notizie per Trump erano tutt’altro che buone.
Tutti
i media americani riportavano infatti la notizia per cui il procuratore
speciale Mueller ha dimostrato che l’avvocato personale di Trump,
Michael Cohen – descritto più che come avvocato come fixer,
l’aggiustatore Mr Wolfe in Pulp Fiction – nel 2016 sarebbe stato a Praga
per un incontro con dei russi vicini al presidente Putin, così come si
legge nel dossier dell’ex agente dei servizi segreti britannico
Christopher Steele. Lo stesso Cohen avrebbe a fine 2017 negoziato un
accordo da 1,6 milioni di dollari con un ex modella di Playboy per conto
di un importante fundraiser repubblicano che l’aveva messa incinta,
così come l’accordo con la pornostar Stormy Daniels per comprarne il
silenzio riguardo la sua relazione sessuale con Trump.