il manifesto 14.4.18
La Germania «scopre» i nazisti nell’esercito
Caserme
nere. Svastiche, «Heil Hitler» e canti Ss: esaminati 431 casi nelle
forze armate tedesche. La ministra della Difesa: «Tolleranza zero»
di Sebastiano Canetta
BERLINO
Caserme nere: l’esercito di nazisti incistato nelle forze armate
tedesche. Mezzo migliaio di militari di carriera che hanno giurato
fedeltà alla Bundesrepublik ma rimangono fedeli solo agli ideali del
Terzo Reich. Soldati in servizio armato, operativi ogni giorno nelle
basi in Germania quanto nella cornice delle missioni Nato in Afghanistan
o Africa e sul fronte del reclutamento come provano i 23 nuovi
arruolati dall’inizio dell’anno.
Camerati con la doppia divisa,
che si raccontano senza segreti ma giusto ai microfoni nascosti piazzati
dal Mad (il servizio d’intelligence militare) e solo grazie a
un’interrogazione parlamentare della Linke. «Abbiamo solamente bisogno
di fare il vaccino contro la febbre gialla, poi andiamo in Mali e
spariamo in testa ai negri» è la più sintomatica delle intercettazioni
all’attenzione del Bundestag.
È il primo caso politico della
legislatura per la ministra della Difesa Ursula Von der Leyen (Cdu)
appena riconfermata dalla cancelliera Angela Merkel. Ed è anche il
«solito» vecchio problema della mancata epurazione del nazismo, che a
Berlino non si risolve neppure dopo aver ascoltato le registrazioni
degli altri 431 eventi analoghi ammessi ufficialmente dal governo.
In
attesa che «chi esibisce la svastica venga buttato fuori
dall’esercito», come pretende la deputata Linke Ulla Jelpke, vale la
pena di scorrere l’istantanea dell’ultimo cunicolo del verminaio nero
illuminato dalla recente indagine degli agenti del Mad. Saltano agli
occhi le bandiere rosse con la croce uncinata appese alle pareti dei
dormitori, si può ascoltare il nazirock in libera uscita dalle radio di
ufficiali e graduati, si registrano i video postati sul web dalla
caserma scanditi da «Heil Hitler» e dai canti delle SS, come quello
rimbalzato sui media locali.
È la Bundeswehr in formato Wermacht
sfuggita al controllo della Grande coalizione che ha governato
nell’ultimo lustro, scappata letteralmente di mano ai vertici delle
forze armate incapaci anche solo di rallentare il fenomeno: solo l’anno
scorso sono venuti a galla 289 nuovi casi della «palude bruna»
denunciata dalla Linke in Parlamento. Tolleranza zero è l’ennesima
richiesta alla ministra Von der Leyen, che dovrebbe smettere di
«chiudere un occhio e agire, invece, per asciugare il pantano nero tra
le truppe» riassume Jelpke, delegata agli Interni.
«Fino a oggi
c’è stata troppa indulgenza da parte dei comandanti delle caserme nei
confronti di chi dispone di un’arma da fuoco: sia con i nazisti che con i
Reichsbürger» (gli estremisti di destra che non riconoscono la
Repubblica federale).
La verità è che «le forze armate in Germania
hanno un problema con la destra» fa notare la Linke; una vera e propria
patologia squadernata nei faldoni con le intercettazioni telefoniche
infarcite di battute xenofobe e considerazioni oltre i limiti della
legge. Malattia apparentemente incurabile, come prova il nulla di fatto
seguito alla passata denuncia della galassia neo-nazista infiltrata
nell’esercito (raccontata lo scorso novembre dal manifesto) emersa con
l’«Informativa sulle attività anti-costituzionali nelle forze armate»
allegata alla risposta del governo Merkel all’interrogazione dei Verdi.
Appena
qualche mese prima era scoppiato il clamoroso scandalo del tenente
Franco Albrecht, aggregato nel 2009 all’Accademia militare francese di
Saint Cyr dove si era diplomato con una tesi sulla «strategia di
cambiamento politico e sovversione» prima di spacciarsi per rifugiato
siriano in un centro-profughi dell’Assia. Faceva il paio con la tecnica
della «False-Flag», gli attentati con falsa rivendicazione per far
ricadere la responsabilità sui rifugiati, pianificati a inizio maggio da
Maximilian T., di stanza proprio allo stesso reparto Albrecht a
Strasburgo. Secondo la procura di Karlsruhe «preparava il piano per un
attacco alla sicurezza nazionale in nome dell’ideologia di estrema
destra». All’epoca nell’alloggio del soldato neo-nazista spuntò perfino
la lista dettagliata dei target istituzionali: dal ministro
socialdemocratico della giustizia all’ex presidente della Repubblica.
Solo in quel momento la ministra Von der Leyen si convinse a ordinare
l’immediata perquisizione delle caserme nei 16 Land, denunciando in
parallelo l’«inattività» dei vertici dell’esercito. Da allora non è
cambiato niente.