sabato 14 aprile 2018

il manifesto 14.4.18
Corbyn attacca May: «Prende ordini da Trump»
Labour pacifista. «Londra dovrebbe spingere per un’inchiesta indipendente guidata dall’Onu»
di Leonardo Clausi


LONDRA Nel coro anglo-franco-americano di voci bianche (nell’altro senso) che minaccia un attacco missilistico contro il regime di Assad per punirne l’uso di armi chimiche a Douma col rischio di scatenare così la terza guerra mondiale mentre si è già in piena «seconda» guerra fredda, c’è una voce stonata: è quella di Jeremy Corbyn.
IL LEADER LABOUR ha accusato ieri il governo britannico guidato da Theresa May di «attendere istruzioni» da Donald Trump. «Ma l’amministrazione Usa sta dando allarmanti segnali contradditori», ha poi aggiunto, forse uno dei pochi dati di fatto in mezzo a un guazzabuglio di accuse e contro-accuse dove l’oggettività ha ormai da lungo tempo ceduto il posto alla propaganda. «Altri bombardamenti, altri morti, un’altra guerra non salveranno vite – ha detto Corbyn – faranno solo altre vittime, spargeranno solo la guerra altrove. Londra dovrebbe spingere per un’inchiesta indipendente guidata dall’Onu sull’orrendo attacco con armi chimiche dello scorso fine settimana, così da portare a giudizio i responsabili».
LO STESSO CORBYN, che propende per una soluzione politica, in un’intervista rilasciata alla Bbc ha elencato i rischi di una degenerazione del conflitto: «Cosa succederebbe se gli americani abbattessero un aereo russo o viceversa? Sembra che all’Onu ci sia preoccupazione riguardo una possibile escalation: ebbene, preoccupati dovremmo esserlo tutti. C’è il rischio di una guerra russo-americana nei cieli della Siria». Entrambe le superpotenze «hanno enormi forze e capacità militari: è il momento che tutte e due si rendano conto che devono fermarsi nell’interesse di tutti ed esercitare sui rispettivi alleati nella regione, e fuori, tutta la pressione di cui sono capaci e, nel caso russo, sul governo siriano».
Corbyn è il secondo leader nella storia del Labour a non fare la claque a Washington (il primo fu Harold Wilson durante la guerra del Vietnam) e a muoversi in simbiosi con i Tories in questioni di politica estera e interventi militari. Le sue dichiarazioni giungono a caldo dopo la riunione in cui Theresa May ha ricevuto il benestare del proprio governo sulla necessità di rispondere all’uso di armi chimiche e che questo «non può rimanere impunito». Salvo poi non aggiungere altro, in linea con le oscillazioni via Twitter della politica estera americana.
I RISCHI SONO CHIARI anche ad alcuni deputati conservatori non allineati con il governo sulla questione Siria e che si sono uniti ai laburisti nell’invocare un dibattito parlamentare su possibili iniziative militari britanniche a fianco degli americani e dei francesi. Per via della cosiddetta prerogativa reale, la premier avrebbe la possibilità di far entrare il Paese in guerra senza consultare il Parlamento, ma dopo l’invasione illegale dell’Iraq nel 2003 by Bush & Blair si è giunti a più miti consigli. Il voto parlamentare così informalmente reintrodotto ha consentito di impedire a David Cameron intervenire sempre in Siria, cinque anni fa.