il manifesto 13.4.18
Un canale al centro del mondo, storia e leggenda di Suez
L'esposizione
 all’Institut du Monde Arabe di Parigi fino al 5 agosto. Storia, 
economia e cultura sono passati per l’opera che ha unito tre continenti
di Anna Maria Merlo
È
 un’opera umana che, 150 anni fa, ha realizzato un sogno che durava da 
quattromila anni e che ha permesso di unire tre continenti, Asia, Africa
 e Europa. Un punto nevralgico del commercio mondiale, che collega nord e
 sud, est e ovest. E che ha il suo rovescio della medaglia: «lei ha 
indicato il luogo delle grandi battaglie del futuro», disse lo storico 
Ernest Renan ricevendo Ferdinand de Lesseps, il creatore del canale di 
Suez, all’Accadémie française il 23 aprile 1885.
A L’epopea del 
canale di Suez – dai faraoni al XXI secolo, l’Institut du Monde Arabe 
dedica una mostra (fino al 5 agosto, poi sarà a Marsiglia e nel 2019 al 
Cairo, al nuovo Museo delle civiltà), che si apre con il ricordo 
dell’inaugurazione dell’opera, una grande festa internazionale durata 
più giorni nel novembre del 1869, duemila invitati, teste coronate, con 
ospite d’onore l’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III. L’Aida 
commissionata a Verdi non è ancora pronta e l’Opera del Cairo inaugura 
con il Rigoletto il 1° novembre 1869.
Nel 2015, il canale di Suez è
 stato raddoppiato su 72 km. Da qui passano ventimila navi l’anno, che 
trasportano un miliardo di tonnellate di merci, il 14% del trasporto 
mondiale, l’8% del commercio internazionale. Le innovazioni tecniche, la
 filosofia (i Sansimoniani), la geopolitica, le guerre, la 
nazionalizzazione e la guerra coloniale del ’56, la chiusura dopo la 
guerra dei Sei giorni fino al ’75, due anni dopo la guerra del Kippur e 
la fine della presenza delle forze dell’Onu: la storia del canale di 
Suez è un concentrato di quella dell’ultimo secolo e mezzo.
Edouard Riou, «Cerimonia di inaugurazione del Canale di Suez, il 17 novembre 1869, foto © RMN-Grand Palais
L’IDEA
 DI COLLEGARE il Mediterraneo e il Mar Rosso è antichiss ma. Il faraone 
Sesostris III (1878-1762 aC) aveva fatto scavare un passaggio che 
collegava il Mar Rosso al delta del Nilo, una stele attesta che l’opera 
venne conclusa più di mille anni dopo da Dario, imperatore persiano. Poi
 il canale si insabbiava più volte, venne riaperto, distrutto, 
ricostruito. Fino alla chiusura definitiva per ragioni politiche nel 755
 – il califfo Al-Mansur voleva soffocare economicamente Medina. Sono i 
veneziani a ripensare il progetto nel XVI secolo, per contrattaccare la 
concorrenza dei portoghesi nel commercio con l’oriente, dopo la nuova 
rotta aperta nel 1498 da Vasco de Gama attraverso il capo di Buona 
Speranza.
IL PROGETTO di Venezia non va in porto. Dopo la 
sconfitta ottomana a Lepanto, la Francia sembra essere interessata. A 
Richelieu viene sottoposto un piano. La storia accelera con Napoleone, 
che nel 1798 sbarca in Egitto. Napoleone gioca tutte le carte, cerca 
anche di convincere lo zar Paolo I, ma la Gran Bretagna reagisce: gli 
inglesi sbarcano a Alessandria e Suez (e poco dopo lo zar è sgozzato a 
San Pietroburgo).
IL «LETTO NUZIALE» destinato a «conciliare» 
oriente e occidente, caro ai Sansimoniani, prende corpo nel 1854. Il 
viceré Said Pacha ne decide la realizzazione e la affida al diplomatico e
 uomo d’affari francese di fede sansimoniana, Ferdinand de Lesseps, 
contro la Gran Bretagna e l’Impero ottomano.
Inizia la grande saga
 finanziaria della Compagnie universelle du Canal maritime de Suez di 
Lesseps: 21mila azionisti francesi, il 44% del capitale all’Egitto. 
Dieci anni di lavori, dal 1859 al 1869, migliaia di egiziani obbligati 
ai lavori forzati, molte morti che solleveranno l’indignazione 
internazionale. Dal 1864, il cantiere è così forzato a modernizzarsi, 
con macchine a vapore, draghe, enormi innovazioni tecniche che 
rivoluzionano per sempre i lavori pubblici.
LO SCULTORE Auguste 
Bartholdi nel 1867 propone un faro, con una gigantesca figura di 
egiziana che tiene in mano una torcia, l’idea non viene accettata e 
Bartholdi la riciclerà per il centenario dell’indipendenza degli Stati 
uniti: è la Statua della Libertà, regalo della Francia agli Usa, che 
ancora oggi è al largo di New York.
Per l’Egitto è un disastro 
finanziario: gli inglesi ne approfittano, nel 1875 sono già i primi 
azionisti della Compagnia, obbligano Ismail a vendere (cento milioni di 
franchi, che in trent’anni saranno rivalutati a ottocento milioni) e nel
 1882 Londra prende il controllo del canale. Nel 1888, la convezione di 
Costantinopoli, ne stabilisce però la neutralità: «libero e aperto, in 
tempo di guerra come in tempo di pace».
LE GUERRE, PERÒ, 
interferiscono: dal 1940 al ’45, il canale è chiuso per i non alleati 
della Gran Bretagna. La tutela britannica finisce nel ’56, quando Nasser
 lo nazionalizza. La risposta di Gran Bretagna, Francia e Israele è un 
fiasco diplomatico e militare (ma non finanziario per Londra, che fa 
rimborsare la Compagnia dall’Egitto per l’interruzione anticipata della 
concessione, che avrebbe dovuto durare fino al ’68). Il canale verrà 
chiuso per 8 anni dopo la guerra del Sei giorni (’67) e quella del 
Kippur (’73). Oggi, rappresenta il 20% del budget dello stato egiziano.
 
