Il Fatto 7.4.18
Ora Alitalia vola con i soldi che deve ai suoi dipendenti
La
denuncia - La compagnia non versa o versa poco al fondo di solidarietà
pagato dai passeggeri. Risultato? Meno cassa integrazione per gli
addetti
di Daniele Martini
“Non abbiamo toccato i 900
milioni di euro di prestito che il governo aveva concesso un anno fa
all’Alitalia”, ripetono i tre commissari straordinari della compagnia,
Luigi Gubitosi, Stefano Paleari ed Enrico Laghi, volendo suggerire che
sono bravi e meritano gli applausi. Forse hanno ragione, anche se
bisogna credere sulla parola a quel che dicono perché le informazioni
ufficiali da Fiumicino al momento latitano e non c’è alcuna
documentazione contabile a supporto di affermazioni del genere.
Di
sicuro Alitalia in questi mesi si è di fatto finanziata con i soldi dei
dipendenti, gli oltre 10 mila addetti in cassa integrazione a rotazione
e i 300 a zero ore (giovedì la durata della Cassa è stata prorogato di
altri 6 mesi). È paradossale, ma è così. Ogni mese molti lavoratori
Alitalia riscuotono meno di ciò che per legge dovrebbero percepire. Nel
frattempo Alitalia non versa o versa a spizzichi e con estremo ritardo
ciò che dovrebbe dare a un Fondo di solidarietà del trasporto aereo,
istituito a suo tempo proprio per accrescere gli importi della cassa
integrazione normale. Non si tratta di spiccioli, ma di cifre nel
complesso rilevanti: da almeno 36 milioni di euro secondo i calcoli più
prudenti fino a oltre 70 da maggio a dicembre 2017, senza contare i tre
mesi dell’anno in corso.
Tra i diretti interessati tutti conoscono
quest’andazzo, dall’Inps ai ministeri dei Trasporti e dell’Economia,
fino all’Enac, l’Ente dell’aviazione civile: tutti informati in via
ufficiale della vistosa anomalia. Anche i sindacati sono ovviamente al
corrente del trattamento riservato ai lavoratori, ma si voltano
dall’altra parte, come dovessero rispettare un tacito accordo. Solo il
Cub-Confederazione unitaria di base dei Trasporti di Antonio Amoroso sta
rompendo il circolo vizioso del silenzio con un esposto di 6 pagine
all’Ispettorato del lavoro di Roma e alla Procura della Repubblica di
Civitavecchia, competente per territorio sulle vicende dell’azienda
aerea di Fiumicino.
Il dirigente sindacale chiede all’autorità
giudiziaria di “accertare e valutare se nel comportamento dei commissari
e dei dirigenti Alitalia sia riscontrabile un’ipotesi di responsabilità
contabile ovvero di peculato d’uso nell’ipotesi di accertato uso
momentaneo e/o di mancato riversamento tempestivo del denaro pubblico”.
Sentita
dal Fatto, Alitalia riconosce che “con l’apertura dell’amministrazione
straordinaria il processo di pagamento ha subito un iniziale,
fisiologico, rallentamento che tuttavia” sarebbe “ormai superato e i
pagamenti in corso”.
Il Fondo di solidarietà del trasporto aereo è
costituito presso l’Inps e alimentato in piccola parte da un contributo
pagato dai datori di lavoro (0,375 per cento), dai lavoratori (0,125
per cento), e in misura preponderante con la cosiddetta addizionale
comunale sui diritti di imbarco pagata dai passeggeri in partenza dagli
aeroporti italiani. Funziona così: il passeggero acquista il biglietto
di una compagnia, non solo Alitalia, ma pure Ryanair, Lufthansa
eccetera, e una parte del prezzo viene versata dalla compagnia stessa al
gestore dell’aeroporto che a sua volta la gira in qualità di semplice
agente contabile al Fondo di solidarietà e in parte minore ai comuni
sede di aeroporto e ai vigili del fuoco.
Istituito dalla legge
finanziaria del 2004 il Fondo è stato ritoccato una decina di volte nel
corso del tempo, 14 anni fa l’addizionale era di appena 1 euro, oggi è
di 6,5 euro in tutti gli aeroporti italiani e 7,5 euro a Fiumicino e
Ciampino. Al Fondo vanno 5 euro a biglietto negli scali nazionali e 6,5
euro in quelli romani.
Come riportato anche dall’agenzia
specializzata Avionews, Alitalia da tempo non è in regola: o non versa
del tutto o versa con estremo ritardo, ben oltre i tre mesi di dilazione
consentiti dalle norme. La vicenda dei pagamenti irregolari di Alitalia
fu rivelata dal Fattoquotidiano.it il 25 maggio di un anno fa. Il sito
online del nostro giornale scrisse che Alitalia non stava pagando i
diritti di imbarco in numerosi aeroporti italiani e che i gestori di
questi ultimi minacciavano di bloccare sulle piste gli aerei della
compagnia italiana. Il 2 luglio Alitalia comunicò agli aeroporti che
avrebbe pagato e così è stato, dai versamenti ha escluso però le
addizionali comunali, cioè soprattutto i soldi per il Fondo di
solidarietà.
Prima della fine dell’anno la maggior parte dei
gestori aeroportuali ha segnalato ufficialmente l’anomalia a tutti i
diretti interessati, dall’Inps fino ai ministeri. Ma poco o niente è
cambiato.